Farm Cultural Park: la street art da nuova vita al territorio

Street art in Sicilia

Negli ultimi decenni, l’evoluzione dell’arte ha profondamente cambiato il paesaggio della nostra isola. I territori siciliani sono diventati un esempio di rinascita attraverso la street art, grazie a vari progetti di trasformazione urbana.
Numerosi artisti, locali e internazionali, hanno apportato il loro contributo, permettendo non solo una trasformazione urbana, ma anche e soprattutto una rivitalizzazione economica, sociale e cultuale.

In Sicilia, accanto al suo ricchissimo patrimonio artistico, che affonda le radici nella sua storia di dominazioni e accoglienza di culture diverse, e si riflette nelle testimonianze architettoniche di tutte le epoche (dai templi greci alle chiese barocche) stanno nascendo nuove realtà che lo arricchiscono ulteriormente, fondendo tradizione e innovazione in un continuo processo di trasformazione.

Esempi notevoli di questa evoluzione sono “Fiumara d’Arte” e il “Cretto di Gibellina”.

Farm Cultural Park

 

Farm Cultural Park (Favara, AG): esempio di street art in Sicilia https://www.artinresidence.it/it/properties/farm-cultural-park/
Farm Cultural Park (Favara, AG): esempio di street art in Sicilia
Fonte: https://www.artinresidence.it/it/properties/farm-cultural-park/

Uno dei progetti più significativi è il Farm Cultural Park, a Favara, provincia di Agrigento. Il piccolo comune, che come molti altri dell’entroterra siculo stava affrontando una profonda crisi demografica, riuscì a rinascere dalle sue ceneri grazie ad una coppia di imprenditori, Andrea Bartoli e Florinda Saieva, che investirono nell’ambizioso progetto di rendere Favara un centro artistico, attraente soprattutto per i giovani. Nel 2010 nasce, quindi, Farm Cultural Park, un’iniziativa di riqualificazione urbana che unisce arte, cultura e comunità.

Attraverso la ristrutturazione di edifici abbandonati del centro storico e l’allestimento di opere ed installazioni, il comune diventa un centro artistico a 360°, in grado di attrarre artisti internazionali e visitatori da tutto il mondo.

Farm Cultural Parkhttps://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.vita.it%2Fstorie-e-persone%2Fa-favara-larte-di-farm-cultural-park-ha-reinventato-la-citta%2F&psig=AOvVaw34RNKWanguMvpd6CSZA0t8&ust=1742055974262000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBgQjhxqFwoTCLDup8j-iYwDFQAAAAAdAAAAABAd
Farm Cultural Park
Fonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.vita.it%2Fstorie-e-persone%2Fa-favara-larte-di-farm-cultural-park-ha-reinventato-la-citta%2F&psig=AOvVaw34RNKWanguMvpd6CSZA0t8&ust=1742055974262000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBgQjhxqFwoTCLDup8j-iYwDFQAAAAAdAAAAABAd

Turismo e sviluppo

Farm Cultural Park ospita, ogni anno, numerosi eventi come festival, workshop ed attività educative, creando un ambiente dinamico e vivace.

L’arte urbana ha svolto un ruolo fondamentale nel rafforzare l’identità culturale delle comunità locali, promuovendo la partecipazione attiva dei cittadini e la riappropriazione degli spazi pubblici.

Il turismo, che si è sviluppato in seguito alle numerose iniziative intraprese, porta benefici economici su tutto il territorio. Inoltre, per limitare le conseguenze negative sull’ambiente, il comune adotta politiche rivolte alla sostenibilità.

Questo progetto ha dimostrato come l’arte possa essere un potente strumento di trasformazione sociale, capace di innescare processi virtuosi di sviluppo sostenibile e inclusivo.

In conclusione, il progetto di rivitalizzazione di Favara è diventato un importante esempio replicabile da tanti altri comuni e riconosciuto a livello internazionale.

