A qualcuno piace brutto

Una città che, seppur mostri segni di miglioramento, non perde mai l’occasione di perdere un’occasione.

Dopo tanti anni ce l’abbiamo fatta, è successo che Gugliotta ha citato se stesso! 
In alto la conclusione dell’editoriale Blu scompare da Bologna. Cosa è rimasto a Messina? pubblicato nell’aprile del 2016 dove denunciavamo le condizioni in cui verteva il meraviglioso murale di via Alessio Valore, vilipeso dal primo impunito che passa. Nonostante l’amministrazione Accorinti avesse speso parole rassicuranti nulla è cambiato, anzi, la situazione è degenerata. Nel settembre 2013 l’allora assessore Sergio Todesco, con un comunicato stampa sottolineava come l’amministrazione comunale intendesse “adottare misure volte alla valorizzazione dell’edificio in oggetto” con tanto di collocazione di segnaletica illustrativa, esecuzione di lavori di pulitura, manutenzione dei manufatti. A questo comunicato seguì un sopralluogo della Soprintendenza dei beni culturali, ma niente e nessuno ha impedito che il murales, alla fine del 2014, venisse brutalmente vandalizzato. Un atto vile ed imbecille a cui sono seguite solo le parole dell’assessore Tonino Perna, fiducioso riguardo la possibilità di recuperarlo. In occasione dello Street art tour ci eravamo anche premurati di consegnare all’ex consigliere comunale Lucy Fenech una copia cartacea del sopracitato editoriale, perchè potesse essere uno sprono a riqualificare un’opera di rilevanza internazionale lasciata a se stessa. Niente da fare. Oggi il dono del writer BLU alla nostra comunità è in queste condizioni:

©GiuliaGreco – Mercato Ittico, Messina, 2019
©GiuliaGreco – Mercato Ittico, Messina, 2019
©GiuliaGreco – Mercato Ittico, Messina, 2019
©GiuliaGreco – Mercato Ittico, Messina, 2019

Come si può “apprezzare” il murales è completamente irriconoscibile rispetto al 2016

©GiuliaGreco – Mercato Ittico, Messina, 2016

E nel frattempo, come se non bastasse, l’attuale amministrazione lo ha letteralmente ignorato piazzandoci davanti un parcheggio a strisce blu assieme al mercato domenicale

©GiuliaGreco – Mercato Ittico, Messina, 2019

Messina non è certamente una città d’esempio in Europa per quel che riguarda la sensibilità artistica, ma gli atti di vandalismo oramai sono all’ordine del giorno. Esclusi i casi (vergognosi) del vilipendio al monumento ai caduti nei pressi della Fiera e dei danni al pianoforte in Galleria Vittorio Emanuele, gli atti vandalici più rilevanti negli ultimi mesi hanno sempre avuto come oggetto elementi dell’arte urbana. La prima settimana di gennaio Elisabetta Reale sulla Gazzetta ed il Mezzo TG di Todo Modo hanno portato agli onori di cronaca lo scempio al murale dello stabilimento della Miscela D’Oro, atto compiuto con un movente di matrice xenofoba.

messina.gazzettadelsud.it

Più recenti invece sono gli esempi di miopia per l’arte di questa amministrazione comunale: i fatti di via Maregrosso. Un quartiere di rara bruttezza, dal quale convenzionalmente facciamo iniziare la zona sud di Messina, famoso perché dimora di due locali di successo come il Retronouveau e l’Officina, che in realtà avrebbe anche altro da offrire. Esiste infatti una costruzione particolare, una architettura spontanea che per tutti risponde al nome de La Casa del Puparo

