L’arte della ceramica di Santo Stefano di Camastra

Storia

La cittadina di Santo Stefano di Camastra sorge come un ideale terrazzo sul Tirreno, incastonata tra i Monti Nebrodi e la dorata costa tirrenica.

La storia di Santo Stefano di Camastra si articola in tre fasi:

  1. Noma, antica civiltà di pastori e contadini;
  2. Stefano di Mistretta, casale sotto il controllo di Mistretta fino al XV secolo;
  3. e infine S. Stefano di Camastra, la città moderna.

In seguito a una frana avvenuta nel 1682, il Duca di Camastra fondò il nuovo centro abitato in una zona più costiera rispetto a quella precedente, seguendo un piano urbanistico ispirato a Versailles. Questo provocò un profondo mutamento sociale: gli stefanesi svilupparono nuove tradizioni , tra cui quella ceramista già presente in epoca araba. I vasai stefanesi segnarono profondamente la cultura locale, tanto da ispirare celebri autori siciliani come Luigi Pirandello e Vincenzo Consolo.

Santo Stefano di Camastra Fonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=http%3A%2F%2Fwww.foto-sicilia.it%2Ffoto.cfm%3Fidfoto%3D140265%26citta%3Dsanto%2520stefano%2520di%2520camastra%26idfotografo%3D3054&psig=AOvVaw2YwGaKMBipYnQsQOTP3G-t&ust=1740410553328000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBYQjRxqFwoTCKD34-OM2osDFQAAAAAdAAAAABAi
Santo Stefano di Camastra
Fonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=http%3A%2F%2Fwww.foto-sicilia.it%2Ffoto.cfm%3Fidfoto%3D140265%26citta%3Dsanto%2520stefano%2520di%2520camastra%26idfotografo%3D3054&psig=AOvVaw2YwGaKMBipYnQsQOTP3G-t&ust=1740410553328000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBYQjRxqFwoTCKD34-OM2osDFQAAAAAdAAAAABAi

Lo sviluppo della ceramica

Nel Settecento, l’incremento del commercio via mare portò gli abitanti del piccolo comune a dedicarsi alla produzione della mattonella maiolicata.

Assimilando le tecniche dei colori e degli smalti napoletani, durante tutto l’Ottocento diedero vita ad innumerevoli piastrelle che rappresentano una parte fondamentale della storia dell’arte siciliana e mantengono tutt’oggi una forte identità culturale.

Un elemento che favorì lo sviluppo di questa particolare forma d’arte fu la presenza nel territorio delle cave “Turrazza” e “Piano Elia”, oggi chiuse, ma dalle quali si estraeva una delle argille tra le migliori della Sicilia.

La produzione di ceramica inizia in concomitanza con l’evento calamitoso che distrusse il paese e costrinse gli abitanti a spostarsi in una nuova ubicazione più a valle. Dunque, i primi oggetti realizzati furono materiali per l’edilizia, come le tegole. Successivamente, l’argilla venne impiegata nella realizzazione di altri oggetti, tra cui le celebri Giare Stefanesi, particolarmente apprezzate in quanto potevano raggiungere dimensioni molto più elevate delle altre presenti nel resto della Sicilia e d’Italia. Questa peculiarità, nella società agricola dell’epoca, rese la giara il prodotto di punta della produzione stefanese.

Accanto alla produzione tradizionale, si sviluppò gradualmente un’artigianalità sempre più diversificata, comprendente oggettistica varia e immagini sacre, contribuendo così a consolidare la fama dell’arte ceramica stefanese.

Santo Stefano di Camastra Fonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fjp.pinterest.com%2Fpin%2F312929874104477659%2F&psig=AOvVaw1VYWrJ9eKV1sMIvPH_lCaE&ust=1740410960397000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBYQjRxqFwoTCOjHkKiO2osDFQAAAAAdAAAAABAJ
Ceramiche di Santo Stefano di Camastra
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La ceramica oggi

La ceramica di Santo Stefano di Camastra è profondamente intrecciata con la sua identità culturale, rappresentando non solo un’attività economica centrale, ma anche un simbolo della storia e delle tradizioni della comunità locale.

Riconosciuta a livello internazionale, la produzione stefanese diventa simbolo della qualità Made in Italy e permette al territorio di godere dei suoi benefici, tra cui il turismo.

Il Museo della Ceramica, ospitato nel Palazzo Trabia, funge da custode di questa eredità culturale, esponendo opere che testimoniano l’evoluzione stilistica e tecnica della ceramica locale. I numerosi eventi comunali come “l’inceramicata”, una variante locale dell’infiorata, evidenziano come la ceramica sia parte integrante delle celebrazioni e delle tradizioni del luogo.

La presenza di numerosi laboratori artigianali e botteghe nel territorio sottolinea l’importanza della ceramica nella vita quotidiana degli abitanti. Questa produzione artigianale non solo sostiene l’economia, ma rafforza anche il senso di appartenenza e l’orgoglio comunitario, rendendo Santo Stefano di Camastra un punto di riferimento per l’arte ceramica in Sicilia.

Oggi, Santo Stefano di Camastra è un vero museo a cielo aperto, dove l’arte delle ceramiche decora strade, palazzi e piazze.

