In libreria la nuova edizione del romanzo “La paura di Montalbano”

Camilleri è un maestro dell’immaginazione poliziesca, impossibile deludere le aspettative creatasi. Questo perchè Montalbano non si muove più dalla penna di Camilleri, ma la penna di Camilleri si muove ad immagine e somiglianza del suo essere, diretto e vero. – Voto UVM: 5/5

 

Il 18 Aprile ritorna tra gli scaffali italiani, in una nuova veste, uno dei romanzi più celebri della serie del Commissario Montalbano La Paura di Montalbano, edito dalla Sellerio Editore.

Pubblicato per la prima volta dalla Mondadori nel 2002, il commissario più famoso della televisione italiana si presta in questa raccolta di tre racconti brevi e tre racconti lunghi, capace ancora una volta di fiutare il mistero e svelarne le radici intrinseche circondato dall’atmosfera siciliana di cui fa da contorno.

Copertina del romanzo di Andrea Camilleri “La paura di Montalbano”, edito da Sellerio editore, pubblicato nel 2023. Fonte: sellerio

Lo scrittore poliedrico

Nato nel 1925 a Porto Empedocle (AG), è attore, regista teatrale, sceneggiatore, scrittore e poeta. Impossibile non conoscere Andrea Camilleri, che ha portato la bellezza della Sicilia tra le pagine dei suoi romanzi e, successivamente, in TV.

La sua carriera inizia davanti al palcoscenico teatrale come regista, per poi spostarsi dietro la cinepresa. E’ stato anche attore, interpretando il ruolo di un vecchio archeologo nel film La strategia della maschera (1999). Ha inoltre recitato presso il Teatro Greco di Siracusa nel 2018 col monologo Conversazione su Tiresia, in cui ripercorre la vita dell’indovino cieco collegandola alla sua sopravvenuta cecità.

Solo più tardi varcherà le soglie per il mondo della letteratura. Nel 1978 esordisce nella narrativa con Il corso delle cose, pubblicato dalla Lalli Editore. Nel 1980 pubblica con Garzanti Un filo di fumo, primo di una serie di romanzi ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigata a cavallo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Grazie a quest’ultima opera Camilleri riceve il suo primo premio letterario a Gela.

Camilleri fa il suo exploit nel 1998: titoli come La concessione del telefono e La mossa del cavallo (1999) vanno a ruba. Da quest’ultimo è stato tratto il film TV La mossa del cavallo-C’era una volta Vigata trasmesso da Rai 1 il 26 febbraio 2018. È la prima trasposizione televisiva di un romanzo storico dello scrittore.

Il successo del Commissario Montalbano risale nel 1994, quando Camilleri dà alle stampe La forma dell’acqua, primo romanzo poliziesco con protagonista il commissario Montalbano. Il filone narrativo del Commissario Montalbano è destinato a una conclusione in quanto nel 2006 Andrea Camilleri ha consegnato all’editore Sellerio l’ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte.

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In foto: Andrea Camilleri. Fonte: Ennapress

Un ritorno al passato

Nella raccolta di racconti La paura di Montalbano, come accennato prima, si susseguono 3 racconti brevi, di poche pagine, alternandosi a 3 racconti più lunghi:

  • Giorno di febbre

In questo primo racconto, il commissario Montalbano si sveglia con una forte influenza e, non riuscendo a trovare un termometro a casa, decide di procurarselo in farmacia. Nell’attesa, sente esplodere due colpi di pistola all’esterno della farmacia: un commerciante è intervenuto in uno scippo sparando sui delinquenti che hanno provato a scippare ad un’anziana, ma invece di colpire loro ha colpito ad una gamba una bambina che passava. Montalbano, dimenticando il malessere, si precipita a soccorrerla ma viene preceduto da un barbone, Lampiuni, che con precisione certosina blocca l’emorragia e salva la bambina.

