La Sicilia è sempre stata una terra ricca di incontri tra culture, lingue, religioni e popolazioni di ogni tipo. Nonostante ad oggi essa sia una regione uniforme a livello linguistico, vi è un dialetto particolare, conservato in alcuni comuni: il dialetto galloitalico siciliano.
Storia della lingua
Questo dialetto rappresenta un isola linguistica locale, appartenente alla più vasta famiglia linguistica dei Gallo-italici,
diffusasi principalmente nella zona settentrionale della penisola Italica. Qui, infatti, avvenne l’incrocio tra le popolazioni locali latinizzate, da un lato, e i Longobardi dall’altro, i quali per più di due secoli dominarono gran parte dell’Italia Settentrionale e Meridionale.

Diffusione e varianti
Le lingue gallo-italiche ad oggi sono parlate principalmente nel Settentrione. Qui vi sono molte varianti, tra cui il piemontese, che conobbe grande risonanza a causa del ruolo sociale che ebbe nelle comunità stabilitesi nella pampa Argentina alla fine dell’Ottocento; successivamente vi sono il lombardo, parlato anche nella Svizzera italiana, il ligure, parlato anche in parti della Sardegna e nel Principato di Monaco, l’emiliano ed il romagnolo.
Il contesto storico siciliano
I primi longobardi si stabilirono sul suolo siciliano in una prima fase a partire dal 1038, seguendo il tentativo del bizantino Giorgio Maniace di combattere gli arabi. Successivamente, con la conquista normanna dell’Isola – iniziata nel 1061 e conclusasi nel 1091 – grandi flussi di popolazione vennero chiamati per latinizzare i territori liberati, che tuttavia risentivano ancora dell’occupazione araba, e per insediarsi in territori deserti, tra i quali la Val di Noto.

Fonologia e caratteristiche comuni
Per le sue caratteristiche storiche, gli studiosi pensano a questa lingua come un’area di transizione, con elementi propri sia delle lingue galloromanze che di quelle italoromanze. Le caratteristiche comuni presenti tra esse sono: l’indebolimento delle sillabe atone, l’assenza delle consonanti doppie, la mutazione di alcune consonanti e l’uso del pronome soggetto.
Diffusione e tratti linguistici in Sicilia
Ad oggi il dialetto galloitalico siciliano si parla principalmente nelle provincie di Enna e di Messina. Il motivo sta nel fatto che durante l’invasione normanna, tali zone erano una zona cuscinetto, che separava la loro base di conquista dal resto del territorio isolano, che invece apparteneva ancora agli arabi. A livello linguistico, le caratteristiche principali di questa variante sono tre:
L’uso della vocale centrale per troncare le parole, il consonantismo ed infine l’ipercorrettismo.
Quest’ultimo tratto si divide in ipergallicismo, esagerata accentuazione dei tratti originari, e ipersicilianismo, cedimento alla lingua siciliana.

Il dialetto ad oggi.
Ad oggi, a causa del loro relativo isolamento, solo sei comuni mantengono la parlata più fedele: Nicosia e Sperlinga, in provincia di Enna; Fondachelli-Fantina, San Fratello, Montalbano Elicona e Novara di Sicilia, in provincia di Messina. Altri centri galloitalici in queste province sono Aidone e Piazza Armerina, dove l’uso è ristretto all’uso rurale e familiare, e infine Acquedolci e San Piero Patti. Ci sono poi, alcuni Paesi che presentano dialetti con influenze galloitaliche sono Roccella Valdemone, Caltagirone, Valguarnera Caropepe, Maletto, Bronte e Randazzo.

Conservazione della lingua
Nonostante essa venga considerata da molti studiosi una minoranza linguistica storica, non gode di tutele da parte dello Stato Italiano. Tuttavia, negli ultimi anni sono stati numerosi i passi in avanti in tal senso: una proposta di legge è stata portata alla Camera dei Deputati per aggiungere anche queste minoranze nella legge di tutela della legge 15 dicembre 1999 numero 2.
A livello locale, invece, la Regione riconosce la parlata con l’inserimento nel Registro Eredità Immateriali della Sicilia.

Altri ceppi linguistici nel Meridione.
Un altro piccolo gruppo linguistico di origine galloitalica è presente tra la Basilicata e il Cilento. Due nuclei si possono distinguere all’interno di questa comunità: il primo è diffuso lungo il Golfo di Policastro, mentre il secondo si può trovare in provincia di Potenza. Nonostante il forte interesse scientifico, non sono mai state avviate inchieste o approfondimenti sull’evoluzione linguistica di quest’ultima.

Samuele Di Meo