Intervista agli Apogod Project: La Bibbia del Prog Metal

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Chi sono gli Apogod Project: una breve Bio

Gli Apogod Project sono una band messinese, frutto della creatività di due artisti di fama locale, Patrick Fisichella e Giovanni Puliafito.

Patrick Fisichella è un chitarrista e maestro di chitarra, nonché l’unico esaminatore ufficiale per gli esami Yamaha in Sicilia dal 2013. Ha collaborato alla produzione di vari CD che spaziano dal jazz al metal e ha una significativa esperienza nel settore teatrale come compositore di musiche per diversi spettacoli.

Giovanni Puliafito, dal canto suo, è diplomato in composizione, pianoforte e didattica della musica presso il Conservatorio Corelli di Messina. Ha, inoltre, conseguito un diploma di merito presso l’Accademia Chigiana nel corso di musica per film, sotto la direzione del maestro Luis Bacalov.

Il progetto ha preso forma nel 2018, ma ha debuttato ufficialmente nel 2023 con A Prog Bible, un concept album che propone una reinterpretazione dell’Antico Testamento attraverso una prospettiva apocrifa. Il nome della band può, dunque, essere interpretato come un riferimento a un nuovo vangelo apocrifo, o come acronimo: A.P.OAnother Point Of View.

 

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La narrazione è meticolosamente cesellata e fortemente evocativa. Ogni brano riflette una corrispondenza precisa tra eventi biblici e linguaggio musicale, trasformando l’ascolto in un’immersione in un mondo distante, sospeso tra storia e mito.

Giocare a fare gli dei: La Genesi

L’album si apre con The Creation (BigBanGenesis), un brano dalla genesi singolare, “cervellotica” come suggerisce Patrick Fisichella.
Per comporre questo pezzo, i due musicisti si sono trovati di fronte a una questione fondamentale: “Come si mette l’universo in musica?
Sappiamo che il suono è il risultato della vibrazione di un corpo nello spazio. Ma se non esiste alcun corpo e nulla di ciò che conosciamo è ancora presente, da dove proviene la musica?
In questo contesto, dove la fisica non può intervenire, solo un dio può decretare il destino. O forse due.

Teletrasportiamoci ai primi anni ’20 del ‘900. La corrispondenza tra i due scienziati Albert Einstein e Niels Bohr ci regala uno dei dialoghi più emblematici sul rapporto tra universo e limiti della conoscenza umana.
Dio non gioca a dadi con l’universo,” afferma Einstein.
Ma un sorriso ironico si disegna sul volto di Bohr, i suoi occhi cerulei attraversati da un luccichìo. “Non dire a Dio come usare i suoi dadi, caro Albert.”

Ispirati da questo incontro-scontro, Patrick e Giovanni tagliano il nodo di Gordio. Giochiamo a fare gli dei e tiriamo i nostri dadi.
Affidandosi al verdetto di un dado dunque, ottengono le quadriadi necessarie per creare gli accordi. È questa collisione tra la casualità del cubo e processo creativo a scatenare il Big Bang.
Dal minuto 2:22 del primo brano, possiamo assaporare le linee melodiche delle opere successive, che Patrick Fisichella definisce “semi”, i quali occupano circa un minuto all’interno di The Creation (BigBanGenesis). Una sorta di spoiler.

Adam and Eve… Naked and Forsaken!

Otto minuti e qualche secondo dopo, arriviamo a uno dei passaggi più significativi dell’Antico Testamento, il racconto di Adamo ed Eva.
Se consideriamo la parabola di un’ontologia eterea e imperturbata riservata a due esseri umani; l’Eden, la cui preservazione dipende da una semplice regola, gli Apogod Project riescono a rappresentare perfettamente la perdita irreversibile di tale idillio.
Il sussurro gelido del serpente sovrasta la voce di Dio; la mela è irresistibile. Un solo morso può far precipitare il destino dell’umanità.
“In quel momento, Adamo ed Eva provano per la prima volta la vergogna di essere nudi,” spiega Patrick Fisichella. “E così abbiamo deciso di esprimere questo concetto.”
Il brano è privo di un centro tonale influendo sulla sensibilità percettiva dell’ascoltatore e generando una sensazione di caos e smarrimento. Ci sentiamo a piedi nudi su cocci taglienti di una quiete che davamo per scontata, ora ridotta in pezzi.

Solo alla fine di Adam and Eve (First Time Naked) riacquisiamo una parvenza di controllo, risolvendo su un arpeggio di settima maggiore.
Un’altra peculiarità? L’ultimo minuto e mezzo è realizzato in olofonia, con l’uso di una testa microfonica: i microfoni sono stati posizionati all’interno di una testa virtuale, creando l’illusione di essere circondati dai musicisti.
“Patrick, c’è un pezzo che definireste più importante degli altri?”
Non potremmo scegliere un brano più importante, sono tutti come dei figli,” risponde con fermezza Patrick Fisichella. “Tuttavia, ce n’è uno che è stato particolarmente amato dal pubblico: Promised Land, dove convergono due mondi: The Spirit Carries On dei Dream Theater e Comfortably Numb dei Pink Floyd.”

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Influenze Musicali: Dai Queen alla Fusion

A questo punto, era inevitabile chiedere delle influenze musicali che caratterizzano la band. Patrick Fisichella ci racconta degli artisti che gli hanno fornito l’imprinting. “Sono nato con i Queen,” afferma, “ed è stato Satriani a spingermi a prendere in mano la chitarra. Crescendo, sono stato colpito da altri grandi artisti come Van Halen e Steve Vai, che hanno lasciato un segno indelebile.
“Successivamente, la mia passione per la musica si è estesa a gruppi di progressive metal come i Dream Theater, chitarristi come Guthrie Govan, jazzisti come Chick Corea, ma anche band heavy metal come Iron Maiden, Metallica e Manowar. Infine, anche la fusion.
“Ma, alla fine, le origini rimangono con loro,” ribadisce l’intervistato, “i Queen e Joe Satriani.”

Un Nuovo Capitolo per Apogod Project

In conclusione, è evidente che gli Apogod Project siano una band alimentata da una cultura musicale e da un’esperienza consolidata nel tempo, insieme a un genio creativo eclettico e complesso. A Prog Bible ne è un esempio; un album originale e dal concetto dirompente, la cui attenzione ai dettagli è una delle sue caratteristiche distintive.
Tuttavia, la band di Patrick Fisichella e Giovanni Puliafito non intende fermarsi qui! Sembra che sia in cantiere un nuovo progetto discografico.
“Azatoth tornerà?” non riesco a trattenere la domanda, riferendomi al vocalist dall’identità misteriosa che interpreta la traccia n. 4 del loro debutto, The Great Flood Of Blood.
Patrick ride: “No, Azatoth rimarrà per sempre nell’oscurità. E non tornerà mai più!”
Sembra proprio che l’oscuro dio lovecraftiano si sia ritirato nelle profondità degli abissi, concludendo la sua collaborazione con la band. Ma certamente i due frontman sapranno sorprenderci e affascinarci nuovamente.

Resta solo una domanda: quale sarà il nuovo capitolo della band?
Non ci resta che scoprirlo!

Federica Grasso Sfacteria