Coronavirus: momentanea tregua del conflitto in Yemen

E’ entrata in vigore non meno di 24 ore fa la tregua in Yemen annunciata dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita che combatte contro i ribelli Houthi. Il cessate il fuoco, legato ai rischi di diffusione del Covid-19, dovrebbe durare due settimane. Lo Yemen, stando a fonti ufficiali, è uno dei pochi Paesi al mondo risparmiati dalla pandemia. Forse proprio perché è tra i Paesi più isolati (sarebbero “virus free” anche Corea del Nord e Tagikistan, entrambi chiusi al mondo) in quanto afflitto da miseria cronica e, ormai da cinque anni, martoriato da un conflitto armato tra opposte fazioni sostenute rispettivamente dalla coalizione sunnita a guida saudita e, meno apertamente, dall’Iran sciita.

La mossa segue l’appello alla cessazione delle ostilità lanciato dall’inviato delle Nazioni Unite Martin Griffiths attraverso la nota diffusa dall’agenzia di stampa saudita Spa: “La coalizione annuncia un cessate il fuoco totale in Yemen per un periodo di due settimane. La tregua potrebbe essere estesa per creare le condizioni per mettere in atto la proposta dell’inviato speciale dell’ONU per lo Yemen di tenere un incontro tra governo legittimo e gli Houthi”.

Secondo i dati diffusi dai ribelli, sarebbero oltre 257 mila i raid compiuti dai sauditi e dai loro alleati in Yemen negli ultimi cinque anni. L’Oxfam ( Oxford Committee for Famine Relief) da parte sua aggiunge che ogni tre ore e mezza, un civile yemenita è morto a causa della guerra e che ogni ora 90 persone sono diventate sfollate, 50 si sono ammalate di colera e oltre cento hanno dovuto affrontare la fame. Le bombe hanno preso di mira anche scuole ed ospedali ed il blocco navale ed aereo imposto da Riyadh, con l’appoggio degli Stati uniti, ha isolato lo Yemen limitando l’accesso degli aiuti umanitari.

L’estrema povertà in cui versa la popolazione con milioni di persone ridotte alla fame, e la mancanza di adeguati servizi igienico-sanitari, hanno reso il Paese un terreno fertile per le malattie. Di particolare gravità è la carenza di acqua potabile come denunciato più volte dalle organizzazioni umanitarie che ora, insieme alle agenzie dell’ONU, denunciano l’impatto potenzialmente “catastrofico” di una epidemia su una popolazione le cui difese immunitarie sono indebolite e le strutture sanitarie distrutte.

Quella in Yemen viene spesso definita come la peggiore crisi umanitaria al mondo. Il conflitto scoppiato nel marzo del 2015 ha portato il Paese, già poverissimo e con una situazione sanitaria allarmante, sull’orlo del collasso. Si calcola che negli scontri siano morte almeno 100 mila persone, in gran parte civili. Malnutrizione, fame e malattie, dovute anche alla scarsa igiene e alla carenza di acqua potabile, sono la dura quotidianità per milioni di yemeniti, compresi molti bambini.

Contemporaneamente, però, insieme alla preoccupazione sanitaria, gli stessi sauditi hanno rilanciato l’idea di dare spazio ai negoziati guidati dall’ONU. L’offerta di cessate il fuoco è l’ennesimo segnale che l’Arabia Saudita stia cercando un’exit strategy.

Ciò probabilmente durerà veramente poco, perché gli Houthi sentono un vantaggio che non hanno mai avuto in questi anni, e d’altronde hanno fatto circolare una sorta di bozza su come intendono loro la tregua, e non parlano del fronte interno.

Gli Houthi dunque accetterebbero di fermare le armi per quel che concerne le azioni esterne, ossia gli attacchi diretti contro il territorio saudita, portati avanti con tecnologie offensive iraniane, che in passato hanno prodotto danni formidabili, come quando nel settembre 2019 colpirono due impianti petroliferi lungo la costa ovest saudita bloccando per metà a produzione del regno. Il fronte interno è quello che riguarda invece la ripartizione territoriale dello Yemen.

 

Piero Cento

 

Coronavirus, Conte: “Restrizioni prorogate fino al 13 aprile”

L’Italia resterà blindata anche a Pasqua e Pasquetta. Ieri sera è stato firmato il Dpcm che conferma le precedenti limitazioni con un ulteriore stop agli allenamenti agonistici. Il premier Conte ha annunciato che entreremo nella fase 2 solo quando gli esperti saranno in grado di dircelo e solo a partire da alcuni settori. La terza fase solo quando saremo fuori dall’emergenza. Tuttavia, aumentano nel Paese i contagi, ma calano ricoveri e decessi: un totale di 110.574 casi.

Non si possono, dunque, allentare misure e disagi. Il numero dei morti è consistente e ciò rappresenta senz’altro una ferita che mai si potrà sanare: di fatto, ancora non ci troviamo nella condizione di poter allentare le misure restrittive e alleviare i disagi e risparmiare i sacrifici a cui ognuno di noi è sottoposto.

Nonostante le direttive emanate dal Dpcm, c’è ancora un piccola minoranza di persone che non rispetta le regole. Per questo motivo sono state disposte sanzioni molto più severe, per evitare che la mancanza di buon senso di pochi rechi danni alla moltitudine che sta rispettando le normative.

“Lo sforzo che stiamo facendo ci consentirà di valutare una prospettiva. Nel momento in cui il consiglio degli esperti ce lo permetterà cominceremo con l’allentamento delle misure”, ha detto ieri sera il premier Giuseppe Conte.

Stando a queste sue parole, non si può ancora dar per certo se dal 14 aprile l’Italia ripartirà, perché ancora non ci sono le condizioni di farlo. Sicuramente, analizzando quello che succederà, si inizierà a valutare la prospettiva di una fase 2, quella della convivenza con il virus, per poi entrare nella fase 3 che è quella dell’uscita dell’emergenza con il ripristino delle attività lavorative e sociali.

Durante la conferenza di ieri sera, il premier ha dedicato spazio a due punti molti importanti che in questi giorni sono stati oggetto di forti discussioni. Il primo punto riguarda la ripresa degli allenamenti da parte delle squadre professionistiche. Nel nuovo Dpcm si vietano gli allenamenti anche degli atleti professionisti, per evitare che delle alcune società possano pretendere l’esecuzione di una prestazione sportiva anche nella forma di un semplice allenamento. Il secondo punto riguarda, invece, la presunta autorizzazione nel far uscire i bambini per andare a spasso. Quest’aspetto è stato mal interpretato sin dal principio, perché ciò che è stato concesso è la possibilità da parte di un genitore, di poter portare con sé il proprio figlio per fare la spesa, ad esempio. Ciò non deve essere confuso, quindi rimane vietato recarsi ai parchi giochi o fare le classiche passeggiate.