Inceramicata di Santo Stefano di CamastraFonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.buongiornoceramica.it%2Feventi%2Finceramicata-2%2F&psig=AOvVaw3c9Yr8PLdRrCDXgN-CbWBq&ust=1740409290442000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBYQjRxqFwoTCKCJn4eI2osDFQAAAAAdAAAAABAE
Inceramicata di Santo Stefano di Camastra

Fonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.buongiornoceramica.it%2Feventi%2Finceramicata-2%2F&psig=AOvVaw3c9Yr8PLdRrCDXgN-CbWBq&ust=1740409290442000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBYQjRxqFwoTCKCJn4eI2osDFQAAAAAdAAAAABAE

 

Fonti:

https://comune.santostefanodicamastra.me.it/amministrazione/luogo/bellezze-naturali/

https://comune.santostefanodicamastra.me.it/wp-content/uploads/2019/02/la_citta_del_duca.pdf

https://comune.santostefanodicamastra.me.it/wp-content/uploads/2019/02/ATLANTE_COMPLETO.pdf

 

Antonella Sauta

Il MACHO: l’arte nell’arte di Capo Peloro

Da sempre la Sicilia è stata terreno fertile per la nascita e lo sviluppo dell’arte. Il suo ruolo di mediazione tra Oriente e Occidente le ha permesso di raccogliere sul suo suolo numerose opere d’arte provenienti da ogni parte del mondo.

La Sicilia, però, non si limita all’arte greca o bizantina; l’Isola ama l’arte di qualsiasi periodo e in tutte le sue forme.

Il MACHO e il complesso monumentale

Il MACHO (Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca) nasce da un progetto di ricerca sulle arti visive dei contesti culturali e geo-politici mediterranei, iniziato contemporaneamente alla nascita della Fondazione Horcynus Orca. Le opere e istallazioni presenti hanno lo scopo di completare la scacchiera artistica del territorio siciliano, inserendo artisti contemporanei da ogni parte del mondo. Questo percorso verso l’arte contemporanea è stato reso possibile grazie a numerosi donatori, tra cui molti artisti stessi entusiasmati dal progetto.

Il museo sorge all’interno di un complesso monumentale ai margini della Riserva naturale di Capo Peloro. Grazie agli scavi archeologici è emerso un manufatto architettonico di epoca romana imperiale, di cui è stato rinvenuto il basamento; sembra si tratti del faro più imponente del mediterraneo. Nei secoli i vari popoli succedutisi nell’area in questione hanno utilizzato la struttura; in particolare si ricorda la presenza degli inglesi nel XIX secolo: da allora la Torre è infatti chiamata “Torre degli Inglesi”.

Le “sale” del MACHO

Il MACHO propone un percorso di visita permanente attraverso le sue otto “sale”, per un totale di circa cento opere e un archivio video di circa cinquecento titoli.

La prima sala è dedicata agli artisti dell’astrattismo italiano, mentre la seconda raccoglie le opere realiste del mondo arabo dal 2000 in poi.

Il percorso continua in un ambiente interamente dedicato al progetto Signes de Rencontrè, una tela a quattro mani che mette a confronto l’astrattismo e la calligrafia araba pura.

La quarta sala racconta il tempo e la memoria attraverso dieci opere in acciaio ossidato, donate dall’artista Ramon de Soto.

La quinta stanza è un puro intreccio tra la storia dell’artista israeliano Geva, la sua passione per l’ambiente e le risorse offerte dalla città di Messina; l’opera “The Bird inside stands outside” è stata realizzata interamente con materiali trovati nella nostra città e poi donata alla Fondazione Horcynus Orca.

La fondazione ha dedicato la sesta e la settima sala all’artista contemporaneo siciliano Emilio Isgrò, che ha donato un’istallazione molto suggestiva, in cui le api siciliane mostrano la sapienza delle grandi culture mediterranee; è presente anche la sua opera “I Pianoforti”, realizzata in occasione del centenario del terremoto di Messina.

L’ultima sala è la sala del viaggio, esperienza a cui la fondazione è profondamente legata: tre donne raccontano diverse concezione di viaggio, tra attraversamenti abusivi, viaggi nel tempo che percorrono le donne durante la loro vita e tragedie di migranti.

La “sala immersiva”

La fondazione ha elaborato un progetto per la realizzazione di una stanza in cui emergono grande suggestione ed attrattività. Stiamo parlando della cosiddetta “sala immersiva”, composta da impianti di emissione interattivi e multicanale a supporto di pareti ricoperte da videoproiezioni, raggiungibili al pubblico – grazie alla tecnologia 3D – tramite sensibilità al tocco.

Il prototipo “Salamare” contiene quattro scenari immersivi dedicati proprio al mare dello Stretto di Messina, proiezioni che permettono a grandi e piccoli di “immergersi” completamente nelle nostre acque. Tali tecnologie infatti non si limitano a  far conoscere un nuovo tipo di linguaggio dell’arte, ma creano anche dei percorsi sensoriali o educativi per bambini.

Il tema del viaggio

Entrare in questo museo ci permette di comprendere a pieno lo scopo della Fondazione Horcynus Orca, che, a partire dal nome ispirato all’omonimo romanzo di Stefano d’Arrigo, ci introduce nel mondo del viaggio: vero, metaforico o sensoriale che sia.

 

Sofia Ruello

 

Fonti:

horcynusorca.it/il-parco/macho/

luoghidelcontemporaneo.beniculturali.it/macho—museo-d-arte-contemporanea-horcynus-orca

Le immagini contenute nel testo e l’immagine in evidenza sono acquisite dai suddetti siti.