Farm Cultural Parkhttps://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.loquis.com%2Fit%2Floquis%2F2762056%2FFarm%2BCultural%2BPark%2BFavara&psig=AOvVaw34RNKWanguMvpd6CSZA0t8&ust=1742055974262000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBgQjhxqFwoTCLDup8j-iYwDFQAAAAAdAAAAABAr
Farm Cultural Park
Fonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.loquis.com%2Fit%2Floquis%2F2762056%2FFarm%2BCultural%2BPark%2BFavara&psig=AOvVaw34RNKWanguMvpd6CSZA0t8&ust=1742055974262000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBgQjhxqFwoTCLDup8j-iYwDFQAAAAAdAAAAABAr

Fonti:

https://www.farmculturalpark.com/

“Imparare da Favara. Radici culturali e prospettive di una rigenerazione urbana di successo”. Pier Paolo Zampieri

Antonella Sauta

Scala dei Turchi, volontari ripuliscono la scogliera dalle macchie rosse. Il Procuratore di Agrigento: “Grazie a la meglio gioventù”

La Scala dei Turchi è stata ripulita da tecnici e decine di volontari dopo meno di 24 ore. La scogliera di marna bianca che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte, in provincia di Agrigento e candidata come patrimonio dell’Umanità dell’Unesco era stata imbratta da ignoti nella giornata di sabato. Per rimediare al danno, tecnici e volontari già dalle prime luci dell’alba di domenica hanno prima aspirato la polvere rossa per poi ripulire l’area con l’aiuto di una idropulitrice. “La Regione Siciliana – ha commentato il governatore Nello Musumeci – si è subito attivata, assieme al Comune, con le sue strutture sul territorio, per mettere in sicurezza la Scala dei Turchi e ripulire l’area danneggiata, dopo il vile atto di vandalismo”. Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha commentato

Ripulire la Scala dei Turchi è una bella pagina della “meglio gioventù” siciliana

 

Scala dei Turchi deturpata con polvere rossa da intonaco. (fonte: fanpage.it)

Che cosa è successo alla Scala dei Turchi

La Scala dei Turchi di Realmonte si è ancora una volta trasformata in bersaglio di atti vandalici. Secondo i primi accertamenti eseguiti dai tecnici della Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento sembra che nella notte tra il 7 e l’8 Gennaio alcuni vandali abbiamo sparso della polvere di ossido di ferro, che si colora di rosso a contatto con l’acqua e diventa liquida come vernice. Il tutto è avvenuto in un’area limitata all’accesso dei non addetti proprio per salvaguardare un bene a rischio idrogeologico e candidato a divenire patrimonio Unesco dal 2007.

Nel frattempo la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per danneggiamento di beni avente valore paesaggistico e sono stati disposti esami sul materiale e indagini sulle rivendite dei materiali usati per risalire ai possibili responsabili.

Il contenzioso giudiziario e la querelle

La Scala dei Turchi in passato è stata al centro di un lungo contenzioso giudiziario, tra il Comune di Realmonte e il proprietario di alcune particelle catastali, Ferdinando Sciabbarrà, che aveva portato anche al sequestro del sito da parte della magistratura. Sciabbarrà, nonostante una multa di quasi 10mila euro e un’inchiesta penale nei suoi confronti per occupazione di suolo demaniale e violazioni in materia di sicurezza e tutela di beni ambientali, si è visto restituire una parte della scogliera dal giudice che ha riconosciuto le sue ragioni. Di recente tramite i suoi legali si è dichiarato disposto anche a cedere il bene a condizione che diventi una riserva naturale. Un’altra ipotesi è che la Scala dei Turchi venga acquisita direttamente al patrimonio della Regione “impegnata da qualche anno assieme ad altre istituzioni – come ha sottolineato il presidente Nello Musumeci -, nella tutela e nella salvaguardia dell’integrità di questo meraviglioso angolo della Sicilia”.

Due anni fa la Scala dei Turchi fu al centro di una singolare querelle: il Comune di Realmonte ipotizzava di cedere i diritti d’immagine del bene ambientale. La bozza pervenuta al primo cittadino prevedeva che il comune in cambio della proprietà piena della Scala dei Turchi avrebbe concesso per settant’anni il 70% dei “diritti d’immagine” ai privati per servizi giornalistici, cinematografici e pubblicitari che riprendono quel tratto della collina di marna.