Giovanni Cammarata già Cavalier Cammarata, è stato un muratore e veterano di guerra che trasferitosi a Maregrosso ha deciso di abbellire la sua baracca, costruendo un esempio mirabile di arte del riciclo, che per i posteri dovrebbe essere qualcosa di più. Uno fra tutti a pensare che Casa Cammarata sia più di un semplice esperimento è il Prof. Pier Paolo Zampieri, docente di Sociologia urbana ed esperto di Outsider art, che da anni è impegnato nella riqualificazione della via Maregrosso a partire dall’eredita lasciata dal Cavaliere. Uno dei progetti meglio riusciti è la Via Belle Arti, immaginata da Cammarata per soppiantare il degrado di cui siamo ancora oggi testimoni. Tramite concorso, ogni anno vengono chiamati artisti ad impreziosire le pareti della via su cui sorge la casa del puparo, dando di fatto una chance alla comunità di Maregrosso. Purtoppo il desiderio di riabilitazione sociale non è nelle corde di tutti gli uomini e così la casa è stata in parte abbattuta nel 2007 nella realizzazione di un primo centro commerciale ed oggi, nel giubilo degli autoctoni per l’apertura di un secondo centro, la costruzione si trova in queste condizioni:

Anche peggio è andata ad una delle opere realizzate per il progetto di Via Belle Arti dall’artista messinese Giuseppe Raffaele, autore del Pesce Spada infiocinato in fil di ferro, che non è stato tutelato nel rifacimento del marciapiede della via, la quale ora rischia di rimanere priva della sua arte.

normanno.com

In una città a cui serve disperatamente la bellezza esistono altri esempi di anticorpi al degrado, come i ragazzi di PuliAmo Messina che in questi giorni hanno terminato il ciclo di incontri aperti alla cittadinanza Messina arcana. Grazie alla buona ruscita dell’evento sono addirittura riusciti a raccogliere quasi duemila euro per l’illuminazione artistica della fontana di Nettuno.

Qualcuno diceva “non ci resta che piangere“, forse. Intanto, facendosi strada tra le macchine e le buche sull’asfalto, si può entrare nel nuovo centro commerciale Maregrosso, salire su per la scale mobili, prendersi un bel caffè al bar del secondo piano, uscire sul terrazino ed ammirare il panorama.

Alessio Gugliotta

 

Riparare il cuore dopo un infarto: è possibile grazie ai microRNA

Ogni anno, in Italia, si verificano circa 120 mila casi di infarto miocardico acuto, il classico “attacco di cuore”. La mortalità per questo evento si aggira mediamente intorno all’11%, percentuale più bassa che in passato ma ancora molto preoccupante: si tratta della prima causa di morte nei Paesi occidentali.  

L’infarto miocardico acuto è dovuto ad una ostruzione delle arterie coronarie che impedisce il trasporto di ossigeno e nutrienti alle cellule causandone la morte. Si stima che in corso di infarto possano essere perse da 1 a 4 miliardi di cellule cardiache che, a differenza di altre, non possono rigenerarsi e vengono sostituite da tessuto cicatriziale. 
L’esito è quindi una perdita permanente della capacità contrattile del cuore che predispone a una lunga serie di complicanze, anche dopo l’evento acuto, prima fra tutte lo scompenso cardiaco. 

Rigenerare il tessuto cardiaco è quindi l’obiettivo principale per migliorare la funzionalità cardiaca e prevenire ulteriori rischi. Per farlo, un team guidato da ricercatori italiani dell’Icgeb (Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia) di Trieste e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha utilizzato la terapia genica. I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature. 

L’idea nasce dall’osservazione che molte specie animali come pesci e salamandre, in caso di danno muscolare, producono specifici microRNA (miRNA), piccole porzioni di RNA a singolo filamento capaci di modulare l’attività di alcuni geni. Diversi studi hanno dimostrato, ad esempio, che nel modello animale di Zebrafish alcuni miRNA portano alla riparazione del cuore danneggiato dall’infarto. Altre ricerche hanno perfino rivelato che alcuni miRNA umani possono stimolare la rigenerazione delle cellule cardiache nel topo infartuato. Ciò però non accade fisiologicamente nell’uomo. 