In tutto ciò, al contempo è importante però la conferma nel rallentamento nei nuovi ricoveri, soprattutto in terapia intensiva, passati dai +42 di martedì ai +12 di mercoledì. Dati forniti dal capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, nel briefing quotidiano con la stampa per fare il punto sulla diffusione dell’epidemia in Italia.

E torna a scendere il numero di decessi giornalieri, che sono 727 in più (contro gli 837 di lunedì su martedì). Sul fronte guariti, il Dipartimento della Protezione civile ne segnala 16.847 (+1118 su ieri, 9 in più sul dato di lunedì su martedì).

Il numero di persone attualmente positive torna a salire rispetto a 24 ore fa, +2.937 contro i +2.107 indicati martedì, portando il totale a 80.572. I guariti sono 16.847 (+1.118) i morti sono 13.155, mentre in isolamento domiciliare sono 48.134 (+2.714, contro i +1.668 di martedì). Il numero di tamponi è salito a 541.423 (+34.455).

 

Piero Cento

 

 

 

 

 

Houseparty, l’app di videochat che spopola ai tempi del Covid-19

L’emergenza Coronavirus impone ritmi e abitudini di vita diversi. Niente uscite, niente aperitivi, niente cene, nessun ritrovo con gli amici. Insomma, un isolamento forzato che alla lunga potrebbe portare anche ad un livello di noia e stress non indifferenti. In quarantena la solitudine è dietro l’angolo, ma per fortuna la tecnologia ci viene in aiuto con applicazioni che permettono di guardarsi in faccia (almeno virtualmente) mentre si condivide un bicchiere di vino con gli amici.

Proprio per far fronte a questa emergenza è utile tenere un contatto con le cerchie di amici, che in un momento così possono risollevare le giornate. Per farlo esistono diversi modi soprattutto app che riescono a mettere in contatto più persone contemporaneamente. Oltre alle note Whatsapp e Skype sta prendendo piede negli ultimi giorni anche Houseparty.

Houseparty è un servizio di videochat di gruppo che permette di fare videochiamate fino a otto persone contemporaneamente. Può essere considerato un “social network sincrono”: la comunicazione tra gli utenti di una stessa “stanza” avviene in tempo reale, anche se è possibile usare Houseparty come una normale chat testuale di gruppo, al pari di WhatsApp o altri servizi simili.

Creare un account con Houseparty è semplice, tutto ciò che serve è un nome utente e puoi anche aggiungere il tuo numero di telefono per consentire all’app di accedere al tuo elenco di contatti. Ciò consente automaticamente di accedere a chiunque nel proprio elenco, ma l’inserimento del tuo numero di telefono è facoltativo. Gli utenti possono anche inserire manualmente il nome utente di Houseparty di chiunque desideri chattare.

L’app ha una fascia di età di 12+, ma aggirare il limite di età, si sa, non è poi così difficile. Se il 60 % degli utenti di HouseParty ha un’età compresa tra 16 e 24 anni e sembra che la pubblicità di Houseparty riguardi solo i giovani di 20 anni, l’app è molto popolare anche tra i minori di 18 anni. Alcune delle lingue e delle immagini utilizzate da Houseparty possono essere impressionabili per i bambini molto piccoli, in particolare quelli vulnerabili. Quindi è importante monitorare ciò per cui un bambino utilizza l’app e con chi sta comunicando.

Sebbene l’app sia relativamente sicura in quanto gli utenti possono creare stanze” e scegliere solo nomi specifici delle persone con cui parlare, se un bambino non “blocca” la propria chat room e sceglie impostazioni private, altri possono comparire nella chat video.

Poiché non c’è proiezione e il video è live, c’è sempre la possibilità di contenuti inappropriati per i bambini.

Per questo il richiamo all’attenzione dei genitori i quali dovrebbero seguire e visionare – o limitare –  l’uso dell’app da parte dei propri figli: i maggiori rischi sono la comunicazione con persone che i bambini non conoscono bene (gli utenti possono inviare link ai loro profili tramite un messaggio di testo a chiunque), il sexting, le foto condivise e gli screenshot che possono essere fatti o il troppo tempo trascorso all’interno degli hangout virtuali.

                                                                                                                                                              Piero Cento

 

 

 

Il bene genera bene. Arriva la Croce rossa cinese: “Siamo qui a ricambiare l’aiuto italiano”

Un team di esperti formato da nove medici, 6 uomini e 3 donne, guidati dal vicepresidente della Croce Rossa cinese, Yang Huichuan, e dal professore di rianimazione cardiopolmonare, Liang Zongan è arrivato ieri in tarda serata – intorno alle 22:30 – all’aeroporto di Fiumicino direttamente dalla Cina.

“È stata una notte ricca di emozioni…” raccontano.

Rianimatori, pediatri, infermieri e figure che hanno gestito l’emergenza Coronavirus in Cina tutti per prestare soccorso in Italia. Oltre trentuno tonnellate di materiale sanitario sono arrivati con un volo ad hoc – un Airbus A350 – dalla Cina a Roma.

Il volo della compagnia China Eastern Airlines ha scaricato 9 bancali con ventilatori, materiali respiratori, elettrocardiografi, decine di migliaia di mascherine, sangue, plasma e altri dispositivi sanitari inviati dalla Croce Rossa cinese a quella italiana.

Per la prima volta l’Italia è un paese ricevente e non donante” sottolinea Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa durante la conferenza stampa di presentazione della task force cinese svoltasi questa mattina.

Il Movimento internazionale della Croce Rossa ha dimostrato l’importanza di fare rete. Grazie alla generosa donazione della consorella cinese, infatti, si ha la prima concreta risposta alle necessità dei nostri ospedali e degli operatori sanitari che, in questo momento, sono in grande sofferenza.

“Non risolviamo tutto con questo cargo ma, certamente, si tratta di una risposta concreta e rapida, attivata nel giro di 48 ore. Molto importante la presenza del team di esperti che potranno portare le loro conoscenze ai nostri sanitari, al fine di confrontarsi per un obiettivo comune: sconfiggere il virus.”- ha continuato il presidente della CRI.

Presenti alla conferenza stampa anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio e il presidente della Croce rossa cinese, Yang Huichuan che ha descritto durante la conferenza stampa di questa mattina cosa ha spinto la croce rossa cinese a supportare l’Italia.

 “Non portiamo solo materiali tecnici, ma anche sentimenti e amicizia, oltre che know how. Poco tempo fa abbiamo ricevuto dall’Italia aiuto e sostegno quando l’emergenza è scoppiata in Cina. Adesso siamo qui per ricambiare la sua solidarietà.” afferma il presidente della Croce Rossa Cinese internazionale.

