Loving Vincent

Dopo la morte di Vincent Van Gogh il figlio del suo postino fidato viene incaricato di recapitare una lettera al fratello Theo Van Gogh. Scoprirà però che quest’ultimo però è morto a distanza di sei mesi dal fratello. La consegna diventa a questo punto una vera e propria indagine sulla vita e la morte di Vincent.

Questo piccolo capolavoro è nato dalla collaborazione dei registi Dorota Kobiela e Hugh Welchman. Un team di artisti è stato radunato e ha ricalcato fotogramma dopo fotogramma scene reali di attori in un teatro di posa, in piena tecnica Van Gogh e ispirandosi a sue 94 opere diverse.

Attraverso l’utilizzo di questa tecnica lo spettatore è interamente catapultato in un thriller di arte e pittura che non può che coinvolgere completamente.

Dietro il film abbiamo un lavoro immane ma il risultato è assolutamente soddisfacente.

La narrazione non risulta affatto noiosa, siamo interamente catapultati nel mondo e nella vita del grande padre dell’arte moderna

Un’opera simile non era mai stata realizzata e ha ovviamente riscosso successo immediato dal pubblico e dalla critica, vari riconoscimenti e una candidatura come miglior film d’animazione al Golden globe 2018.

 

 

 

Benedetta Sisinni

Ferry Boat e Parole in libertà. La linea futurista di Marinetti lungo lo stretto di Messina

Il Futuro sopravvenuto è il titolo della mostra di pittura che la scorsa primavera ha fatto parlare di sé sotto il cielo di Taormina. Una settantina di opere provenienti da alcune importanti collezioni internazionali racchiuse in un’esposizione che comprendeva i nomi cardine dell’avanguardia italiana da Umberto Boccioni a Giacomo Balla, Carlo Carrà e Gino Severini. Opportunità per ripensare, una volta di più, al sottile legame intercorso tra l’esplosiva creatura nata nella mente di Filippo Tommaso Marinetti e la città dello stretto.

Accostamento singolare, obietteranno alcuni. Nessuna Milano opulenta e industriale, e nessuna Parigi dei Cafè; nessun mito della grande metropoli accesa dalle illuminazioni della dirompente elettricità e percorsa dal ritmo frenetico delle automobili imbizzarrite e dal dominio del rumore, che, come sosteneva Luigi Russolo (musicista, inventore dell’Intonarumori), avrebbe dovuto annientare il silenzio della vita antica; il passato rappresentato dalle biblioteche e dalle “città di Podagra” superato dall’uomo-macchina e dal volo dell’areo, in grado di rivoluzionare la prospettiva inaugurando la nuova aeropittura. Sono gli anni che seguirono al terremoto con una città ridotta a macerie e villaggio di baracche. Perché allora Marinetti, e perché parlare di Messina?

In realtà proprio l’immagine della rovinosa catastrofe era lo slogan che il futurismo in quegli anni auspicava attraverso l’assioma propagato nei Manifesti della guerra sola igiene del mondo. Messina divenne allora per il fondatore del futurismo un trampolino di lancio, un’occasione per mettere a punto il suo desiderio di drastico, totale rinnovamento. A conferma ci sono le parole dello stesso Marinetti nel ’13 su L’Avvenire: “Messina simboleggia perfettamente il futurismo cioè la volontà indomabile dell’uomo che affronta e sfida tutte le forze coalizzate della natura senza rimpianti senza dubbi, senza nostalgie”. E riuniti intorno alla Balza Futurista nel ‘15 si mossero Guglielmo Jannelli, Luciano Nicastro e Giovanni Antonio Di Giacomo (che insegnò all’università di Messina), intellettuali e poeti siciliani che ebbero rapporti ravvicinati con il movimento. La rivista che essi fondarono si tramutò per qualche tempo, dopo l’abbandono de Lacerba di Giovanni Papini e Ardengo Soffici, nell’organo ufficiale di pubblicazione dei fogli futuristi. Il principale mezzo di stampa su cui l’avanguardia poggiava.

L’avventura della Balza Futurista ebbe una parabola breve; la pubblicazione si limitò a soli tre numeri, usciti dall’aprile al maggio del 1915. Alle soglie dell’entrata in guerra una disposizione della città di Messina ordinò infatti la soppressione di tutti i periodici, e tra questi anche la “Balza” fondata a Ragusa. La sua esistenza, eppure, consumata in un piccolo lasso di tempo, offrì una rilevante voce di supporto ai contributi del movimento avanguardista che si irradiò nell’isola, indicativo delle sue contraddizioni e difformità interne. I fogli della Balza Futurista si aprirono ad apporti che mostrarono inclinazioni e angolazioni personali, in certi casi distanti e trasgressive rispetto all’ortodossia futurista. Il quindicinale accolse il poeta Corrado Govoni e gli interventi di Fortunato Depero (a cui è stata recentemente dedicata un’altra mostra al Museo Regionale di Messina). L’attenzione alla nuova estetica paroliberista e al simbolo alfabetico nella compagine visiva si affiancò così alla fede irredentista e allo sforzo di orientare gli animi verso il conflitto mondiale. La Balza ospitò nelle sue pagine interventi di Marinetti, e tra questi, anche una curiosa missiva interventista indirizzata Agli studenti futuristi. Il suo fondatore Di Giacomo “Vann’Antò”, docente di Tradizioni popolari a Messina, entrò in contatto con Salvatore Quasimodo. E fu proprio nel solco dell’amicizia nata con Giorgio La Pira, Salvatore Pugliatti e con intellettuali che ebbero frequenti incursioni nella città che si formò la “brigata” di un manifesto dell’ermetismo; la poesia Vento a Tindari di Quasimodo.