Solo all’arrivo dei soccorsi, potrà finalmente riposare. Apprende più tardi da Fazio che il sindaco della città intende assegnare al misterioso Lampiuni un appartamento del comune, in segno di riconoscenza per il suo tempestivo intervento. Qui, Montalbano decide di incontrare Lampiuni nei pressi della stazione ferroviaria e lo apostrofa scherzosamente come “dottore”. Questi gli confessa la sua vera identità ma prega il commissario di non rivelarla. Montalbano lo rassicura ma in cambio gli chiede il favore di misurargli la febbre.

  • Ferito a morte

Riceve una telefonata da Catarella. L’omicidio di Gerlando Piccolo è avvolta dal mistero: in casa abitavano in due, lui e la nipote. L’assassino riesce a fuggire ma è chiaramente ferito. Le indagini partono, Piccolo era un usuraio e quelli che avrebbero voluto vederlo morto erano in tanti, ma il mandante dell’omicidio sarà una delle persone più insospettabili, proprio come l’effettivo esecutore materiale.

  • Un cappello pieno di pioggia

Montalbano si dovrà recare a Roma in seguito di una richiesta da parte del Sottosegretario. All’aeroporto, però, viene smarrita la sua valigia ed è costretto quindi a girare per Roma per rifarsi il guardaroba. All’uscita di un negozio incontrerà un vecchio compagno di scuola, Lapis, uno di quelli definito “di cattiva compagnia”, destinato a finire in galera. Lo invita a cena ma si inventerà una scusa per non accettare.

Finirà il suo colloquio col Sottosegretario, e nella sua stanza d’hotel riceverà una telefonata dallo stesso Lapis rinnovandogli l’invito. Non potrà più rifiutare e si recherà all’appuntamento. Durante il cammino però trova un cappello a terra pieno d’acqua a causa del temporale, e neanche il tempo di afferrarlo che l’azione avventata del proprietario lo coglierà alle spalle.

  • Il quarto segreto

Un incubo sveglierà nel cuore della notte il commissario. Nel sogno, Catarella muore in uno scontro a fuoco. Spera che non sia un sogno premonitore, le morti sul lavoro sono tristemente all’ordine del giorno anche a Vigata. Ma qualcosa di vero c’è: Montalbano sarà chiamato ad indagare sulla morte di un operaio albanese caduto da un’impalcatura. Il dubbio lo assale: è stato un incidente oppure un omicidio?

  • La paura di Montalbano

Montalbano si trova in vacanza in un habitat che per lui non è per nulla familiare: in montagna. Così, lasciando la fidanzata Livia a letto, parte alla scoperta della montagna che gli si presenta bella ma anche orrida nei suoi strapiombi. Sarà proprio qui, nella tranquillità della natura che sentirà un’invocazione d’aiuto.

  • Meglio lo scuro

Una vecchia ospite di una costosa casa di riposo in punto di morte confessa una verità scomoda al prete del paese, che contatta subito Montalbano e lo coinvolge nell’indagine. A quanto pare, la signora aveva commesso un crimine per il quale ha pagato un innocente ed ora il prete è riuscito a convincerla a raccontare tutto al commissario.
Un indagine vecchia di 50 anni, un avvelenamento che avvelenamento non era.
Il prete sa che Montalbano non potrà resistere e indagherà fino a sapere la verità.

Montalbano “è” e non può non essere

Lui aveva paura, si scantava di calarsi negli ‘abissi dell’animo umano’, come diceva quell’imbecille di Matteo Castellini. Aveva scanto perché sapeva benissimo che, raggiunto il fondo di uno qualsiasi di questi strapiombi, ci avrebbe immancabilmente trovato uno specchio. Che rifletteva la sua faccia.

Lo stile di Camilleri è inconfondibile: nella sua semplicità riesce a descrivere la Sicilia in tutte le sue forme e le sue bellezze. L’utilizzo di termini siciliani, spesso criticato per la difficoltà di traduzione, è in realtà del tutto azzeccato: l’autore non vuole scrivere il testo perfetto, ma il romanzo nella sua realtà. Una trasposizione del territorio in cui fa vivere ed agire, nel bene e nel male, tutti i personaggi nati dalla sua immaginazione.