Oltre la donazione della CRI cinese, adesso le commesse italiane di merci saranno messe in priorità tra le aziende cinesi ed in questo modo si potrà sopperire velocemente a una richiesta che oggi non è solo italiana.

All’Italia da parte della Cina, dunque, sarà riservata una priorità.

“Questo è quello che noi definiamo solidarietà e sono sicuro che ne arriverà altra. Non siamo soli, ci sono persone nel mondo che vogliono aiutare l’Italia”. Commenta il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

Il bene genera bene, questo è quello in cui l’Italia ha sempre creduto.

Un paese forse economicamente poco acuto, politicamente non stabile, ma emotivamente sempre in prima linea. Esponente massimo di beneficienza e solidarietà, oggi il bel paese raccoglie i frutti del suo altruismo, in un momento dove più che mai sembra difficile rialzarsi da soli e tornare alla normalità.

Carmen Caratozzolo

Martina Galletta 

Inaugurato Anno Accademico UniMe: il discorso del senatore Muscarà

Fonte: unime.it

Il rettore, appena eletto nella giunta nazionale della CRUI, ha tracciato un bilancio dei primi 18 mesi di governance. Standing ovation per la prolusione del grande regista che ha emozionato il teatro gremito di autorità, accademici e studenti. Oltre il 15,5% in più di iscritti nell’Anno Accademico 2019/2020 inaugurato oggi pomeriggio al Teatro Vittorio Emanuele alla presenza del maestro Pupi Avati, un totale di 6.593 studenti a fronte dei 5.707 del 2018: un dato prezioso e in controtendenza rispetto agli altri atenei d’Italia emerso nel “bilancio” tracciato in apertura dal rettore Salvatore Cuzzocrea, a 18 mesi del suo mandato: “L’incremento degli immatricolati è tra le nostre priorità; un obiettivo importante raggiunto che va ulteriormente incentivato nei prossimi anni. L’Università è degli studenti e per gli studenti, quindi sono loro la forza sulla quale scommettere per essere più attrattivi e competitivi. Credo di dover dedicare ancora più attenzione alla ricerca e al rafforzamento dell’offerta didattica; al potenziamento della struttura amministrativa, organizzativa e tecnica; nonché allo sviluppo delle risorse umane, entro una cornice più generale; e consolidare il ruolo della nostra Università nel panorama nazionale e internazionale”.

Fonte: unime.it

La cerimonia, 472esima dalla fondazione, è stata aperta dal coro dell’UniMe, diretto dai maestri Umberto e Giulio Arena, con le note dell’inno nazionale ed europeo e, prima ancora, quello d’ateneo “Gaudeamus Igitur” che ha accompagnato la sfilata del corteo accademico cui hanno preso parte, oltre ai prorettori UniMe, i rettori ospiti.
Dopo il saluto dell’assessore regionale agli Enti locali Bernardette Grasso, in rappresentanza del governatore Nello Musumeci, si sono susseguiti gli interventi del presidente del Teatro Orazio Miloro, del direttore generale UniMe Francesco Bonanno, seguito dal rappresentante del Personale tecnico amministrativo, bibliotecario e CEL , Nunzio Femminò, ed infine il rappresentante degli studenti Andrea Muscarà, quindi lo studente con protezione internazionale Aly Traore, 29enne, originario del Mali e arrivato ad Aidone.

Fonte: unime.it

Infine, Pupi Avati l’attesissimo ospite invitato a presenziare nell’ambito della collaborazione tra l’Università di Messina e Taobuk, il festival internazionale del libro diretto da Antonella Ferrara; uno dei più grandi del cinema italiano e apprezzato scrittore, anticipato da un video che ha ripercorso brevemente la lunghissima carriera del cineasta con 50 film diretti e 51 sceneggiature, oltre ai numerosi premi e riconoscimenti vinti, tra cui 3 David di Donatello. Ha esordito nella sua brillante e incisiva prolusione, ricordando uno dei progetti più ambiziosi e attesi: “E’ da tanti anni che voglio fare un film su Dante, il più grande talento italiano, il miglior poeta del mondo, di cui molti sanno poco. L’unica voce autorevole che ha raccontato la sua vita è Boccaccio, nato nel 1313 mentre Alighieri è morto nel 1321: prossimo anno ricorrono i 700 anni; se hanno fatto un documentario su Chiara Ferragni – ha ironizzato – possiamo dedicarne uno anche a Dante”. Poi ha spiegato agli studenti l’importanza nel cogliere la differenza tra ciò che uno vuole e ama fare e ciò che uno sa fare: “La passione che hai dentro non per forza corrisponde al tuo talento – ha raccontato il regista – è la storia della mia vita, innamorato della musica, speso invece per il cinema. Da giovane ho invidiato il mio amico, concittadino bolognese, Lucio Dalla, che aveva una musicalità pazzesca, misteriosamente pervenutagli dall’alto: ad un certo punto ho smesso di suonare. Per me è un’esperienza emblematica: non bisogna incaponirsi per un mestiere o arte per cui uno non è predisposto. Per me era quasi una maledizione la competizione con questo straordinario cantautore – continua scherzando – ho pensato di persino di ucciderlo!”. Standing ovation per il maestro che ha toccato alcune tappe salienti della sua vita narrando divertenti aneddoti: magistrali e significativi esempi di vita vissuta tra cinepresa, letteratura e jazz, soprattutto nella sua amata Emilia Romagna.

Fonte: unime.it

La manifestazione è stata arricchita dalle esibizioni dell’ensamble orchestrale del liceo musicale “Emilio Ainis” diretto dal maestro Andrea Pappalardo (clarinetto solista Gabriele Silipigni), che ha eseguito “Jazz Band”, brano di Amedeo Tommasi tratto dalla colonna sonora dell’omonimo sceneggiato televisivo; e due omaggi a Federico Fellini. Il rettore infine ha ricordato la vicenda del giovane ricercatore Patrick George Zaky, attualmente detenuto nelle carceri egiziane, e ha condiviso l’iniziativa intrapresa dall’Università di Bologna, in cui Patrick frequenta un master dallo scorso settembre, auspicandone con forza l’immediata restituzione alla libertà.

Fonte: unime.it

Di seguito il discorso del Rappresentante degli studenti in seno al senato accademico Andrea Muscarà, studente di Medicina e Chirurgia. 