Polvere rossa da intonaco sulla marna bianca che ha deturpato la Scala dei Turchi ad Agrigento (fonte: ansa.it)

La Scala dei Turchi, meta del turismo internazionale

Descritta in modo vivido da Camilleri ne “La prima indagine di Montalbano”, cantata da Colapesce e Di Martino in “Luna araba” e raccontata da Giuseppe Tornatore in “Malena”e da Pif in “In guerra per amore”, la Scala dei Turchi è meta turistica da 700mila visitatori internazionali annuali. Prende il nome dai pirati Saraceni, impropriamente chiamati Turchi dalle popolazioni locali, che nel ‘500 usavano approdare sulla particolare formazione rocciosa per saccheggiare i villaggi della costa come l’attuale Realmonte.

“Il profilo della parte più alta della collina di marna candida s’incideva contro l’azzurro del cielo terso, senza una nuvola, ed era incoronato da siepi di un verde intenso. Nella parte più bassa, la punta formata dagli ultimi gradoni che sprofondavano nel blu chiaro del mare, pigliata in pieno dal sole, si tingeva, sbrilluccicando, di sfumature che tiravano al rosa carrico. Invece la zona più arretrata del costone poggiava tutta sul giallo della rina” (Camilleri)

 

Elidia Trifirò 

Un’esplosione a Ravanusa fa crollare quattro palazzine. Si indaga sulla causa ed eventuali responsabili

Sono passate da poco le 23, quando un sabato sera come un altro si trasforma in una notte di inferno a Ravanusa, piccolo centro abito nella provincia di Agrigento. Una forte esplosione fa crollare una palazzina di quattro piani e poi altri tre edifici attigui. Scoppia un incendio che inizia a coinvolgere tutta la zona. Accorrono i Vigili del fuoco. La prima ipotesi è che l’origine della deflagrazione sia dovuta a una fuga di gas metano.

Inizia la ricerca delle persone che si trovavano nell’edificio e si cerca di capire quanto siano i dispersi. Colpita un’intera famiglia. In piani diversi dell’edificio, abitavano sette componenti di uno stesso nucleo familiare: un’anziana, Rosa Carmina, e i tre fratelli con le rispettive mogli. Al momento del disastro, si trovavano in uno degli appartamenti anche il nipote della donna, Giuseppe, figlio di Angelo Carmina, e la moglie al nono mese di gravidanza.

Immagini delle macerie e delle fiamme in Via Trilussa (fonte: today.it)

L’esplosione colpisce un’intera famiglia. In sette abitavano nella stessa palazzina

All’arrivo dei soccorsi viene staccata l’elettricità in tutto l’isolato. I vigili scavano a mani nude per ore, attenti a captare, tra le macerie, un gemito, un rantolo, una voce. Poco dopo, viene trovato il corpo di Pietro Carmina, amatissimo professore di filosofia, ormai in pensione, che viveva insieme alla moglie Carmela Scibetta, assistente sociale, trovata morta poche ore fa. Rosa Carmina viene estratta viva con la cognata Giuseppa Montana. Il bilancio della tragedia si aggrava dopo che, al termine di un’intera notte di ricerche, vengono trovate morte altre due cognate di Rosa, Enza Zagarro e Calogera Gioachina Minacori.

Si continua a scavare senza mezzi meccanici, perché i soccorritori hanno captato una voce. Dopo alcune ore, il sindaco del paese, Carmelo D’Angelo, informa che tra le persone disperse non vi sono bambini, come si sospettava fino a poco prima.

Stamattina, arriva un’altra notizia terribile: estratti altri 4 corpi dalle macerie. Tra loro, ci sarebbero anche quello dell’infermiera Selene Pagliarello, trentenne incinta al nono mese, e di suo marito Giuseppe Carmina. La ragazza voleva mostrare ai nonni, un’ultima volta, il pancione ai nonni paterni del piccolo, all’interno del quale vi era un piccolo che avrebbe partorito a giorni. I due corpi erano al terzo piano del palazzo. Trovato anche il corpo del suocero, Angelo Carmina, dopo il ritrovamento della moglie Enza.