I ricercatori hanno quindi sperimentato se questo meccanismo fosse efficace nel maiale, modello clinicamente rilevante di grande mammifero, con un apparato cardiovascolare molto simile a quello umano. La molecola protagonista dello studio è il microRNA-199a, di origine umana. Per veicolare questa molecola nei miocardiociti dei maiali è stato sfruttato, con tecniche di ingegneria genetica, un particolare virus (virus adeno-associato di tipo 6), dentro il quale è stato trasferito il miRNA
La tecnica prevede poi che il virus, di per sé innocuo, sia inserito nei miocardiociti, dove permette l’azione del miRNA. 

A partire da un gruppo di 25 maiali, in ognuno di essi è stata indotta l’occlusione per 90 minuti di un’arteria coronaria, in modo da generare un infarto; dopo di che, il flusso sanguigno è stato ristabilito. I maiali infartuati sono stati quindi divisi in due gruppi: 

  • Il primo gruppo ha ricevuto il virus vettore del miRNA-199a; 
  • Il secondo gruppo è stato trattato invece con il virus “vuoto” ed è servito come controllo. 
10 minuti dopo la riperfusione, il virus è stato iniettato ai limiti della zona infartuata.

Due giorni dopo la procedura, le dimensioni della massa infartuata sono risultate invariate in entrambi i gruppi. Tuttavia, quattro settimane dopo, al 28° giorno, il tessuto cicatriziale nei maiali trattati con il miRNA si è ridotto di oltre il 50%. Ulteriori esami con risonanza magnetica cardiaca (cMRI) hanno inoltre dimostrato un importante recupero funzionale del cuore, con un incremento sostanziale della gittata cardiaca. 

Per avere ulteriori conferme, i ricercatori hanno studiato i miocardiociti con tecniche di biologia molecolare, e hanno dimostrato la presenza di Ki67 ed altri markers specifici di riparazione e proliferazione. Nell’insieme, questi risultati hanno rimosso ogni dubbio sull’azione rigenerativa mediata dal miRNA-199a tramite la regolazione dell’espressione genica. 
Dato ancor più importante è che le cellule in attiva moltiplicazione hanno mantenuto il contatto reciproco necessario per una corretta contrazione e per la trasmissione dell’impulso elettrico. Inoltre, non è stata rilevata l’espressione di alcuna molecola patologica (come ad esempio la β-miosina fetale, che si ritrova in caso di scompenso cardiaco). 

Questi risultati, anche fin troppo promettenti, sono stati però seguiti dalla morte improvvisa, senza alcun segno premonitore, di gran parte dei maiali trattati. In tutti i casi, dopo circa 7-8 settimane, si sono verificate delle aritmie cardiache fatali.
L’unica spiegazione plausibile a questi eventi è che l’intensa proliferazione dei miocardiociti, non uniforme nell’intero tessuto cardiaco, faciliti la formazione di circuiti di rientro. Si tratta di circuiti elettrici anomali all’interno del cuore che impediscono la trasmissione fisiologica, in un solo senso, dell’impulso elettrico, innescando una sorta di “micro-cortocircuito” che porta ad aritmie o, nei casi più gravi, ad arresto cardiaco. 

Questo effetto a lungo termine, come affermato dagli studiosi, è essenzialmente dose-dipendente, causato dall’impossibilità, attraverso l’iniezione di un virus, di controllare in modo preciso il dosaggio del miRNA. Il passo successivo, già eseguito sui topi, è l’utilizzo dei cosiddetti miRNA mimics, ovvero molecole sintetiche che possono essere dosate ed utilizzate come fossero un vero e proprio farmaco. 

I ricercatori hanno iniziato a testare questa tecnica di somministrazione nei maiali e sono fiduciosi di ottenere i primi risultati entro 6 mesi. Se tutto andrà bene, entro 5 anni potrà essere già conclusa la sperimentazione clinica sull’uomo. 