La Messina futurista si può facilmente percorrere a piedi e osservare nelle architetture di alcuni famosi luoghi cittadini. I principali vertici di snodo delle comunicazioni dello stretto ne sono simbolo d’eccellenza. Ci riferiamo alla Stazione Centrale e alla Stazione Marittima, entrambe opere di Angiolo Mazzoni. Con l’ingegnere bolognese (che ha realizzato anche il colossale Palazzo delle Poste di Palermo in via Roma) Marinetti nel 1934 stilò il Manifesto dell’Architettura aerea. Dentro la Stazione Marittima, dominata da una linea imponente e da grandi spazi interni, al primo piano è ancora visibile il mosaico (omaggio evidentemente all’arte bizantina in Sicilia) del ventennio fascista con una raffigurazione gigantesca del Duce. Mazzoni prima di progettarla inviò al Direttore Generale delle Ferrovie dello stato una lettera in cui scriveva: “tale composizione dovrebbe riprodurre, con figurazioni allegoriche, il discorso di Palermo con il quale S. E. il Capo del Governo (Benito Mussolini, ndr) elevava la Sicilia all’onere di essere il Centro dell’Impero”. Dopo la costruzione della rampa esterna, il salone decorato è oggi escluso tuttavia dall’itinerario del viaggiatore che si imbarca per attraversare lo stretto. Restando nei territori dell’arte fiore all’occhiello del futurismo messinese è l’opera di Giulio D’Anna, grande interprete dell’aeropittura siciliana. Sua la tela Aerei in volo sull’Etna dove, sopra il vulcano in eruzione e la sua energia “colorificio del cielo”, secondo la definizione di Marinetti, svettano gli aerei sul mare, immagine del dinamismo e della modernità.

Per completare il nostro viaggio è allo stesso tempo suggestivo rintracciare i riferimenti lasciati da Marinetti su Messina e sparsi in diversi suoi scritti. Zang Tumb Tumb è la più importante opera letteraria futurista, emblema delle teorie sulle parole in libertà espresse nel Manifesto Tecnico del 1912. Si tratta di un poemetto ispirato all’assedio di Adrianopoli e costituito da elementi grafici disparati, e da svariati caratteri tipografici, con un trionfo di onomatopee e frasi caratterizzate dall’abolizione dei nessi sintattici. L’inventore del futurismo ad un certo punto descrive, a suo modo, con le parole in libertà, l’attraversamento dello stretto sotto la luce della luna: “punzecchiato dal sale marino aromatizzato dagli aranci cercare mare mare mare (…) Villa San Giovanni cattura + pesca + ingoiamento del treno-pescecane immagliarlo spingerlo nel ferry-boat balena partenza della stazione galleggiante”. Ma è in un’altra opera di Filippo Tommaso Marinetti, approdo finale dell’ideologia del futurismo, quando l’Impero austro-ungarico è sconfitto, l’Alcova D’Acciaio del 1921, che il rapporto viene in definitiva suggellato attraverso l’immagine di un’avanguardia come vento di rigenerazione. Il vento a cui pensa l’autore è quello di Sicilia: “Tre venti animano intanto sullo stretto di Messina, venti tra Messina e Siracusa”, nel quale c’è probabilmente anche l’omaggio alla triade della Balza Futurista di Jannelli, Nicastro e Di Giacomo.

Eulalia Cambria

Image credits:

1. Pippo Rizzo, Regata a Mondello, Olio su tela, 35 x 92
2. Giulio D’Anna, Aerei in volo sull’Etna, 1933, olio e tecnica mista su tavola cm. 67 X 73

…a Messina si trova il secondo organo a canne più grande d’Italia?

Appassionati di musica, esultate: Messina ha una sorpresa che fa per voi. Se vi dovesse capitare di fare due passi in piazza Duomo a Messina una domenica mattina, tenete le orecchie bene aperte: già dall’esterno del grande tempio cittadino, potreste facilmente sentire la nitida voce, ora possente ora dolcissima, del secondo più grande organo a canne d’Italia.

Proprio così: con le sue 16.000 canne, l’Organo della Cattedrale di Messina è il secondo in Italia per dimensioni, sorpassato (peraltro neanche di troppo) solo dal grande Organo del Duomo di Milano.

Il pallino per la musica, a Messina, pare non essere mai mancato, così come la voglia di fare le cose in grande. La presenza di un organo in Cattedrale è documentata dal 1560, quando fu edificato all’angolo del pilastro sinistro dell’abside un maestoso strumento riccamente intagliato, per volontà dell’Arcivescovo; neanche 15 anni dopo, per volere del Senato, gli organi diventano due, uno di fronte all’altro; nel corso del XVI secolo, ne viene edificato un terzo, poi un quarto, dove oggi si trovano rispettivamente le cappelle dell’Assunta e del Risorto; ben quattro strumenti, che durante le solennità venivano suonati da altrettanti organisti, che, insieme col coro e altri musicisti, formavano l’organico della Cappella Musicale del Duomo di Messina, stipendiata

dal Senato.

Di questo grandioso apparato musicale, più volte ritoccato nel corso dei secoli per adattarsi ai gusti dell’epoca, oggi non resta nulla; ma, fortunatamente, durante il periodo di ricostruzione successivo al terremoto del 1908, si pensò di riparare al danno subito con un nuovo strumento più grande di tutti i precedenti messi assieme. Commissionato alla ditta Tamburini di Crema, una delle più importanti d’Italia, il nuovo organo fu ultimato nel 1930, ma ebbe vita breve: distrutto infatti dai bombardamenti del 1943, fu ricostruito dalla stessa ditta, ma ancora più in grande, nel 1948.

È questo l’organo che possiamo vedere e sentire oggi: con le sue cinque tastiere e i suoi 170 registri, può passare, nelle mani giuste, dai suoni più dolci e delicati a quelli più possenti e maestosi, in una gamma pressochè infinita di sfumature timbriche.