Magnifico Rettore, Chiarissimi Professori, cari colleghi, illustri ospiti;

È per me un onore intervenire in occasione della cerimonia di inaugurazione del nuovo Anno Accademico dell’Università degli Studi di Messina e ringrazio l’amministrazione universitaria per avermi dato la possibilità di rappresentare la voce di tutti gli studenti su questo splendido palco, che rispecchia la storia di una città che davanti ai momenti difficili ha espresso la grande capacità di resilienza, ed è proprio da questo Ateneo che l’ennesima rinascita di Messina può e deve avere inizio, ponendo le potenzialità e le eccellenti risorse umane di UniMe come fulcro delle strategie di sviluppo della città.

Si apre pertanto il sipario per un nuovo anno ricco di sfide , aspirazioni e obiettivi da raggiungere, con alle spalle tanti traguardi che rendono il nostro Ateneo sempre più al passo con le esigenze del corpo studentesco e competitivo su tanti fronti: un importante sforzo, difatti, è stato espresso da questa governance in tema di contribuzione studentesca, tutelando chi ha maggiori difficoltà e premiando il merito, con la visione di un’università che attraverso la cultura abbatte le barriere socio-economiche che limitano lo sviluppo della coscienza e la formazione dell’individuo.

Nel contempo l’amministrazione si è impegnata a superare quelle che possiamo definire “barriere logistiche”: in tema di trasporti si è dimostrata infatti in prima linea nell’intraprendere , con gli interlocutori dell’amministrazione cittadina e anche facendosene carico autonomamente, un’azione decisa per rendere i Poli Policlinico, Annunziata e Papardo più facilmente raggiungibili dal centro cittadino, cercando di creare un sistema universitario integrato, più adeguato alla conformazione geografica della nostra realtà; è necessario però che questo impegno sia accompagnato da una sempre maggiore attenzione verso gli studenti pendolari e fuorisede , in particolare della Sicilia Orientale e della vicina Calabria, che con la stipula di convenzioni per il trasporto ferroviario e il trasporto marittimo veloce sentirebbero UniMe ancora più vicina alle loro esigenze quotidiane per attuare appieno il diritto allo studio; ma lo scatto in avanti che risulta agli occhi di tutti è l’avviamento di un ambizioso progetto di ammodernamento delle strutture dell’Ateneo, dal Dipartimento di Giurisprudenza al nuovo polo di Scienze, alla ristrutturazione di numerose aule del Policlinico che saranno dotate di tutta la tecnologia e l’ergonomia che occorrono per una didattica efficace.

Quale sarà dunque la visione che proietterà l’Ateneo nei mesi a venire?

Quella di un’Università ecologica, tecnologica e aperta.

Ecologica, in quanto la nostra generazione è più che mai consapevole dell’importanza che le azioni di ognuno di noi hanno dal punto di vista ambientale, e UniMe sta già rispondendo con iniziative eco-friendly e plastic-free a cui si associa un rinnovamento importante riguardo alla politica energetica dell’Ateneo che speriamo sia sempre più incisiva.

Tecnologica, un’Università smart, che sappia comprendere le esigenze degli studenti e tragga il meglio dagli strumenti a nostra disposizione. Un esempio è la procedura on-line della domanda di laurea che è ormai realtà, e rientra nell’obiettivo di portare lo studente nel suo percorso universitario a recarsi in segreteria  soltanto per immatricolarsi.

Certamente l’uso pervasivo degli strumenti tecnologici non impedirà al personale di segreteria, consapevole delle esigenze degli studenti, di  porsi con buonsenso, competenza e disponibilità per facilitare i percorsi burocratici che a volte possono apparire farraginosi.

Un’Università aperta la cui funzione non sia ridotta esclusivamente al conseguimento di un titolo di studio ma che, piuttosto, sappia essere sempre più la Casa della Conoscenza, un luogo di incontro a 360 gradi della comunità studentesca e dell’intera cittadinanza e di condivisione della cultura, che formi ad una coscienza critica, dando gli strumenti per una visione trasversale del mondo, finalizzata all’esercizio consapevole di diritti e doveri e ad una partecipazione attiva alla vita sociale, politica ed economica.

Al tempo stesso un’Università aperta anche allo scenario internazionale, in cui quotidianamente docenti, ricercatori e studenti mamertini di ieri e di oggi ottengono riconoscimenti di prestigio nei più disparati campi del sapere, e di ciò non possiamo che essere fieri.

Fieri nel constatare che anche quest’anno vi è stato un aumento di ragazze e ragazzi stranieri che hanno deciso di investire nell’Ateneo peloritano per formarsi e acquisire un’esperienza multiculturale che possa arricchire sia loro, sia i ragazzi italiani che condividono con loro il percorso universitario, così come i progetti di internazionalizzazione di numero sempre più consistente e più diversificati di anno in anno.

Si tratta perciò di sfruttare al meglio la vocazione di Messina, che in quanto città universitaria, può riscoprirsi polo di attrazione e terra d’incontro del sapere, come lo è stata in passato, con un porto crocevia del Mediterraneo che per secoli ha portato nuova linfa per crescere arricchendo la propria identità, identità che, nella concezione hegeliana di “Aufhebung”, nasce dal superare e conservare, proiettandosi al futuro senza dimenticare il passato.

È appunto nel saper leggere il passato che bisogna riscoprire il valore della cultura, spina dorsale dei popoli, ed è importante smentire chi continua a sostenere che “con la cultura non si mangia”. In questo il maestro Pupi Avati, con la sua storia, la sua originalità e la sua professionalità, può essere un grande esempio di perseveranza ed eclettismo, e portavoce di una tradizione, quella delle arti sceniche, che nelle sue molteplici forme ha costituito l’identità della nostra nazione, verso cui anche l’Università di Messina, col potenziamento e la maggiore caratterizzazione del corso di laurea del DAMS, mira ad accompagnare i talenti artistici dei singoli studenti verso una concreta realizzazione.

Oggi, infatti più che mai, l’Università ha anche il compito di fare da ponte tra l’istruzione e il mondo del lavoro, ed è questa la più grande sfida da cogliere, investendo sempre di più nell’orientamento post-laurea, proponendo occasioni di incontro tra aziende attive nel tessuto produttivo locale, imprese nazionali e internazionali e gli studenti, potenziando l’azione del Centro Orientamento e Placement, anche con progetti come “Power You Digital”, attivato per la prima volta quest’anno, e rendendo così le competenze dei laureandi sempre più spendibili e compatibili con le figure professionali del nostro tempo.

Ci tengo in conclusione a rivolgermi sia al corpo docente che ai discenti, tra cui il confronto dovrebbe sempre essere improntato al rispetto e alla consapevolezza di quanto il rapporto umano possa arricchire e aiutare nel riconoscere l’importanza degli altri.

L’Università ha infatti bisogno che i professori, anche chi dopo decenni potrebbe aver perso l’entusiasmo di chi vive i primi anni d’insegnamento, tengano accesa la fiamma della passione nel trasmettere tutto il loro scibile e la loro esperienza acquisita negli anni.