Il commissario Montalbano è così: sarcastico, diretto, schietto, senza peli sulla lingua, arguto. Impossibile non amarlo. E’ così e non può non esserlo, proprio perchè vive in un contesto letterario, in un background narrativo che gli consente di essere così.

In un’intervista, lo stesso Camilleri confessa che Il nome Montalbano venne scelto dall’autore in omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, padre di un altro famoso investigatore, Pepe Carvalho: i due personaggi hanno in comune l’amore per la buona cucina e le buone letture, i modi piuttosto sbrigativi e non convenzionali nel risolvere i casi e una storia d’amore controversa e complicata con donne anch’esse complicate.

La narrazione è leggera, sincera, scorrevole. Non ha intenzione di giraci troppo attorno, una delle sue caratteristiche è proprio quella di voler eliminare le descrizioni troppo superflui per dar spazio ai dialoghi, che non si elevano in un registro altolocato, ma mostrano il vero carattere della sua scrittura. Il protagonista, nella maggior parte dei casi, non ricade sempre sul commissario: viene considerato come un antieroe, un uomo sofferente nella sua posizione del mondo. Un uomo che ha paura e non nega di esserlo, una paura per l’ignoto, per il domani. Non sa cosa potrebbe aspettarsi e vive nella sofferenza dei suoi giorni. 

Andrea Camilleri è sempre stato una certezza. Se voleste intraprendere un viaggio nella conoscenza del vasto mondo del Commissario Montalbano, “La paura di Montalbano” potrebbe essere ciò che fa al caso vostro.

Victoria Calvo

La Sicilia: “fìmmina” raggiante e lussuosa

Un omo può campare per cent’anni allato a ‘na fìmmina, dormirici ‘nzemmula, farici figli, spartirici l’aria, cridiri d’avirla accanosciuta come meglio non si po’ e alla fini farisi pirsuaso che quella fìmmina non ha mai saputo com’è fatta veramenti.” 

Determinate, coraggiose, passionali, affettuose.

Le donne di Camilleri non sono figure che appaiono tacitamente per poi scomparire dopo poche battute. Sono personaggi autentici, dalle mille sfaccettature, ammalianti e ardenti. 

Sono così vive che il lettore può sentirne il profumo, il tono di voce, la cadenza ritmica dei passi e persino l’andatura dei battiti. Ogni parola, mai volgare, le esalta nella loro interezza di fìmmine suscitando nel lettore quella magnetica attrazione che lo spinge a voltare incessantemente pagina, mosso da un insaziabile istinto famelico di curiosità.

Una brama così potente, che s’egli potesse, trasformerebbe quei dipinti creati dalla fantasia dell’autore, in una realtà alterata.  

Livia e Angelica: due facce della stessa medaglia

Che siano ladre, assassine, amanti o nemiche del Commissario Montalbano, le donne hanno un ruolo da non sottovalutare. E per quanto il nostro protagonista si sforzi di osservarle, di comprenderle, di risolvere l’enigma che ogni donna cela dentro di sé, rimangono sempre contornate da una sfera di mistero.

A cominciare da Livia, fidanzata, amante, amica e discreta confidente di Salvo, che di fronte a lei non ha bisogno di interpretare il ruolo di commissario, né di alzare le barriere di coraggio necessarie sul posto di lavoro. Di fronte a Livia, crollano le incertezze di omo che egli ha sempre dovuto reprimere; la paura di non essere all’altezza della sua donna lo pervade soprattutto quando incontra Angelica Cosulich, trentenne vittima di un furto narrato nel romanzo Il sorriso di Angelica, che esercita un’attrazione fatale nei confronti del Commissario di Vigàta. 

Se Livia rappresenta “il grande bacino di Venere” in grado di contenere i suoi più oscuri istinti, Angelica al contrario rappresenta quel desiderio sfrenato di consumare un amore giovanile ritrovato tra le pagine illustrate del poema di Ariosto, con l’unica differenza che l’Angelica dell’Orlando furioso Montalbano non aveva mai potuto vederla in carne ed ossa di fronte a sé. 