Ma c’è di più: le canne infatti sono divise in più corpi d’organo, distribuiti appositamente in diverse zone della chiesa: nei transetti di destra e di sinistra, dietro l’altar maggiore, in controfacciata, addirittura sopra l’arco trionfale. Il suono arriva quindi agli ascoltatori da davanti, da dietro, dai lati, persino dall’alto, in modo da sfruttare al meglio le peculiarità acustiche dell’edificio e creare incredibili effetti stereofonici.

Trattandosi di un organo sinfonico (secondo il gusto continentale in voga quando fu costruito), rende il massimo delle sue potenzialità in concerto, soprattutto in pezzi appositamente pensati per questo tipo di strumenti, come quelli di autori francesi del periodo romantico e tardo-romantico (vi offriamo un assaggio qui), pur potendo eseguire qualsiasi repertorio; oltre ad essere ovviamente ottimo per accompagnare il canto liturgico e la musica sacra.

Ma direi che ne abbiamo già parlato abbastanza: ora tutto quello che vi resta da fare è lasciar parlare la musica, correndo in Duomo ad ascoltarlo…

Gianpaolo Basile

Image credits:

 

1)  Mstyslav Chernov, https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Messina_Duomo_,_Organ._Messina,_Island_of_Sicily,_Italy,_Southern_Europe.jpg#mw-jump-to-license

2)  Hajottu, https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Kathedrale_von_Messina@_Orgel_20171018.jpg#mw-jump-to-license

 

 

… ci sono ben due Messinesi illustri sulla Luna?

La luna piena fotografata da un obiettivo telescopico

Ebbene sì: c’è chi guardando la Luna pensa all’amore, chi, come Leopardi, ci intesse sopra riflessioni sul senso della vita. Ma d’ora in avanti, cari lettori di UniVersoMe, quando volgerete lo sguardo al cielo in una bella notte di luna piena, non penserete più a nulla di tutto questo, ma alla nostra città di Messina.

Come mai? Perchè Messina ha l’onore di avere non uno, ma ben due Messinesi illustri sulla Luna. Ovviamente non di persona, ci mancherebbe: ma i loro nomi sono stati assegnati rispettivamente a un cratere lunare e a un Dorsum, una sorta di catena montuosa formata da creste lunari.

Chi sono questi due personaggi messinesi e come mai hanno ricevuto una così singolare onorificenza? 

Francesco Maurolico

Il primo, probabilmente, lo conoscete un po’ tutti: è Francesco Maurolico, matematico, scienziato, letterato, storico, erudito, in poche parole grande mente del Cinquecento messinese. Di questo incredibile personaggio, che più di ogni altro forse riuscì a incarnare l’archetipo dell’intellettuale rinascimentale a tutto tondo, ci resta una enorme quantità di scritti, molti dei quali testimoniano appunto il suo vivo interesse per l’astronomia.

Il più importante di questi, una opera massiccia intitolata “Cosmographia”, rappresenta una sorta di grande rassegna del sapere astronomico dell’epoca: la prima edizione,

Superficie lunare. In giallo, il cratere Maurolycus

datata 1543, è dedicata all’amico e letterato Pietro Bembo.

Per i suoi importanti contributi allo sviluppo di una disciplina che all’epoca era quanto mai attuale, Maurolico fu molto apprezzato tanto dai suoi contemporanei, quanto dai posteri. Nel 1615, infatti, quando l’astronomo gesuita Giovan Battista Riccioli pubblica la sua mappa della superficie lunare, non manca di onorarne la memoria attribuendo il suo nome a un cratere del diametro di 117 km, il Maurolycus, che lo conserva tutt’ora.

Una delle tavole paleontologiche di Scilla, con disegni di fossili

Il secondo personaggio invece è sicuramente meno noto, ma non meno affascinante, e, per certi versi, bizzarro: forse perchè visse e operò circa un secolo dopo Maurolico, nel Seicento, in un’epoca permeata dalle bizzarrie del barocco.

Stiamo parlando di Agostino Scilla, anche lui messinese e anche lui, come il Maurolico, genio a 360 gradi: dopo una formazione da letterato, si dedicò alla pittura, e diverse delle sue opere sono custodite al Museo Regionale di Messina.

Ma i suoi interessi non si fermano all’arte: fu anche appassionato di geologia, e instancabile collezionista di fossili. Scoprì per primo, quasi in contemporanea con il danese Niccolò Stenone, e in contrasto con le credenze dell’epoca, che i fossili sono resti di esseri viventi, gettando così le basi della moderna paleontologia.

Il Dorsum Scilla in una foto telescopica

Proprio per questo, nel 1976 gli venne dedicato un Dorsum lunare, il Dorsum Scilla, lungo circa 108 km: la Unione Astronomica Internazionale, che regola la nomenclatura delle strutture lunari, prevede infatti che ai Dorsa vengano assegnati i nomi di geologi, paleontologi e studiosi della Terra. 

Quando si parla di “portare in alto” il buon nome della città di Messina, dobbiamo dunque ricordare che c’è stato chi, come Francesco Maurolico e Agostino Scilla, è riuscito a portarlo così in alto… da raggiungere addirittura la Luna! 

Gianpaolo Basile

Image credits:

  1. Di Gregory H. Revera – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11901243
  2. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=697197
  3. http://www.osservatoriogalilei.com/home/index.php/rirorse/fly-me-to-the-moon/839-il-cratere-maurolycus
  4. Di Colonna, Fabio; Scilla, Agostino – http://www.biodiversitylibrary.org/pageimage/39707030, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44716771
  5. Di Naval Research Laboratory from Clementine data – Quelle: http://solarviews.com/raw/moon/moonmap.tif, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=482921

…uno tra i più talentuosi protagonisti del barocco italiano ha vissuto a Messina?