Esperienza e competenza che possono essere condivise sia tramite la didattica, sia con la ricerca, oggi più che mai perno della progressione del sapere e indice di qualità e di prestigio dell’Università.

È possibile per voi tirare fuori, socraticamente, le qualità dello studente non con fare autoritario, ma con l’autorevolezza che vi contraddistingue.

Tocca però a noi studenti dimostrare quella “sana curiositas” che predispone ad apprendere il più possibile da coloro che talvolta vengono visti, a causa di un atteggiamento rigoroso, come degli ostacoli al completamento del nostro percorso universitario e che invece dovrebbero rappresentare per noi dei maestri di vita, genitori culturali da cui trarre il meglio.

Facevo pertanto riferimento agli ostacoli, ostacoli che noi studenti dobbiamo comunque imparare ad affrontare dando il giusto peso agli auspicati traguardi formativi o agli eventuali insuccessi che determinano momenti di sconforto e a volte sensazioni di inadeguatezza, che possono farci perdere la nostra autostima e la speranza nel futuro.

A tutti coloro che vivono un momento di smarrimento e di difficoltà nel percorso universitario sappiate che ci si può sempre rialzare e si può sempre rimediare. A tal proposito la nostra Università si è dotata di uno strumento come il CeRIP, Centro di Ricerca e di Intervento Psicologico. È giusto pertanto divulgare la sua attività e investire sempre più in un servizio che può dare una mano concreta a chi vive una condizione difficile che, appartenendo alla sfera psichica, rischia spesso di essere sottovalutata.

Per raggiungere i nostri obiettivi sono fondamentali la determinazione, l’entusiasmo e la caparbietà, qualità che, in chi è originario di quest’isola, devono essere accompagnate al senso di responsabilità.

Come Colapesce, mirabilmente rappresentato da Guttuso davanti ai nostri occhi, sorresse la Sicilia, così tocca a noi oggi sostenere la nostra terra e credere, anche dopo avere fatto esperienze in giro per il mondo, che sia possibile una vita qui, sulle rive dello Stretto e insieme ai nostri affetti.

Ciò però potrà realizzarsi solo se le istituzioni sapranno assolvere al proprio ruolo con lungimiranza e valorizzando le qualità dei giovani, creando le condizioni per cui andare via diventi una scelta con la prospettiva di ritornare e non un obbligo o una necessità.

Ed è sicuramente questa la più importante missione della nostra Università: formare chi plasmerà il futuro di questa terra e renderci un giorno orgogliosi di averla frequentata.

Buon lavoro e buon Anno Accademico a tutti noi!

Emigrazione giovanile: l’orfanotrofio messinese

Forse fino ad ora non abbiamo avuto neanche la percezione della gravità del problema, […] l’importante è non lasciarsi prendere dalla sfiducia e dalla convinzione che questa città è ormai irredimibile e l’unica soluzione è andare via.

Questo il commento del Prorettore Vicario Prof. Giovanni Moschella sulla Gazzetta del Sud, dopo aver letto che la Sicilia presenta la più alta incidenza in Italia (38%) di NEET, cioè soggetti non impegnati nello studio, né nel lavoro né nella formazione. 

Si sente spessissimo, in TV e sui giornali, argomentare sullo spopolamento del Mezzogiorno italiano, ed è da Garibaldi che si parla di questione meridionale (oramai più lunga di Beautiful). Purtroppo a volte l’eccesso di dati, notizie ed opinioni non fa altro che confondere il fruitore dell’informazione, finendo così per rendere il cittadino disinformato. Cerchiamo di identificare le cifre che meglio descrivono il fenomeno, qui sulle sponde della città dello Stretto:

  • Nel 2010 la popolazione messinese si attestava sulle 247 mila unità, ad oggi i residenti sono 231 228 (perdiamo 1600 residenti all’anno). Se non cambierà nulla, secondo le previsioni, nel 2030 saremo 221 mila
  • Nel 2018 sono morte 891 persone in più di quante ne sono nate
  • Ad oggi 1 messinese su 4 è disoccupato
  • Nel 2018 nell’intera provincia di Messina la disoccupazione giovanile (15-24 anni) era al 60%; quinta provincia d’Italia
  • Sempre l’anno scorso l’età media dei messinesi è stata 44,8 anni, con ¼ della popolazione sopra i 65 anni
  • Dal 2008 al 2017 sono emigrati ben 4 mila giovani tra i 18-30 anni

Insomma, siamo di fronte ad una catastrofe. Questi dati fotografano una città anziana, stantia e manchevole, dove quei giovani che non vanno in quiescenza da NEET finiscono per emigrare verso nord o verso l’estero. Abbiamo già perso la spina dorsale della città del domani, sopratutto se consideriamo che quei 4 mila tra i 18-30 anni diventano più di 5 mila se ci si sposta sulla fascia 26-35 anni.

Fonte: turismo.it

La stampa locale non è rimasta in silenzio e da anni denuncia la realtà in cui verte la città. Dapprima la preoccupazione di D’Amico sulla GdS, poi Caspanello su LetteraEmme che non manca di definire Messina “Una città che premia la mediocrità e mortifica il merito, una città in cui le frequentazioni sono più importanti del curriculum e il cognome che porti determinerà il tuo ruolo nella società”.

Le istituzioni, le associazioni ed i sindacati più che rispondere, hanno commentato l’evoluzione della vicenda nella maggior parte dei casi, seppur con delle dovute differenze. Il segretario generale della CGIL di Messina Giovanni Mastroeni  ha accolto così a settembre in città Maurizio Landini, segretario generale della CGIL: “La situazione è drammatica, bisogna ripristinare le condizioni minime di fiducia e di speranza perché si possa immaginare ancora un futuro per Messina sulle rive dello Stretto. Se non si ferma questa emorragia demografica, se le migliori intelligenze vanno a cercare fortuna altrove se non si crea un minimo di sviluppo e nuovo lavoro la città e il nostro territorio soffocheranno”.

Fonte: gazzettadelsud.it

L’UniMe intanto non è rimasta a guardare ed ha adottato una serie di misure atte ad incentivare i giovani ad iscriversi nell’ateneo messinese. Studiare ed arricchire il proprio bagaglio permette di trovare (a volte crearsi) un’occupazione, ma purtroppo ai nostri giovani è stato tolto slancio necessario. Così lo sforzo dell’Università di Messina, volto ad eliminare questo disagio, si è concretizzato in misure come la No tax area, ampliata nel nostro ateneo fino alla soglia dei 23 mila euro; le borse di studio e contributi affitto per tutti gli studenti fuori sede; insieme alle convenzioni con le varie società di trasporti.