 

I primi racconti dei testimoni

“È stato come se un aereo si fosse schiantato sopra la nostra casa”.

Questo il racconto di un testimone dell’accaduto, che si trovava in un’abitazione contigua alla palazzina in cui è avvenuto lo scoppio. Prima un boato, poi fiamme e, in pochi minuti, tutto l’isolato viene travolto. La gente corre in strada e cerca di capire.

L’area coinvolta dall’esplosione è di circa diecimila metri quadrati, questa la comunicazione dopo le prime verifiche: oltre 40 edifici interessati dalla deflagrazione.

Intanto, la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo di indagine per disastro e omicidio colposo a carico di ignoti. Nei prossimi giorni gli inquirenti acquisiranno la documentazione relativa alla rete di distribuzione del gas.

Luca Cari, responsabile della Comunicazione dei Vigili del fuoco spiega che ancora si ritiene come maggiormente plausibile “l’ipotesi di una perdita da una conduttura della zona, anche sotterranea, della rete di distribuzione del gas”, dovuta a una causa ancora da indagare (potrebbe esser stato anche il maltempo) possa aver causato il danneggiamento di una conduttura.

(fonte: tg24.sky.it)

 

Odore di gas già nei giorni precedenti all’esplosione? Si indaga su ogni possibilità

Proprio sulla rottura di una conduttura del gas si è generata una grossa polemica. La rete di distribuzione del gas venne installata nel 1984. Dunque, la prima domanda che anche gli stessi inquirenti si sono posti è stata quella delle condizioni di questa: “Era a norma?”. Dopodiché si è iniziato a verificare se la manutenzione ordinaria e straordinaria è stata sempre fatta, come e da chi, e a quando risalgono gli ultimi interventi.

Però, ciò che ha provocato maggiore agitazione, tra gli stessi abitanti di Ravanusa, è stata la voce secondo cui qualcuno avrebbe detto di aver sentito odore di gas già nelle settimane precedenti. Quindi gli inquirenti hanno iniziato ad indagare sulla possibile negligenza da parte di qualcuno.

Il procuratore Luigi Patronaggio ha comunicato che nei prossimi giorni acquisirà tutta la documentazione relativa alla rete di distribuzione del gas e al sequestro dell’area interessata dall’esplosione – al momento 10mila metri quadrati, ma che, secondo quest’ultimo, potrebbe diventare più ampia. Molto probabilmente verranno iscritti nel registro degli indagati i nomi di tecnici e amministratori che, a vario titolo, potrebbero avere responsabilità in merito alle condizioni delle condutture del gas.

Il comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo, assicura che verranno svolte indagini ancora più approfondite, dopo la fine delle ricerche dei dispersi, prima preoccupazione per tutti i soccorritori, alcuni giunti da altre parti della Sicilia e dell’Italia nelle ultime ore, per aiutare ad essere più veloci.

(fonte: tg24.sky.it)

Già alcuni dati certi sono venuti alla luce: c’è stato un accumulo di gas metano nel sottosuolo, che si è protratto per tutta la giornata di sabato almeno. La procura ha già nominato un consulente tecnico e nelle prossime ore verrà fatto un nuovo sopralluogo con i vigili del fuoco, proprio per cercare di circoscrivere le cause della fuga di gas. Non è chiaro, invece, quale sia stato l’innesco che ha provocato l’esplosione, potrebbe esser stato l’ascensore o qualsiasi elettrodomestico nell’edificio crollato per primo, o anche solo l’accensione di una sigaretta. Difficile ancora capire.

È stato uno dei sopravvissuti alla strage, Calogero Bonanno, che si trovava in un appartamento vicino ad una delle palazzine crollate a riportare le voci sull’odore persistente di gas nei giorni scorsi, dopo aver sentito parlare i vicini:

«Se è vero che c’è stata una negligenza, sarebbe imperdonabile».

Intanto, il bilancio delle vittime è salito a sette e si cercano gli ultimi due dispersi.

 

 

Rita Bonaccurso