Livia sul set cinematografico de “Il commissario Montalbano” – Fonte: repubblica.it

 

“Livia era l’unica al munno che l’accapiva come manco lui arrinisciva ad accapirisi”; averla tradita con Angelica lo faceva sentire meno uomo di quel che credeva essere diventato. 

Ridicolo! Si stava addimostranno un omo ridicolo! ’Nnamurarsi accussì d’una picciotta che potiva essiri sò figlia! Che spirava d’ottiniri? Doveva troncari subito. Non era dignitoso per un omo come lui!

Eppure, proprio quando credeva si trattasse solo di un’infatuazione, Angelica si presentò a Marinella, in casa del Commissario, ed egli non riuscì a resistere.

Montalbano, con lintizza, raprì la porta. E sapiva, mentri che lo faciva, che non stava sulo raprenno la porta di casa, ma macari quella della sò pirsonali dannazioni, del sò inferno privato.

Il profilo di Angelica sembrava “addisignato da un mastro d’opira fina” e lo stesso Salvo ammette che anche se tutto il suo essere la desiderava, un parte del suo cervello ancora opponeva resistenza. Un’opposizione dovuta alla lealtà nei confronti di Livia o nei confronti del suo essere omo

Margharet Madè  interpreta Angelica ne “Il commissario Montalbano” – Fonte:tvzap.kataweb.it

 

Montalbano sapeva che se esisteva una persona al mondo a cui poteva raccontare tutto, persino di averla tradita, quella era Livia. Eppure, una volta rivelato il peccato commesso, una vivace risata sconvolse il Commissario dall’altro capo del telefono: Livia s’era convinta che il suo amato fosse in vena di scherzare, poiché si sarebbe fatto scuoiare vivo piuttosto che ammettere di essere stato con un’altra donna!

Eppure, Montalbano con un’altra donna c’era stato. E l’unica cosa che aveva capito era che principalmente aveva tradito se stesso.

Cosa, dunque, può accomunare Livia e Angelica? Due donne tanto diverse cui principio fautore delle loro azioni risiede nella fedeltà.

Fedeltà in primis a loro stesse; Livia, in quanto fidanzata, rimane coerente per ciascun romanzo al ruolo di sincera innamorata del Commissario. 

Angelica, in quanto seduttrice spudorata di una serie indefinita di uomini con cui condivide la sua intimità, rimane fedele al suo irrinunciabile appetito sessuale.

L’errore di Montalbano in definitiva, consiste nell’aver sovrapposto l’immagine di Angelica con quella dell’eroina di Ariosto, credendo di essere ancora un giovane che può concedersi il lusso di contraddirsi come solo un omo innamorato può fare!

Ingrid: impavida amica del Commissario

Svedese, attraente, coraggiosa e audace. Ingrid Sjöström diventa, sin dal primo romanzo di Camilleri “La forma dell’acqua”, amica e complice del Commissario.

Il volto cinematografico di Ingrid –  Fonte:screenweek.it                                             

Vittima di un marito che non la ama abbastanza da notare le violenze sessuali che il suocero le riserva, qualcuno cerca di incastrarla sfruttando a proprio vantaggio i suoi modi sensuali e disinibiti per mettere in atto un ingarbugliato delitto avvenuto a Vigàta.

Sarà proprio il nostro Commissario a capire l’innocenza di Ingrid al punto di distruggere le prove create dal presunto colpevole. 

Nonostante l’autore descriva principalmente la giovane come “una vera fìmmina da copertina”, ciò che emerge maggiormente dalla narrazione è il suo animo astuto e impavido che non rinuncia al desiderio di padroneggiare del suo corpo senza vergogna e lotta fino allo stremo per rivendicare il diritto di disporre della sua sessualità in maniera libera e spregiudicata

Ingrid è una donna che non si arrende alle meschinità di quelli che lei rifiuta di considerare veri òmini.

Cos’è dunque la Sicilia, se non una fìmmina che mette in ginocchio chiunque provi a calpestare ed offuscare il suo valore?

 

Alessandra Cutrupia