Ma dove sono le risposte delle altre istituzioni necessarie alla resa appetibile di questa città? Cosa si sta facendo a Messina per creare posti di occupazione?
Qualcuno addirittura dice che a Messina il lavoro c’è ma i giovani non hanno volontà. Magari prima andrebbe definito il concetto di “lavoro” in questa città, a mio parere egregiamente fotografato dal giovane rapper messinese Sciack, che nel suo brano in dialetto “Mah” dice:

Giocunu cu bisognu di cristiani
Du euru l’ura, dudici uri ‘o jonnu
Poi misi in regola p’ tri se vonnu
“N’ videmu dumani?” “se…” se tonnu 

Intanto, in mezzo a tutto questo parlare, le persone vanno via ogni giorno da questo posto, e non mancano di comunicare il loro rammarico tramite le varie testate locali. C’è Miriana su Tempostretto che dice “a Messina manca la civiltà”, c’è Roberta a cui UniVersoMe ha dato spazio prima di tantissimi altri giornali per pubblicare la sua bellissima lettera “Cara Sicilia, sei riuscita a farne scappare via un altro”. Di fatti, da Messina sono andati via così tanti giovani, che da anni esiste una associazione che li rappresenta e ragiona sulle soluzioni che potrebbero riscattare la città che tanto gli manca: i ragazzi di FuoridiME.

Lo spopolamento della città è la principale emergenza che Messina dovrà affrontare nei prossimi anni. I dati del 2018,-commenta Roberto Saglimbeni dell’associazione FuoridiME- in attesa del report Svimez 2019, evidenziano ciò che tutti noi viviamo sulla nostra pelle: Messina è diventata una città “stagionale”, legata al rientro e alla partenza di tutti i suoi figli emigrati altrove. Le conseguenze si riverberano su tutti: l’economia ne risente, le iniziative di chi resta ne risultano penalizzate. Più in generale, Messina appare depressa dall’emorragia cronica che la affligge, privata costantemente di energie, mezzi e persone che le servirebbero per risalire. La situazione è complessa e necessita dell’apporto di tutte le componenti sociali. Creare le condizioni lavorative e culturali perché Messina sia davvero un’alternativa alle più quotate opzioni “fuorisede” e, al contempo, valorizzare chi, da fuori, mantiene il proprio interesse per la città, favorendone il rientro: quest’agenda dovrebbe essere posta in cima ai programmi politici locali.  In mancanza di sensibili inversioni di rotta, la situazione potrà solo peggiorare. D’altronde, lo spopolamento colpisce l’intera area geografica meridionale, nella quale Messina, peraltro, non si distingue per imprenditorialità, innovazione, capacità di attrarre capitali e risorse.

Fonte: letteraemme.it

In tutto questo c’è chi è insorto come chi ha aderito alla manifestazione “Si resti arrinesci”. L’iniziativa ha già ricevuto il sostegno di molte istituzioni locali, ha già coinvolto molti studenti universitari e delle scuole superiori, docenti, associazioni di volontariato e promozione sociale e si pone l’obiettivo di fermare l’emigrazione giovanile in maniera subitanea, mettendo al centro del dibattito pubblico il tema del diritto a vivere nella propria terra.

Fonte: gazzettadelsud.it

Io ho 26 anni, sono sempre stato un ragazzo socievole ed ho avuto la fortuna di incontrare degli amici fantastici lungo il mio percorso. Con alcuni siamo cresciuti insieme e non so come avrei fatto diversamente. Messina ci è sempre stata un po’ ostile, un po’ troppo stretta, ci ha sempre fatto intuire che qui eravamo orfani di un futuro. Ci siamo fatti forza l’un l’altro come una famiglia, come i bambini che stanno negli orfanotrofi. Ci sentivamo figli di un gene marcio, pecore di un pascolo abbandonato, ma c’eravamo l’uno per l’altro. Ora sono rimasto solo io qui, gli altri bambini sono andati tutti via, adottati da un altro futuro, completamente diverso da quello che ci eravamo immaginati. Io oggi, nel picco della mia giovinezza, mi sento così, come l’ultimo dei bambini nell’orfanotrofio.

Giovanni Paolo II disse: “Il futuro inizia oggi, non domani”; speriamo si sbagliasse.

Alessio Gugliotta

 

Bando-70 posti di collaborazione per i servizi di assistenza

PART-TIME STUDENTI: BANDO PER 70 POSTI DI COLLABORAZIONE PER I SERVIZI DI ASSISTENZA A STUDENTI CON DISABILITÀ/DSA.

UniMe ha pubblicato un concorso con 70 posti disponibili per la collaborazione part-time di servizi assistenza a studenti con disabilità e/o DSA.

Il bando afferma pertanto una maggior responsabilità da parte dell’Ateneo di mettere a disposizione la sicurezza a tutti i soggetti con disabilità, di beneficiare di servizi come dei tutor i quali forniranno agli studenti richiedenti assistenza in tutte le attività legate all’apprendimento.

Le candidature devono essere presentate entro l’11 novembre esclusivamente online sulla piattaforma ESSE3, entrando dal proprio profilo al link: https://unime.esse3.cineca.it/.
Tutti gli studenti rientranti idonei saranno collocati in una graduatoria.

Quest’ultima divisa per Dipartimenti e  CdS, ed assegnati in base alle richieste degli studenti aventi diritto al servizio di tutor.

Il tutto potrà svolgersi nell’arco dell’a.a. 2019/2020 e non avere durata complessiva superiore a 150 ore né inferiore a 20 ore.

Per maggior informazioni e/o chiarimenti tutti gli studenti potranno rivolgersi all’Unità Organizzativa “Servizi Disabilità/DSA”:

-sita in Via  Consolato del Mare n.41

– mail: servizi.dd@unime.it

Link per scaricare il bando ufficiale:                                                                                                                http://ww1.unime.it/albo/files/001502281-UNMECLE-7baf8da4-bb27-4580-8da1-a414eaca8391-000.pdf

 

Carmen Caratozzolo

La governance Cuzzocrea: ce la raccontano i rappresentati in Senato Accademico

Ai nastri di partenza la nuova stagione di UniVersoMe. A partire dal prossimo lunedì riprenderanno le pubblicazioni della nostra testata registrata, insieme alle trasmissioni della nostra web radio, rinnovata da un palinsesto ancora tutto da scoprire. Nell’attesa però oggi dedichiamo l’intera giornata al nostro Rettore, il Prof. Salvatore Cuzzocrea. Nel pomeriggio, alle ore 17, andrà in onda l’intervista al Magnifico con Cristina Geraci in regia ed il sottoscritto al microfono. Ciononostante vogliamo rendere anche voi lettori e radioascoltatori, protagonisti di questa giornata; infatti ci aspettiamo di essere inondati dai vostri commenti su Instagram e sotto la puntata su Spreaker, così da poter porre le vostre domande al Rettore dell’Università di Messina. 