Davide Arrigo

Bibliografia:

https://www.nature.com/articles/s41586-019-1191-6

 

Ecco i risultati delle elezioni studentesche 2019

Si sono concluse le votazioni, svoltesi per la prima volta in via telematica, per l’elezione dei rappresentanti degli studenti, specializzandi, dottorandi ed assegnisti.
L’Ateneo messinese è il primo degli atenei pubblici siciliani ad avere adottato la modalità telematica per l’espressione delle preferenze elettorali.
Gli studenti votanti sono stati 6296 (26,63%) sui 23578 aventi diritto.

Per il biennio 2019/2021, si è votato per

a) cinque rappresentanti degli studenti in seno al Senato Accademico;

b) due rappresentanti degli studenti in seno al Consiglio di amministrazione dell’Ateneo;

c) due rappresentanti degli studenti in seno al Comitato sovrintendente alle Attività Sportive Universitarie (CSASU);

d) un rappresentante dei Dottorandi e Assegnisti di ricerca in seno al Senato accademico;

e) un rappresentante degli Specializzandi in seno al Senato Accademico.

Si è votato , inoltre per l’elezione dei rappresentati degli studenti, assegnisti e dottorandi nei Consigli dei Dipartimenti e dei rappresentanti degli studenti nei Consigli dei Corsi di Laurea, di tre rappresentanti degli studenti, dei dottorandi, degli specializzandi e degli iscritti presso le Istituzioni per l’alta formazione artistica e musicale in seno al Consiglio di Amministrazione dell’E.R.S.U. di Messina e dei rappresentanti del CNSU; i risultati delle votazioni del CNSU saranno resi noti successivamente.

Ecco i risultati:

UNIME_Risultati

Il ricordo di Fabrizio Frizzi

 

 

Giorno 26 Marzo 2019 si ricorda il giorno della scomparsa di Fabrizio Frizzi, un padre, un marito e conduttore Rai, che a soli 60 anni, portato via da una malattia, ha lasciato a noi Italiani un velo di tristezza. Il giorno dell’anniversario si è celebrata una messa in suffragio proprio nella chiesa di Cristo Re, di Roma, dove nacque e allo stesso tempo furono celebrati i suoi funerali.

Un uomo che verrà ricordato non solo come un personaggio televisivo ma un “familiare” che entrava nelle case Italiane con le sue note di ironia, lasciando il ricordo di un conduttore che tutt’oggi non verrà dimenticato non solo per i suoi programmi ma per la persona amorevole e buona che era, veniva seguito ogni giorno per la sua spontaneità, per la sua personalità limpida come l’amico della porta accanto.

 

 

In onore di Fabrizio Frizzi la Rai ha scelto di intitolare gli studi dove si registrano le principali trasmissioni, in Studi di Fabrizio Frizzi .

Dalila De Benedetto

Live chat Unime

 

 

Dal 5 febbraio 2019 è ufficialmente partito il progetto Chat Live dell’Ateneo, erogato dalle Segreterie Studenti e dall’infopoint, sviluppato dal CIAM dell’Universita’ degli studi di Messina e proposta dall’Associazione Morgana

Di che si tratta ?

Il servizio chat si occupa di rispondere alle tue domande con una riduzione delle code in segreteria e una velocizzazione dei tempi di risposta.

Il progetto finale prevede la realizzazione di un assistente virtuale che risponderà automaticamente e h24 alle domande degli studenti.

La chat inoltre sarà gestita dal personale di segreteria e dell’infopoint di Ateneo per risponde a domande inerenti le seguenti procedure: immatricolazioni, rilascio certificati, rinucia agli studi, Isee.

Negli Atenei in cui è in uso ha già ottenuto una riduzione del 70% del volume di richieste delle segreterie degli studenti.

La chat è disponibile anche in lingua inglese.

Come funziona ?

Per utilizzarlo basta cliccare il simbolo della home (unime col simbolo della chat), oppure accedere al link: www.unime.it/studenti/chat 

Apparirà una finestra nei giorni in cui gli operatori saranno disponibili, ovvero tutti i martedi e giovedi dalle ore 9:30 alle 11:30.

