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Don’t worry darling: l’armonia di un incubo

Redazione Recensioni
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Film
Don't worry darling Festival del cinema di Venezia film Harry Styles Olivia Wilde
Caratterizzato da un’estetica delineata e una fotografia visivamente raffinata, il film mostra il suo punto debole nella forza narrativa.  – Voto UVM: 3/5

 

Presentato alla 79esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Don’t worry darling è il secondo progetto della regista Olivia Wilde, che si pone il compito di dare una riflessione sociologica e antropologica tutt’altro che banale e irrilevante. Nel cast ritroviamo figure di rilievo come il cantante Harry Styles, nel ruolo di Jack, Florence Pugh (Piccole donne) nei panni di Alice, e Chris Pine (Wonder Woman) nei panni di Frank, l’abbronzato leader del distopico universo nel quale è ambientato il film.

Dentro il Victory Project

California. Anni ’50. Alice e Jack sono la coppia ideale di una città ideale, in cui tutto si muove all’unisono. In una danza che, nella sua ripetitività paradossalmente statica, ci sembra la riproduzione di un incubo. Armonia ed equilibrio – in questo caso imposti – sono infatti le caratteristiche principali di questa società creata da Frank, un santone ed edonista che vuole ergersi a leader, imponendosi sugli altri per garantire la sicurezza di tutti.

L’ordine inizia a sgretolarsi quando Margaret, una delle “mogli”, sembra impazzire per via di alcune visioni. Alice, avendo paura di danneggiare il suo stesso equilibrio, cerca di starle lontana ma dopo aver assistito al suo suicidio e dopo una serie di ricorrenti incubi, si rende conto che le cose non vanno come dovrebbero. Le sue paranoie sono, infatti, figlie di una visita alla sede centrale di Victory (zona categoricamente vietata ai cittadini) mentre provava a soccorrere un aereo in caduta. Pur non trovando l’appoggio di cui aveva bisogno nel marito e negli altri abitanti della città, Alice inizia ad indagare riguardo al Victory Project trovandosi, una sera a cena, faccia a faccia con Frank. È a questo punto che si rende conto di avere un’unica possibilità: scappare. Ma in questo scenario tipico orwelliano, Frank non glielo permette e Alice si ritrova nuovamente dentro al suo incubo.

Don’t worry darling
Alice (Florence Pugh) e Jack (Harry Styles) che ascoltano Frank parlare. Regia: Olivia Wilde. Casa di produzione: New Line Productions. Distribuzione in italiano: Warner Bros. Fonte: wired.it

Don’t worry darling: top o flop?

Per essere la seconda volta che la regista si mette dietro la macchina da presa, si notano intuizioni cinematografiche perspicaci, con un’estetica delineata e una fotografia visivamente raffinata. Ma a venir meno è proprio la forza narrativa. La seconda regia di Olivia Wilde affronta troppo frettolosamente vari temi – femminismo e lotta al patriarcato sono solo alcuni – senza mai arrivare al punto. Ed il film, pur dimostrandosi volenteroso e non certo privo di idee, non aggiunge nulla di più a ciò che è stato detto altrove. Il drammaturgo russo Anton Čechov affermava:

“Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari”.

Ma a quanto pare la Wilde non la pensa come lui. E la realtà del Victory Project si presenta in maniera confusa – altro che ordine e armonia – con un sacco di buchi di trama.

Ma per quanto Victory possa sembrare un incubo dal quale uscire è doveroso fare un elogio alla soundtrack, dove ritroviamo il pop psichedelico anni ’50 – ’60 di Nancy Sinatra, azzeccatissimo per rendere più credibile l’ambientazione, e l’indie rock dei Cigarettes After Sex. La colonna sonora del film, With You All the Time, scritta e prodotta dal protagonista Harry Styles, è caratterizzato da una melodia di pianoforte retrò. Volutamente semplice ed orecchiabile per poter essere canticchiata da Alice durante tutto il film, diventa proprio il fattore scatenante di alcune sue visioni. La canzone vuole inoltre essere un inno all’amore, nel ricordarci che l’amore puro va sussurrato”.

Darling, I’m
With you all the time
Can’t you see I long to be
With you all the time

Elemento molto positivo del film risultano essere anche le performance attoriali dei due protagonisti, specialmente della Pugh; l’attrice inglese negli ultimi anni ha dimostrato la sua bravura in diverse pellicole ben note al grande pubblico, come Midsommar – Il viaggio dei dannati e Piccole donne, nel ruolo di Amy. Ma in questa pellicola la sua Alice diventa il punto focale delle vicende.

Don’t worry darling
Alice (Florence Pugh) in una scena del film. Regia: Olivia Wilde. Casa di produzione: New Line Productions. Distribuzione in italiano: Warner Bros. Fonte: quinlan.it

Tra “cuttigghiu” e “ciuciuliu”

Già mesi prima dall’uscita in sala, Don’t worry darling era diventato uno dei film più noti nel mondo del cinema per via dei suoi retroscena interessanti. Durante la produzione, infatti, non sono mancati i conflitti all’interno dello stesso cast. Originariamente, l’attore scelto dalla Wilde per il ruolo del co-protagonista Jack era Shia LaBeouf, il quale, per via di alcuni problemi con Florence Pugh, dovette rinunciare. La regista decise allora di affidare la parte al cantante Harry Styles, con cui ha tutt’ora una relazione. La presenza di Styles nel film è stata da subito oggetto di aspre critiche prevenute, in quanto nessuno lo considerava all’altezza del ruolo, non avendo molta esperienza nel mondo del cinema. Ciò nonostante, guardando Don’t worry darling si deve riconoscere una certa dignità e rispetto alla sua performance.

 

Ilaria Denaro
Domenico Leonello