Mentre aspettiamo che vi sintonizziate però, abbiamo chiesto ad ognuno dei cinque studenti che ci rappresenta in seno al Senato Accademico di commentarci l’operato svolto dal rettore fin qui. 


Ouahib Droussi
Abbiamo partecipato solamente a tre senati, e anche Il Magnifico si può dire sia ancora all’inizio del mandato quindi potrei solo dare un parere parziale riguardo il suo operato fin qui. Sicuramente si percepisce un certo entusiasmo e una volontà di lasciare il segno nell’amministrazione dell’Università di Messina. Oltre ai tre senati, ci ha convocato per discutere di un impegno che aveva preso in campagna elettorale, ossia quello di aumentare significativamente il peso degli studenti nell’elezione del rettore e dei direttori di dipartimento, peso che è oggi praticamente nullo. Vedremo quanto sarà consequenziale. Ma, a parte questo, i temi con cui si deve misurare sono molteplici. Il primo ed il principale obbiettivo è quello di migliorare la qualità dell’ateneo, della didattica e della ricerca per raggiungere standard formativi di eccellenza, piano dove purtroppo la nostra università sconta una forte arretratezza. Sarà infatti rispetto a questi temi che si potrà valutare l’eventuale successo di questo rettorato.


Andrea Muscarà
È evidente una grande attenzione da parte di questa amministrazione in tema di servizi d’ateneo, dai trasporti (tra cui il nuovo efficiente servizio navette interno al Policlinico in accordo con l’ATM) al servizio di segreteria per gli studenti (con un’estensione dell’orario dell’InfoPoint e l’attivazione del servizio di LiveChat, idea fortemente supportata dalla nostra associazione), fino a una importante riduzione della contribuzione studentesca a vantaggio di molte famiglie approvata nel luglio scorso.
Contiamo sul fatto che alcuni problemi di comunicazione ed informazione tra le diverse segreterie e i dipartimenti, specialmente sui tanti nuovi efficienti provvedimenti adottati, possano trovare risoluzione nel breve termine, così come la riorganizzazione di alcuni benefici come il bando di “Onore al Merito”.


Emanuele Faraone

Avendo trascorso un breve , ma proficuo periodo a stretto contatto con il Magnifico Rettore Salvatore Cuzzocrea , mi sento di dire che egli è una persona sempre disponibile , la cui iniziativa è di grande utilità per la nostra università .
Noi Senatori insieme al Magnifico abbiamo il compito e l’obiettivo di lavorare sempre per garantire il meglio agli studenti.

Calogero Collura
Un Rettore molto concreto ma allo stesso tempo molto discreto. Non ha volutamente agito da protagonista sulla stampa perché, a mio avviso, ha voluto intraprendere rapporti più personali che “ex cattedra”. Ha preferito il lavoro diretto con gli studenti, dimostrando una grande capacità di ascolto, e credo che lo stesso abbia fatto con il Corpo Accademico e con il personale dipendente! E ciò senza mai per questo scendere a compromessi sulla qualità dell’offerta Formativa e sul desiderio di sempre più elevare il livello culturale degli studenti dell’Ateneo. Bilancio molto positivo, ad oggi, ma certo ancora tanto si dovrà fare nel campo della innovazione tecnologica, nell’accoglienza degli studenti e per le attività ricreative e dei servizi offerti agli studenti, soprattutto per i non residenti e gli extracomunitari! In questo la nostra Università deve crescere creando Campus di livello nazionale per essere attrattiva, al pari della formazione, anche per la vivibilità.


Alberto Baldone
Una personale visione dell’operato del Magnifico Rettore riguardo alcune tematiche, quali:

  • Calendario didattico

  • Punteggio di Laurea

  • Contributo studentesco

Inoltre fornisco alcuni spunti che auspico possano essere funzionali alla comunità studentesca.

Più specificatamente, per quanto riguarda il calendario didattico ritengo vada elogiato l’incremento del numero di appelli per quasi tutti i Dipartimenti, portandoli a otto, e il mantenimento di nove appelli per quei Corsi di studio che già li prevedevano; tuttavia una imperfezione può essere considerata quella dell’eccessivo accorciamento, in taluni casi, della finestra temporale nella quale poterli svolgere, così come accaduto per il classico appello di Maggio a Giurisprudenza.

Per quanto riguarda invece le questioni relative alla Laurea, si elogia anche qui l’incremento del numero di sedute di Laurea, fissate al numero di quattro, a partire, così come per il calendario didattico, dall’Anno Accademico 2019-2020; positivi secondo me i nuovi criteri dell’attribuzione del punteggio, anche se poco chiari in alcuni passaggi; un aspetto che forse poteva essere gestito meglio a mio avviso è stato l’emanazione improvvisa del provvedimento, ovvero l’attuazione dal Giugno 2019 per le sedute di Laurea previste per il mese seguente.

Proseguendo, appare ammirevole l’abbassamento dei contributi degli studenti, che presentano una riduzione importante e riguardante quasi tutte le fasce di reddito; così come ammirevoli le numerose agevolazioni previste per gli studenti meno abbienti, sia già presenti come “Casa Unime”, ma anche la “no tax area” e l’esenzione delle tasse per merito. Questa purtroppo si riferisce esclusivamente agli studenti iscritti all’Università degli studi di Messina dall’Anno Accademico 2019-2020, lasciando quindi esclusi da tale provvedimento tutte le coorti di studenti precedentemente iscrittesi presso tale ateneo, lanciando probabilmente un incentivo allo studio per i nuovi iscritti, ma creando una disparità con gli studenti meritevoli dei “vecchi iscritti”.

Auspico che venga portato a termine la ristrutturazione di diversi spazi dell’Università, riguardante tutti e tre i poli (Polo “Policlinico”, Plesso centrale e Polo “Papardo”); auspico inoltre che possa essere fornito un’ulteriore sviluppo ed incremento dell’internazionalizzazione, inteso come sburocratizzazione delle pratiche Erasmus, ma anche inteso come implemento del numero di Università straniere aderenti, così da fornire anche maggiore garanzia di coerenza di piani di studio nei vari anni di corso, come a Medicina e a Giurisprudenza; per quanto riguarda il Policlinico stesso, mi sento di ringraziare il Magnifico per il lavoro svolto nel settore dei trasporti, ma auspico anche un incremento, sia come spazi, sia come orari, per quanto concerne le aree di studio degli studenti al Polo stesso che, in discreta parte fuori sede, possono avere difficoltà ad usufruire degli spazi, messi a disposizione dall’Università stessa, nei pressi del “Rettorato”.