 

Fortunato Grillo

Né omozigoti né eterozigoti: lo straordinario caso dei gemelli “quasi identici”

La gravidanza gemellare è un evento affascinante che è tuttora oggetto di intenso studio. A differenza di numerosi mammiferi, la gravidanza gemellare è poco frequente nell’uomo, infatti, meno del 2% delle gravidanze umane sono gemellari, anche se tale percentuale è in aumento a causa dell’utilizzo sempre più diffuso di farmaci per la fertilità.

Innanzitutto, i gemelli sono tradizionalmente classificati in monozigoti ed eterozigoti.

gemelli omozigoti originano da un singolo zigote, quindi da un singolo spermatozoo e da una singola cellula uovo
Durante le primissime fasi dello sviluppo dello zigote, vengono a separarsi due masse cellulari che daranno origine a due individui geneticamente identici, dello stesso sesso e dello stesso aspetto. Inoltre, i gemelli monozigoti possono o meno condividere la stessa placenta e lo stesso sacco amniotico, in base all’esatto momento e alla sede di separazione, per cui si distinguono in monocoriali e bicoriali e in monoamniotici e diamniotici.

I gemelli eterozigoti originano ognuno da un diverso zigote, quindi da due spermatozoi che fecondano due distinte cellule uovo.  
L
o sviluppo degli zigoti è indipendente l’uno dall’altro, caratterizzato sempre da sacchi amniotici e placente separati. In questo caso, quindi, i gemelli hanno profili genetici diversi, condividendo circa il 50% dei loro genomi, così come accade per fratelli non gemelli.
I gemelli eterozigoti sono molto più frequenti, costituendo i 2/3 di tutti i parti gemellari.

Questa classificazione si è rivelata tuttavia incompleta poiché esiste una terza modalità di genesi di gemelli: si tratta dei cosiddetti gemelli semi-identici o sesquizigoti, di cui sono stati documentati finora solamente due casi 

Il primo caso è stato documentato nel 2003 in un articolo pubblicato sul The New England Journal of Medicine, una delle più prestigiose riviste scientifiche in campo medico, ed ha scosso profondamente il postulato secondo cui i gemelli monocoriali sono sempre monozigoti.  

Protagonista dello studio è una donna di 48 anni che ha partorito due gemelli in seguito a fertilizzazione in vitro. Un primo esame ecografico alla sesta settimana di gestazione ha evidenziato la presenza di due gemelli monocoriali diamniotici, da cui l’ipotesi di due gemelli monozigoti. L’esame successivo, a 12 settimane, ha confermato il precedente; tuttavia, l’esame a 20 settimane ha rivelato che i due gemelli erano di sesso differente, evento impossibile in caso di gemelli monovulari
Gli autori concludono l’articolo parlando di “gemelli eterozigoti monocoriali” ed esaminando una serie di possibili ipotesi che giustifichino tale evento, senza però giungere ad una spiegazione; emerge inoltre il dubbio che sia stata la fecondazione in vitro a influenzare l’intero processo. 

Tale studio ha stimolato numerosi scienziati a trovare spiegazioni valide, finché nel 2015 si è verificato un secondo caso, esaminato e pubblicato nel 2019. 

Protagonista in questo caso è una donna di 28 anni che ha partorito due gemelli in seguito a fertilizzazione naturale. L’esame ecografico nel primo trimestre ha evidenziato una gravidanza gemellare monocoriale diamniotica, indicativa di monozigosi. Anche in questo caso, a partire dalla 14esima settimana sono apparsi segni evidenti di discordanza del sesso dei due gemelli, in disaccordo con l’ipotesi di monozigosi 

Sono stati quindi svolti numerosi esami, differentemente dal primo studio, anche durante la gravidanza. Sono state eseguite due amniocentesi, ovvero prelievi di liquido amniotico, una per ogni sacco amniotico: tale esame permette infatti sia analisi a livello genetico e cromosomico, sia dosaggi di enzimi, proteine ed altre molecole.
Proprio grazie all’analisi dell’assetto cromosomico è stato dimostrato che un feto possedeva cromosomi sessuali XX ed uno XY; sono state analizzate anche le tracce di DNA fetale nel sangue materno ad ulteriore conferma dei test eseguiti. 