Caravaggio in un celebre ritratto d’epoca

 Forse non tutti sanno che la città di Messina può vantarsi di essere stata, anche se per un breve periodo, la casa di Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio.

Ma cosa spinge il geniale pittore lombardo a stabilire la sua dimora a Messina? Prima di rispondere, bisogna fare delle premesse.

Caravaggio ebbe un’ indole violenta, oggi lo si definirebbe una testa calda. Non stupisce infatti che la sua vita sia stata un susseguirsi di risse, denunce e processi. Momento cruciale è quando, nel maggio del 1606, a Roma, ferisce mortalmente un nobile romano. Per sfuggire alla pena capitale, ossessionato dalla paura della morte, il pittore passerà il resto della sua breve vita -morirà quattro anni dopo, a soli 38 anni– scappando dalle guardie del Papa.

Prima si rifugia a Napoli, poi a Malta. Inizialmente viene accolto nell’ ordine dei Cavalieri di Malta, poi, a causa di una rissa, viene imprigionato dall’Ordine stesso. Grazie all’aiuto della famiglia Colonna, riesce ad evadere e fugge in Sicilia. Dopo essere stato a Siracusa ospite del pittore Mario Minniti (amico e forse anche amante) i due approdano nella città di Messina. Caravaggio vi si ferma per meno di un anno (dalla fine del 1608 fino all’estate successiva), ma è un periodo particolarmente fecondo per la sua produzione artistica.

Ma quindi, perché proprio Messina?

Perché la città offre tutto quello che un artista potrebbe desiderare. In quel tempo a Messina, grazie alla grande crescita economica e alla presenza del suo porto, si sviluppa una borghesia mercantile cosmopolita con un grande senso estetico. Caravaggio, infatti, trova subito diversi committenti, disposti a tutto pur di avere un suo quadro. C’è anche da dire che la protezione di persone potenti, come l’arcivescovo di Messina, e la possibilità di approfondire la conoscenza delle opere di Antonello, potrebbero aver influito sulla sua scelta.

Purtroppo,  nonostante il periodo messinese sia stato piuttosto proficuo, sono pochi i quadri certamente attribuibili alla permanenza del pittore in città.

“La resurrezione di Lazzaro” (a sinistra) e “L’adorazione dei pastori” (a destra). Messina, Museo Regionale.

Sicuramente in quei mesi Caravaggio dipinge “La resurrezione di Lazzaro” e “L’adorazione dei pastori”, opere che è possibile osservare al Museo Regionale. Curioso il fatto che, mentre nella maggior parte delle tele prodotte in quel periodo ricorrono temi come morte e penitenza, gli unici due dipinti sicuramente messinesi hanno come soggetto la vita.

C’è da dire che “La resurrezione di Lazzaro” è protagonista di uno degli aneddoti più noti della vita dell’irrequieto pittore, avvenuto al momento della consegna del dipinto. Sembrerebbe infatti che, a seguito di una critica mossa da un accompagnatore del committente, Caravaggio abbia preso a colpi di pugnale la tela con veemenza. Dopo essersi ricomposto egli si rivolse al committente, dicendogli di non preoccuparsi, in quanto presto avrebbe sostituito la tela appena distrutta con un’altra migliore.

È bello pensare che Caravaggio, il pittore della luce, tra gli artisti italiani più apprezzati al mondo, osservando il sole che emerge dallo Stretto ed illumina la città di Messina, come tutti quelli che giornalmente vedono tale spettacolo, sia rimasto a bocca aperta.

Renata Cuzzola

Image credits:

  1. By Ottavio Leoni – milano.it, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=331612
  2. Ph: Giulia Greco

Messina da Leggere: la Città come parco letterario

 

 

In quanto porta della Sicilia, Messina, nei suoi quasi tremila anni di storia, è stata porto per antonomasia di flussi commerciali e culturali.

Poiché l’arte, evolutasi di pari passo con il progresso della società umana, è stata, spesso, ambasciatrice e voce espressiva del patrimonio culturale delle varie etnie succedutesi come dominatrici ed anima della nostra isola, questa rubrica vuole ripercorrere e rivalutare, attraverso l’indagine nel vasto mondo della letteratura, i luoghi della nostra città che quotidianamente appaiono abituali, talvolta anonimi allo sguardo del messinese, ma che, al contrario, proprio dietro il loro silenzio, nascondono una storia narrata dalla penna dei più grandi autori della nostra cultura di tutti i tempi.

Cercheremo, in questo modo, di ripresentare Messina come “parco letterario”, secondo l’idea che fu di Stanislao Nievo, il quale nel 1992, forgiò questo termine per indicare tutti quei luoghi che hanno ispirato un autore nella produzione di opere letterarie.

Il concetto di “parco letterario” si contrappone nettamente al pensiero disfattista e pessimista che spoglia Messina di ogni bellezza ed interesse. Per dare al lettore un’idea di cosa si intende per “parco letterario”, basti pensare alla fortuna che la città di Messina può vantare quotidianamente nell’affacciarsi sullo Stretto di Messina: proprio tra i due lembi di Sicilia e Calabria separati da una striscia di mare, l’aedo Omero narrò dei due famigerati mostri Scilla e Cariddi,  famelici divoratori di navi e marinai, tra le cui grinfie passò la ciurma dell’impavido Ulisse. Quello stesso scenario ritorna nei ricordi successivi di un turista Edmondo De Amicis che, nel 1866, scrisse nel suo diario di viaggio della: “La bella Messina, privilegiata d’una delle più favorevoli situazioni geografiche del mondo, dove due mari si congiungono (…)” – tracciando dei messinesi un profilo dettagliato degno di riguardo.