Alessio Gugliotta

Addio Nadia

«Niente per noi sarà più come prima, ciao Nadia».

Nadia Toffa, inviata e poi conduttrice del celebre programma televisivo “Le Iene” ci ha lasciati.

È così che la redazione saluta la loro collega, che dal 2017 lotta contro il cancro.

Il post che ha commosso il web:

E forse ora qualcuno potrebbe pensare che hai perso, ma chi ha vissuto come te, NON PERDE MAI.

Hai combattuto a testa alta, col sorriso, con dignità e sfoderando tutta la tua forza, fino all’ultimo, fino a oggi.

D’altronde nella vita hai lottato sempre.

Hai lottato anche quando sei arrivata da noi, e forse è per questo che ci hai conquistati da subito. È stato un colpo di fulmine con te, Toffa. È stato tanto facile piacersi, inevitabile innamorarsi, ed è proprio per questo che è così difficile lasciarsi.

Il destino, il karma, la sorte, la sfiga ha deciso di colpire proprio te, la NOSTRA Toffa, la più tosta di tutti, mentre qualcuno non credeva alla tua lotta, noi restavamo in silenzio e tu sorridevi.

Sei riuscita a perdonare tutti, anche il fato, e forse anche il mostro contro cui hai combattuto senza sosta… il cancro, che fino a poco tempo fa tutti chiamavano timidamente “Il male incurabile” e che, anche grazie alla tua battaglia, adesso ha un nome proprio.

“Non bisogna vergognarsi di guardarlo in faccia e chiamarlo per nome il bastardo, – dicevi – che magari si spaventa un po’ se lo guardi fisso negli occhi”.

E dato che sei stata in grado di perdonare l’imperdonabile, cara Nadia, non ci resta che sperare con tutto il cuore che tu sia riuscita a perdonare anche noi, che non siamo stati in grado di aiutarti quanto avremmo voluto.

Ed ecco le Iene che piangono la loro dolce guerriera, inermi davanti a tutto il dolore e alla consapevolezza che solo il tuo sorriso, Nadia, potrebbe consolarci, solo la tua energia e la tua forza potrebbero farci tornare a essere quelli di sempre.

Niente per noi sarà più come prima.

Addio Nadia

X Edizione della Settimana della Sicurezza

Messina Risk. Sis.ma 2019, fare e fare bene. La chiarezza del rischio nella forza delle azioni.
Questo l’intento che anche quest’anno ha visto coinvolti molteplici realtà cittadine, studenti, associazioni di volontariato, forze dell’ordine, autorità civili, militari e come sempre la sinergica collaborazione dell’Ateneo Messinese.
Presente come di consueto e immancabile il Dipartimento di Medicina clinica e Sperimentale con i suoi studenti infermieri coordinati dalla Dott.ssa Mariella Caruso in veste di Tutor supervisore.
Ormai da anni, sicurezza e cultura della prevenzione caratterizzano eventi simili a questo e Messina risponde egregiamente con attenzione e spirito di serietà a quella che ormai è una abitudine augurabile alla città ancora per
tantissimi altri anni.
Messina come banco di prova, rischi collettivi emergenziali in simulazione organizzata, che ha visto l’ impegno attento e scrupoloso di Massimiliano Minutoli, Assessore alla Protezione Civile, di sua Eccellenza Dottoressa Maria Carmela Librizzi, Prefetto di Messina, del dirigente generale del dipartimento regione siciliana Protezione civile Calogero Foti e di Agostino Miozzo del Dipartimento nazionale di Protezione civile.
Ecco, la maxi emergenza voluta dal Comune di Messina tramite il suo COC (Centro Operativo Comunale di Protezione Civile), comprendente variegate funzioni al proprio interno, una tra le molteplici la “funzione volontariato” che risponde a quelle esigenze cardini delle quali un paese civile non può più fare a meno.
Nell’ottica di questa simulazione, che ha visto coinvolte diverse strutture dell’apparato pubblico, tra cui in primis il comando provinciale dei Vigili del Fuoco, la Capitaneria di Porto, la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia Municipale nonché la macchina operativa in seno al Dipartimento Regionale della Protezione Civile, tutto si è svolto con la massima serietà e competenza fattiva da sempre tratti tangibili della macchina emergenziale organizzativa messinese.

Presenti all’evento, come da anni or sono, la aziende sanitarie, prime attrici e primi apparati coinvolti in caso di emergenza. La presenza anche quest’anno dell’università di Messina con il DIMED che ha contribuito con la partecipazione dei propri studenti infermieri coadiuvati dalla Dottoressa Mariella Caruso.
Il DIMED attento alla formazione dei propri iscritti, quali futuri professionisti e operatori sanitari, condivide, sponsorizza e valorizza tutte le attività che vedono l’essere umano al centro della tutela pubblica e persegue con lungimiranza comprovata tutte quelle iniziative volte alla cultura della prevenzione.
Una su tutte l’ammaraggio di un aereo costretto all’atterraggio d’emergenza in mare che ha visto il recupero e il salvataggio dei passeggeri a bordo.

Nello specifico impegnati nelle operazioni il centro coordinamento soccorsi della prefettura con l’ausilio del coordinamento della capitaneria di porto in soccorso dell’aeromobile ATR42 che ha visto impegnata in mare anche la motobarca del distaccamento portuale dei vigili del fuoco di Messina M03 con equipaggio composto da quattro unità specialisti nautici e da squadra terrestre.
I vigili del Fuoco, questi primi attori di Protezione Civile, rispondono da sempre a quelle caratteristiche necessarie ai primi interventi, direbbe qualcuno non vi è emergenza grave senza l’intervento dei vigili del fuoco, corpo questo per antonomasia “élite” di Protezione Civile.

In un tessuto cittadino, quale quello della città di Messina e della sua oggi area metropolitana messinese, favorire l’educazione alla prevenzione e alla tutela della vita in quanto tale, è segno che ad ogni livello, in ogni istituzione statale, parastatale e privata, venga fuori quella voglia, caratteristica innata dei messinesi nel perseguire concetti di autotutela e autoformazione continua in protezione civile.
La Protezione civile siamo tutti noi, il nostri vicini di casa, i nostri amici, colleghi, insegnati, genitori, fratelli e sorelle, tutti insieme per un fine comune, esserci e saper esserci in caso di emergenza.
Diceva qualcuno un tempo di non chiederci cosa può fare la nostra città per noi, piuttosto chiediamoci cosa possiamo fare noi per la nostra città, la nostra Sicilia, la nostra nazione.

                                                                                                                                                                                              Filippo Celi