Analisi genetiche crociate tra i campioni dei due feti, basate sulla valutazione degli SNP (Single Nucleotide Polymorphismmarcatori polimorfi del DNA), hanno mostrato identità, per ogni locus genico, di almeno un allele; ovvero nel complesso un’uguaglianza genetica di almeno il 50%, come ci si aspetterebbe per due gemelli eterozigoti. 
La stessa analisi è stata eseguita per comparare il genoma dei feti con quello dei genitori. Da questo sono emersi risultati sorprendenti: i gemelli condividono il 100% del genoma di origine materna ed il 77.7% del genoma di origine paterna, con un totale del 89% di genoma condiviso, condizione inadeguata sia per gemelli monozigoti che dizigoti. 

Stavolta gli scienziati sono giunti ad una spiegazione del fenomeno, anche sulla base dei seguenti presupposti 

  • Usando un modello bovino, Destouni e colleghi hanno dimostrato che più corredi genetici all’interno di uno zigote possono segregare indipendentemente, con un processo atipico definito “divisione cellulare eterogonica”.  
  • In seguito a fertilizzazione di un ovulo da parte di due spermatozoi, si può avere separazione del genoma paterno in due diverse linee cellulari tramite formazione di un fuso mitotico tripolare; si viene a formare anche una terza linea, caratterizzata dal solo genoma paterno, che però, come dimostrato da studi eseguiti sul topo da McGrath e colleghi, non può sopravvivere. 

Mettendo insieme il tutto, la teoria prevede che due differenti spermatozoi fecondino una singola cellula uovo, dando vita a tre diverse linee cellulari, di cui quella con genoma esclusivamente paterno non sopravvive, a differenza delle altre due che danno vita a due gemelli detti sesquizigoti, monocoriali e diamniotici. 

Gli autori concludono che “la sesquizigosicondizione in cui i gemelli sono geneticamente identici per quanto concerne il genoma ereditato da un genitore, e diversi per circa il 50% per quanto concerne il genoma ereditato dall’altro genitore, è una terza forma di gemellarità. Geneticamente, può essere considerata un intermedio variabile tra la monozigosi e l’eterozigosi.
Grazie a questo studio è stata quindi ampliata la concezione di gemellarità, che non si limita più alla monozigosi e all’eterozigosi, con l’introduzione di una terza possibilità di fecondazione, sebbene essa sia un evento davvero raro ed eccezionale. 

Gli eventi che portano alla nascita di un nuovo individuo a partire da due singole cellule, una materna e una paterna, che devono incontrarsi nel luogo e nel momento giusti, e poi l’embriogenesi, la crescita del feto, sono processi di per sé complessi e tutt’altro che chiariti, che rendono consapevoli di quanto ancora bisogna comprendere della biologia dello sviluppo umano.
La fecondazione produttiva di una cellula uovo da parte di due spermatozoi era considerata un evento impossibile, incompatibile con la vita. Il raro e particolarissimo caso dei gemelli sesquizigoti è un fenomeno che fa ancor più riflettere sulla capacità della natura, a volte, di compiere dei miracoli biologici che, come in questo caso, permettono alla vita di proseguire, sebbene le condizioni di partenza violino un percorso fisiologico risultato di milioni di anni di evoluzione. 

Davide Arrigo 

Fonti: 
https://www.nejm.org/doi/abs/10.1056/NEJMoa1701313
https://www.nejm.org/doi/abs/10.1056/NEJMoa030050
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6722870
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27197242 

 

Marsala: 25enne scomparsa e trovata morta

 

Ritrovato la notte del 20 marzo 2019 privo di vita il corpo della 25enne di Marsala Nicoletta Indelicato, dopo che della povera ragazza non si avevano più notizie da sabato notte.