La dolce penna di De Amicis, testimone della precoce ripresa della città dal terribile terremoto che la rase al suolo nel 1783, segue proprio l’apocalittica cronaca del disastro sismico riportata da un altro grande padre della letteratura europea quale Wolfgang Goethe. Di una Messina che non esiste più ci parlano, ancora, le annotazioni del professor Giovanni Pascoli, il quale nel 1898, dal balcone della propria abitazione in Piazza Risorgimento (l’odierna Piazza Don Fano), scrisse della veduta attraverso la finestra di Palazzo Sturiale: “Si vede il forte Gonzaga sui monti…dall’altra finestra il mare, su l’Aspromonte…” , tessendo gli elogi della straordinaria natura geografica di Messina e del suo porto, che definì “il più bel porto del mondo” ; e fu proprio da quella posizione che, qualche decennio prima, il filosofo Friedrich Nietzsche, dalla stiva di una nave proveniente dal continente italiano, scrisse piccoli componimenti noti come “Idilli di Messina”. Benché i poemetti del filosofo non rechino alcun riferimento alla città, il lettore potrà rivivere senz’altro l’animo di Nietzsche recitando i brevi ed eccentrici versi davanti una cortina del porto che, a causa del sisma del 1908, non presenta più i caratteri che il pensatore poté ammirare dal ponte della nave. Allo stesso modo quei ricordi dell’allora elegante porto di Messina sormontato dalla raffinata e monumentale Palazzata, permangono nei diari di altri grandi intellettuali e scrittori che visitarono la nostra città, i quali le riconobbero un carattere cosmopolita del tutto unico rispetto agli altri capoluoghi siciliani, prerogativa che non intaccò mai lo stereotipo del messinese generoso, polemico e chiacchierone, tipicamente siciliano.

L’elevata considerazione di Messina da parte dei grandi intellettuali ed artisti della nostra storia, è dimostrata dalle cronache che ricordano un Richard Wagner e signora passeggiare frequentemente presso la piazza del Teatro Vittorio Emanuele; sempre a Messina,  in una non specificata chiesa a metà degli anni ’70 del 1800, si celebrò il matrimonio tra il grande poeta catanese Mario Rapisardi e la giovane Giselda Fojanesi, unione che causò, successivamente, l’attrito tra il Rapisardi ed il più giovane Giovanni Verga, instancabile dongiovanni e corteggiatore della Fojanesi.

Ben più importante valore hanno, di certo, le numerose dediche che vari intellettuali ed artisti rivolsero alla città all’indomani del terribile sisma del 1908: tra questi vanno ricordati Hermann Hesse, Ruggero Leoncavallo, il succitato Pascoli, Salvatore Quasimodo, Gabriele D’Annunzio e tanti altri monumenti della cultura che ebbero a cuore la nostra città e dei quali la nostra rubrica approfondirà emozioni, sentimenti e ricordi tangibili dai loro lasciti letterari.

Saranno proprio queste memorie a cui la rubrica porrà attenzione, ripercorrendo meno i funerei elogi della città distrutta, quanto più soffermandosi sul ricordo felice dei luoghi tutt’ora esistenti di Messina che testimoniano, silenti, i passi, le parole, i versi e le prose custodi di un passato ormai perduto ma che, nonostante ciò, ci appartiene come eredità identitaria del vero messinese, attraverso la testimonianza e le parole degli illustri.

Francesco Tamburello 

(Piccola) guida itinerante ai festival musicali dell’estate in Sicilia

E’ arrivato il momento ormai di liberare gli ormeggi che ci hanno tenuti legati alla scrivania, e di ricaricare le batterie in vista della resa dei conti finale a settembre. 

Dai grandi palchi internazionali a quelli più nascosti; l’estate è la stagione per eccellenza dei festival sotto le stelle. Ovunque in Italia il calendario è fitto di appuntamenti, ma per chi ha scelto di trascorrere le vacanze nell’isola le proposte sono numerose. Nel 2017 la Sicilia si conferma scenario ideale per immergersi in luoghi di bellezza al contatto con la natura e l’arte: mare, parchi, teatri e antichi castelli sono la materia prima per un concentrato di musica indie, rock ed elettronica. Di seguito vi proponiamo una guida pratica, immaginando, come ha fatto il cantautore Colapesce con Alessandro Baronciani nel fumetto La Distanza, di percorrere in lungo e in largo la Sicilia alla scoperta delle situazioni più interessanti e le opportunità da non perdere.

Si parte stasera a Catania, fino al 23 luglio, con la quarta edizione dello Zanne Festival al Castello D’Urso Somma. Il primo giorno saliranno sul palco gli statunitensi Of Montreal, formazione influenzata dal pop psichedelico e barocco di impronta sixties, gli Einstürzende Neubauten, band capofila del genere industrial capitanata da Blixa Bargeld, ex musicista dei Bad Seed di Nick Cave, seguiti dai Fufanu e H. Grimace. Sabato 22 è il turno dell’attesissima esibizione degli Air che presenteranno al pubblico siciliano il loro ultimo disco, Twentyyears, Nella stessa giornata suoneranno The Liminanas e Fujiya & Miyagi. Domenica 23 tocca ai Soulwax far ballare tutti i presenti con un repertorio elettronico che include la famosa hit E Talking, e alle band Ulrika Spacek e The Mystery Lights. Nei giorni del festival verrà allestito un camping, e diverse attività extra si svolgeranno sui Monti Rossi, presso Nicolosi, come laboratori musicali, trekking sull’Etna, workshop e osservazioni astronomiche a cura dell’osservatorio astrofisico di Catania.