 

 

Nicoletta sembrerebbe sia uscita con un’amica nella notte fra sabato e domenica senza fare però ritorno a casa.

Subito i genitori, in stato di grande apprensione, si sono mobilitati per porre denuncia sulla scomparsa della figlia e grazie anche all’aiuto del sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, le ricerche si sono moltiplicate, invitando di contattare le forze dell’ordine chiunque vedesse una ragazza con addosso un maglione bordò e dei pantaloni grigi.

I carabinieri dunque hanno tratto in arresto Carmelo Bonetta, 34 anni, e Margareta Buffa, di 29 anni, entrambi residenti a Marsala; entrambi indagati per omicidio e soppressione di cadavere.

A seguito di varie e costanti ricerche, il corpo della giovane è stato ritrovato in una zona di campagna chiamata Sant’Onofrio.

 

 

Successivamente si è svolto un interrogatorio dove la coppia ha infine confessato di avere ucciso Nicoletta Indelicato.

Adesso sia l’uomo che la donna si trovano in carcere per omicidio e occultamento di cadavere, quando la stessa donna proprio durante l’interrogatorio ha fatto capire che quella notte ci sono state delle divergenze con Nicoletta, tanto da ucciderla.

 

         Piero Cento

Il colore del femminicidio

 

La donna: un essere umano che sin dai tempi della storia è stata trattata come uno oggetto di “possesso”, facendoci dimenticare il vero ruolo della Donna nella società.

Al giorno d’oggi queste lame di violenza si fanno sempre più frequenti, nelle vite delle persone, che nel giorno dell’ 8 Marzo vengono ricordate con “mimose”.

Non è il giorno a ricordarci l’importanza di una Donna né tanto meno le ferite che porta durante il suo cammino, che può essere d’amore, passione o meglio conosciuto “Ossessione”.

Sfortunatamente ancora una volta, “Il colore del femminicidio” si diffonde nelle nostre città, facendo crescere timore di vivere come se fosse l’ultimo giorno.

 

 

Nella vigilia dell’8 Marzo, tra Messina e Napoli, sono state registrate due Donne vittime di omicidio per mano di due

Uomini che per vari litigi o gelosie hanno deciso di far terminare una storia cosi come una vita.

 

 

Una giornata che doveva iniziare all’insegna dell’importanza del genere Femminile, ma che spiacevolmente, ancora una volta, le città hanno sentito un eco di dolore, che questa società ci ha fatto sentire. Lasciandoci in quella linea oscillante tra amore e odio.

 

Dalila De Benedetto

 

Brasile, due assalitori sparano in una scuola: sette morti

Brasile, sparatoria in una scuola di San Paolo: ci sono vittime

 

E’ di sette morti il bilancio di una sparatoria avvenuta in Brasile, nella regione metropolitana di San Paolo.

Cinque studenti e un impiegato di una scuola di Suzano sono stati uccisi da due adolescenti incappucciati che hanno fatto irruzione all’interno della struttura sparando all’impazzata.

Un’altra persona è stata uccisa poco prima vicino all’istituto. Morti anche i due assalitori che, secondo fonti di polizia, si sarebbero suicidati dopo la strage.

Si tratta di Guilherme Talci Monteiro, di 17 anni, e Luiz Henrique de Castro, di 25.

0Secondo i siti locali, almeno uno dei due killer era un ex alunno della scuola: lo avrebbe rivelato, dopo averlo riconosciuto, un attuale studente riuscito a sfuggire al massacro.

 

 

 

Prima di fare irruzione nella scuola gli adolescenti sono entrati in una concessionaria di automobili, chiedendo il nome del proprietario.

Quando l’uomo si è presentato, hanno sparato tre colpi.

Poi si sono diretti al college.

I due sono quindi entrati incappucciati nell’istituto, il quale ospita un migliaio di alunni di scuola media e superiore, aprendo il fuoco indiscriminatamente ferendo altre 17 persone.

All’arrivo degli agenti i due aggressori si sarebbero poi tolti la vita.

Le identità e le età delle vittime non sono state ancora rese note, così come resta ancora da accertare il movente della strage.

 

 

All’interno dell’edificio, la polizia ha trovato un revolver calibro 38, un’arma medievale conosciuta come “bestia” simile ad una balestra, oltre a bottiglie che sembrano cocktail Molotov.

Dentro la struttura sarebbero all’opera anche gli artificieri, dopo il ritrovamento di una valigetta sospetta.

Il governatore di San Paolo, Joao Doria, ha visitato la scuola:

“E’ stata la scena più triste a cui ho assistito in tutta la mia vita – ha commentato -. Sono costernato, sotto shock”.

 

 

Santoro Mangeruca

Ethiopian Airlines: l’unico superstite. Il ritardo di due minuti che gli salva la vita

Si chiama Antonis Mavropoulos, è cittadino greco e presidente di un’organizzazione non governativa, sarebbe dovuto essere il centocinquantesimo passeggere a bordo del Boeing 737 dell’Ethiopian Airlines che, domenica 10 marzo, alle 8:44 del mattino (ora locale), 6 minuti dopo il decollo da Addis Abeba, si è schiantato, uccidendo tutti i 149 passeggeri e tutte le persone a bordo.

Invece, Antonis Mavropoulos, arrivato al gate con soli due minuti di ritardo ha avuto la fortuna di perdere il volo, che lo avrebbe reso la sua centocinquantottesima vittima.

E’ lui stesso a raccontarci il fortunato evento attraverso un post pubblicato sulla sua pagina facebook e significativamente intitolato “10 marzo 2019 – il mio giorno fortunato”.

 

 

L’uomo spiega che quella mattina ha avuto un disguido con una valigia e per questo, malgrado abbia fatto di tutto per evitarlo, ha perso l’infausto volo.

Racconta che arrivato al gate lo ha trovato chiuso, e nonostante le preghiere il personale di terra dello scalo di Addis Abeba non gli ha permesso di salire sull’aereo.

Racconta ancora di aver corso per cercare di prendere il volo et 302 Addis Abeba – Nairobi, e che si era molto innervosito perché nessuno lo aveva aiutato a fare più velocemente.

Si legge: “ L’ho perso per due minuti, quando sono arrivato l’imbarco era chiuso e ho visto gli ultimi passeggeri entrare attraverso il tunnel, ho urlato di farmi entrare ma non me lo hanno permesso“.

Lo staff dell’aeroporto gentilmente mi ha spinto a prendere il volo successivo delle 11.20, mi ha chiesto scusa e mi ha portato in una sala di attesa” continua Mavropoulos.

Due guardie di sicurezza mi hanno informato che per motivi di sicurezza e per problemi con una valigia non avrei potuto imbarcarmi. ho protestato, ma poi qualcuno mi ha detto gentilmente di non arrabbiarmi e di dire grazie a Dio, perchè ero l’unico passeggero del volo Et 302 a essermi salvato“.

In un primo momento non capivo, ma ho aspettato che mi identificassero prima di andare via. Dopo ho sentito la terra cadere sotto i miei piedi, ho cercato su internet per trovate informazioni sul volo e degli amici da Nairobi mi hanno informato di quello che era successo. Ho capito allora che dovevo immediatamente contattare la mia famiglia per rassicurare tutti sulle mie condizioni“.

Continua: “Il post l’ho scritto perché voglio dire che fili invisibili guidano la nostra vita.” 

 

 

 

“Davvero è la prima volta che sono contento di avere scritto un post e sono grato di vivere e di avere molti amici che mi hanno fatto sentire il loro amore. Baci a tutti e un caloroso ringraziamento per il vostro commovente sostegno”.

Questo è il lungo e accorato sfogo dell’unico sopravvissuto al disastro aereo di Addis Abeba, che grazie ad un banale disguido, che inizialmente lo aveva fatto infuriare, si è salvato la vita.

Giusi Villa