Ma c’è tempo appena per una granita veloce lungo il percorso. Già il giorno successivo, 24 luglio, infatti ci spostiamo a Siracusa, all’Ortigia Sound System, proseguendo questa volta il nostro tracciato festivaliero all’insegna dell’elettronica e della musica house. Nella suggestiva Arena Maniace e in altre località a ridosso del mare, fino al 30 luglio, si esibiranno moltissimi Dj e nomi internazionali. Questi sono solo alcuni: Mount Kimbie, Erlend Øye (dei Kings of Convenience), Palms Trax, Avalon Emerson, Sevdaliza, Stump Valley, Awesome tapes from africa, Moses Boyd, Baba Stiltz, !K7 Sound System, Marcin Öz (Whitest Boy Alive).

Senza allontanarsi di molto andremo a Milo (CT) dove, dal 30 al 2 agosto, si svolgerà il festival di musica italiana Luce del sud organizzato da Franco Battiato. Figurano nel cartellone i nomi di Francesco Gabbani, Carmen Consoli, Emma, Arisa, Vasco Brondi, Miele, Roberto Cacciapaglia e Juri Camisasca.

La provincia di Messina sarà protagonista ad Agosto con Indiegeno, Mish Mash Festival e Pas De Trai. Il primo, dal 4 al 10, avrà come meravigliosa cornice il golfo di Patti, tra le Grotte di Mongiove e il Teatro Greco di Tindari; uno dei festival più belli dell’estate (nei giorni dei concerti sono previste visite guidate nei dintorni) e di crescente qualità artistica che quest’anno, per la quarta edizione, ospiterà Boosta Dj, Ex Otago, Sergio Beercock, Persian Pelican, Marianne Mirage, insieme ad altri. Headliners il 9 e 10 Carmen Consoli, Brunori Sas e Artù. Al Mish Mash Festival, per il secondo anno nel castello di Milazzo, il 5 e 6 agosto, invece suoneranno I Camillas, l’interessante cantautore romano d’adozione Giorgio Poi, Clap! Clap!, Canova, Be a Bear, Colombre e altri artisti. Negli stessi giorni a San Fratello (3-7 agosto) si terrà Pas De Trai, festival dedicato alla scoperta del Parco dei Nebrodi tra workshop, installazioni, Dj set e jam session. Sul palco La Rappresentante di Lista, i Tokyo Sound Land, i Mòn e i We are Children (We Make Sound).

Le abbuffate di pasta alla norma devono comportare ripercussioni sullo spazio-tempo perché, nel proseguire il nostro viaggio, ci spostiamo idealmente dall’altra parte dell’isola, più precisamente ad Alcamo e Agrigento. Il 4 e il 5 agosto al festival Nuove Impressioni, arrivato alla sua nona edizione, sarà il turno dei Gazebo Penguins, Moseek Junkfood 4tet, STUFF, Hey Bulldog, Mòn, When Due, e Aharon. Anche Agrigento diventa terra di Festival con FestiValle, la prima manifestazione musicale e di arti digitali nella Valle dei Templi. Il Tempio di Giunone, il Farm Cultural Park di Favara e la spiaggia di San Leone saranno la location di un ricco calendario che dal 4 al 6 agosto ospiterà concerti di musica jazz, elettronica, seminari e performance.

La rassegna si chiude, a metà strada, sul Parco delle Madonie. Per il ventunesimo anno Castelbuono (PA) è sede di uno dei festival più apprezzati d’Europa, l’Ypsigrock.  Anche quest’anno, dal 10 al 13 agosto, piazza Castello diventa il fulcro di un tracciato musicale di spessore all’interno della musica alternative. Venerdì 11 suoneranno tra gli altri i Ride, storico gruppo britannico shoegaze degli anni ’90, sabato 12 i Digitalism, duo tedesco disco-punk e i Beak. Domenica 13 è il tanto auspicato arrivo in Sicilia dei Beach House, band dalle melodie sognanti che risente delle stratificazioni sinfoniche di Brian Wilson e dell’influsso del dream pop. La stessa sera suoneranno Edda e i Cigarettes After Sex. Nei giorni del festival sarà allestito, come da tradizione, il camping presso San Focà, con dj set ed esibizioni. Tra un assaggio dell’eccellente panettone di Fiasconaro e una fetta di Testa di Turco, le strade del borgo si riempiranno di iniziative e spettacoli pomeridiani. I meno instancabili proseguiranno l’itinerario trasferendosi dal 18 al 20 agosto a Cefalù, dove il festival indipendente Camp Art darà sprint alla seconda metà di agosto con musica tekno e con i Desert Storm Soundsystem.

Di seguito i link di tutti i festival:
http://zannefestival.com/
http://www.ortigiasoundsystem.com/2017/
http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2017/07/08/musica-a-milo-festival-luce-del-sud-promosso-da-battiato_cb1afd76-0b1c-4eb6-a1e0-41d1c7843816.html
http://www.indiegenofest.it/
http://www.mishmashfestival.com/
http://pasdetrai.com/
http://www.nuoveimpressioni.com/
http://www.festivalle.it/
http://www.ypsigrock.it/
https://www.campartfestival.org/

Eulalia Cambria

Intervista agli autori di “Com’è profondo il mare” – percorso teatrale

Ah che bella l’estate, è proprio il caso di dirlo!
Le sere si allungano, ci sono eventi in ogni dove, gli esami sono in stand-by, c’è chi indossa la corona d’alloro e chi piange dentro pensando di non riuscire mai ad averne una tutta per sé…ma ehi, don’t worry!

È giunto il meritato riposo per tutti. Sì, anche per te che fino a qualche ora fa hai sudato sopra ad un libro che sembrava volesse solo divorarti.
E per chi ancora deve terminare, quale migliore occasione per distrarsi e respirare un attimo?
Quest’estate la topica frase “A Messina non c’è nenti” non ha giustificazioni: sembra la città si stia pian piano svegliando e l’estate 2017 è ricca di iniziative. Una fra queste, davvero peculiare, è il percorso teatrale “Com’è profondo il mare” che si terrà il 19, il 20 ed il 21 Luglio presso la fondazione Horcynus Orca, presentato dalla neo compagnia teatrale “Compagnia del caso” fondata da due giovani promesse messinesi: Gabriele Crisafulli e Gianmarco Orlando. Noi di UVM abbiamo pensato di farci una chiacchierata.

Gianmarco e Gabriele siete due ragazzi di Messina che avete deciso, chi prima e chi dopo, di inseguire ognuno il proprio sogno trasferendovi nella Capitale. C’è stata quella famosa scintilla che ha fatto scattare in voi l’idea di creare questo progetto “Compagnia del caso”?

Gabriele: La scintilla è scattata quando il caso ha deciso di farci conoscere. Roma è servita per la burocrazia, Gianmarco ed io ci conosciamo da quando eravamo ragazzini, ne abbiamo passate tante, abbiamo condiviso tanto oltre la nostra passione. La voglia di lavorare bene insieme ci ha portati a creare un’identità reale e tangibile che è la Compagnia del caso. Inoltre noi, prima di ufficializzare il progetto, abbiamo lavorato insieme a tanti spettacoli che fanno parte del nostro repertorio, come “il Piccolo Principe” o “Il curioso caso della signora Hudson”.

In cosa consiste il percorso teatrale “Com’è profondo il mare”?

Gianmarco: il percorso nasce dall’idea del mare. In mare si viaggia. Si approda poi in tanti porti, ed in ogni porto si conosce un nuovo mondo. Il pubblico quindi viaggia all’interno della struttura ospitante e ad ogni tappa conosce un “mondo”, ossia la storia che porta con sé ogni personaggio. Il filo conduttore che collega i personaggi è il mare ed il loro tatuatore.

Cos’è per voi il mare?

Gianmarco: il mare per me è un residuo di magia in questo mondo ormai troppo terra terra e demistificato. Dalle profondità marine potrebbe emergere qualsiasi cosa. Quando navighi e guardi l’orizzonte hai sempre quel margine di mistero che ti fa domandare “e adesso cosa trovo? Quale terra apparirà?” Il mare è come un nonno per me.

Gabriele: il mare per me è quella sensazione che si prova tra la partenza e l’arrivo.

Messina è la città in cui debutterà lo spettacolo ed è la vostra terra natìa. Come vi sentite?

Gianmarco: io personalmente mi sento intimorito perché Messina ha una grande capacità di elevazione come anche una grande capacità di appiattimento. A Messina non riesco mai a capire se un mio lavoro porterà qualcosa di buono o meno. In ogni caso, riuscire ad insediare un lavoro del genere all’Horcynus Orca, per me è un piccolo sogno che si realizza.

Gabriele: la penso su molte cose come Gianmarco, aggiungo che sono fiero e felice di essere nato su quest’isola.

Non ci resta che andare a vivere un’esperienza catartica con le acque che ci circondano, per scoprire quanto è profondo il mare!

BIGLIETTO: 10€ solo spettacolo. 17€ spettacolo + apericena a base di pesce. 

REGOLE: Due repliche al giorno ORARI: 20:00 – 21:00; 21:30 – 22:30. POSTI LIMITATI. Si potranno accogliere solo 35 persone per volta. 

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: per prenotarsi inviare un SMS o whatsapp al numero: +39 340 7316307. 

INFO: www.compagniadelcaso.com

Giulia Greco

MareFestival – Premio Troisi. Il cinema a Salina.

Giunge alla sua VI edizione il Marefestival – Premio Troisi che si svolgerà a Salina , con qualche incontro a Milazzo dal 18 al 23 luglio.

Nel sito del festival si legge “Cinema, musica, cultura e moda nella magica atmosfera dell’isola in cui fu girato il capolavoro “Il Postino” fanno di MareFestival un appuntamento imperdibile rivolto a un target eterogeneo e un’occasione preziosa per conoscere da vicino attori e registi pronti a raccontare la loro vita, la loro carriera, presentare film, libri e prossimi progetti.
Lungometraggi, corti, documentari, CineAperitivi, concerti, fashion party, esposizioni, eventi collaterali animeranno anche quest’anno suggestive location” .


Fra gli ospiti di quest’anno troviamo: Edoardo Leo, Barbara Bobulova, Sabrina Impacciatore, Mariagrazia Cucinotta, Francesca Reggiani, Alessandro Haber, Gabriella Germani, Chiara Taigi, Ninni Bruschetta ed Ezio Greggio. La scrittrice Catena Fiorello. Spicca il nome anche del duo comico i Soldi Spicci.

MareFestival è promosso dall’Associazione Prima Sicilia con sede a Messina; patrocinato dai Comuni di Santa Marina Salina e Malfa; sostenuto prevalentemente da imprenditori sensibili alla cultura e alla promozione turistica del territorio. L’ingresso a tutti gli eventi è gratuito.

Il direttore artistico è il giornalista Massimiliano Cavaleri, l’organizzatrice la collega Patrizia Casale, il responsabile della logistica Francesco Cappello.

Di seguito trovate il link del programma http://www.marefestivalsalina.it/wp-content/uploads/2017/07/PROGRAMMA-MAREFESTIVAL-2017.pdf

Arianna De Arcangelis

Shakespeare era davvero messinese? Molto rumore… per nulla

William Shakespeare

Dietro le absidi del Duomo, in largo San Giacomo, una epigrafe riporta alcuni versi di una commedia di uno dei più importanti drammaturghi della letteratura inglese e internazionale: William Shakespeare. La commedia, “Molto rumore per nulla”, ha una trama intricata piena di colpi di scena e il tema amoroso la rende forse una delle più fortunate del suo genere; ma soprattutto, ha la caratteristica di essere ambientata proprio a Messina. 

Fino a qui, si dirà, nulla di strano; del resto, sono parecchie le opere del drammaturgo inglese ambientate in Italia. Un particolare, questo, che nel corso degli anni ha stuzzicato la curiosità di parecchi studiosi: alcuni dei quali, pronti a sostenere che il grande drammaturgo non fosse originario del paesino inglese di Stratford upon Avon, come vogliono le biografie più accreditate, ma addirittura italiano. E, fra le tante città “candidate” per aver dato i natali a cotanto poeta e letterato, udite udite, c’è anche Messina.

Shakespeare era messinese, sostiene qualcuno; e la notizia ghiotta non è certo passata inosservata all’opinione pubblica, tanto che diversi anni fa il Comune di Messina arrivò persino a nominare Shakespeare “cittadino onorario”. Ma sarà vero? Su cosa si basano queste teorie?

Andiamo con ordine. Come già detto, le teorie sulle origini messinesi del Bardo si inseriscono nel solco dell’acceso dibattito sulla paternità delle opere di Shakespeare. In sintesi, secondo alcuni ricercatori William Shakespeare, attore e drammaturgo proveniente da una famiglia di artigiani non particolarmente abbienti, dal piccolo paese di Stratford upon Avon, per come ci viene descritto dalle biografie tradizionali, non avrebbe mai potuto avere la cultura sufficiente della quale fa mostra nelle opere che gli sono attribuite. Da qui, tutta una serie di ipotesi sulla sua reale identità: chi dice che il cognome Shake-speare, “Scuoti-lancia”, fosse uno pseudonimo; chi ancora che si trattasse di un prestanome. E, a questo proposito, esiste una sconfinata letteratura che propone un altrettanto sconfinato elenco di personaggi che potrebbero avere scritto le opere a lui attribuite: e fra questi, troviamo anche il nome di un italiano, Giovanni Florio, e del padre di lui, Michelangelo Florio.

Tale Giovanni Florio, o John Florio, fu un importante intellettuale e traduttore di origini italiane, contemporaneo di Shakespeare, e autore di numerose traduzioni in inglese di opere letterarie e filosofiche. Suo padre, Michelangelo, era un esule fiorentino di religione calvinista, costretto a vagare per molti anni in giro per l’Italia e infine a rifugiarsi in Inghilterra, per via delle persecuzioni religiose. Il primo a sollevare l’ipotesi Florio come reale identità di William Shakespeare fu il giornalista Santi Paladino, che nel 1927 in un articolo sull’argomento sostenne che dietro lo pseudonimo di William Shakespeare si celasse Michelangelo Florio. Questi sarebbe stato autore delle opere teatrali durante il suo soggiorno in Inghilterra, e si sarebbe ispirato, per “Molto rumore per nulla”, a una commedia omonima in dialetto siciliano, “Tantu trafficu pi’ nenti”, che Florio avrebbe conosciuto a Messina e il cui testo sarebbe andato perduto. I limiti di questa teoria furono subito evidenti: oltre a non esserci, alla prova dei fatti, nessuna evidenza dirimente a supporto di questa speculazione e neanche dell’esistenza stessa di questa opera, Michelangelo Florio sarebbe nato nel 1515 e le tracce della sua esistenza si perdono intorno al 1565, mentre la nascita di Shakespeare è datata al 1564. Lo stesso Paladino, qualche anno dopo, corresse il tiro e Shakespeare, nella sua nuova ipotesi, divenne non più uno pseudonimo ma un prestanome, attore di Stratford, che avrebbe curato la pubblicazione delle opere di Michelangelo Florio con l’aiuto del figlio Giovanni. 

Qualche decennio dopo, negli anni ’50, l’ipotesi Florio viene ripresa da uno scrittore lombardo, Carlo Villa; Villa riprende la prima tesi di Paladino, quella dello pseudonimo, e aggiunge un dettaglio: Michelangelo Florio avrebbe assunto lo pseudonimo di William Shakespeare traducendo il cognome della madre, Giuditta Crollalanza. Anche stavolta, però, non viene citato nessun documento attendibile a favore di questa tesi.

La teoria delle origini messinesi si innesta su questa stessa falsariga. Proviene dalla penna di Martino Juvara, professore di italiano ispicese in pensione, che nel 2002 diede alle stampe un suo saggio sulle origini siciliane di Shakespeare. La versione di Juvara appare sostanzialmente come un mix vagamente confusionario delle tesi precedenti. Il nome Shakespeare sarebbe lo pseudonimo di Michelangelo Florio; non però il Michelangelo Florio nato a Firenze e padre di John Florio, ma un suo omonimo nato a Messina nel 1564, di origini palermitane, figlio di Giovanni Florio e Guglielmina Crollalanza.

Tale Michelangelo Florio, come il suo omonimo fiorentino, avrebbe dovuto affrontare numerose peregrinazioni perché ricercato dalla Santa Inquisizione per via di idee eretiche; finisce col rifugiarsi in Inghilterra, presso un cugino inglese della madre (Shakespeare), che gli assegna il nome del figlio scomparso prematuramente, cioè, appunto, “William Shakespeare”. Grandi assenti, ancora una volta, le prove documentarie; a supporto della tesi, solo una serie di suggestioni e coincidenze assortite.

Insomma, alla fine dei conti, quella di Shakespeare messinese si rivela essere poco più che una ipotesi romanzesca, una speculazione; o, per dirla con le sue stesse parole, molto rumore… per nulla. 

Gianpaolo Basile

Image credits: GFDL, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2274219