Aspettando il Messina Opera Film Festival: dentro la “Carmen”

Manuel Mattia Manti
MANUEL MATTIA MANTI
Cultura
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“Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male.”

In quest’assurda pièce ognuno gioca il suo ruolo.

L’uomo, inconsapevole attore, tiene tra le mani un logoro copione. Esperienze ed emozioni scandiscono ogni passo sul palco. Ma, fra i teatranti, c’è chi non accetta il limite della maschera. Eccola frantumarsi in mille pezzi sotto il sole dell’afosa Siviglia. Le note di Bizet tengono il tempo d’una storia inusuale. Si narra di passioni e ribellione.

Quest’anno, il MOFF Messina Opera Film Festival– ci porta nella soleggiata Spagna. Dando voce a quel volto celato, ci parla della tormentata vicenda di Carmen.

Fato, liberà e amore: storia d’una ribellione

S’alza il sipario e ci troviamo davanti la protagonista.

Dimentichiamoci la Beatrice dantesca o la fedele Penelope. La mano di Prosper Mérimée, il primo a parlarci di lei, ci ridà l’immagine d’una passionale Femme Fatale.

La giovane tentatrice, in quel di Siviglia, a stento si guadagna da vivere lavorando come sigaraia. La fabbrica di tabacco locale è proprio lo scenario in cui la sua epopea inizia a prendere forma.

Tra le “ragazze delle sigarette”, lei brillava di luce propria. I lineamenti delicati facevano da contorno ad un volto che “dapprima disorientava, poi affascinava”.

L’incauto spettatore si ritrova ammaliato dalla sua bellezza “selvaggia e singolare”.

Così, come un fulmine a ciel sereno, irrompe nella monotona tranquillità del giovane Don José. Quest’ultimo lascia da parte la rigida disciplina militare solo per l’esuberante Carmen.

Ogni loro passo è accompagnato dalla musica di Bizet. Egli agisce come fosse il tragico demiurgo d’un desiderio che non si compirà.

“L’amore è uno zingaro che non conosce legge.”

Parliamo d’un sentimento pericoloso e travolgente al tempo stesso.

La platea osserva con stupore la caduta di José. Intrepido soldato, brandisce la lama che punta al nemico. Ora lascia che l’acciaio risuoni per la stanza, dopo aver gettato la spada. Cede, così, alle ambigue attenzioni di Carmen.

Non il colpo d’un fucile o un preciso fendente. Il fiore lanciato ai suoi piedi dalla donna taglia più del ferro. Prima che lei esca di scena, l’argentea armatura è già scalfita.

Catturato da emozioni che non chiedono riscatto, il cuore è corroso dalla passione.

José s’avvicina alla sfuggente zingara, lasciandosi alle spalle la riservata Micaela. Le due donne sembrano come le diverse facce d’una stessa medaglia. Un sentimento puro, sconfitto come l’inflessibile gendarme, dall’amore nella sua forma più travolgente. Accompagnandoci all’atto successivo, esso è quell’onda dirompente che soffoca la riva in un abbraccio fatale. Ogni aria, disordinata, detta la marcia dei nostri protagonisti.

Eccoci stavolta al malfamato Lillas Pastia. José, ormai un soldato semplice, ha lasciato dietro di sé la sua vecchia vita per la giovane zingara.

“Sono libera come l’aria, e il mio cuore appartiene a nessuno.”

Dal canto suo, Carmen, non vuol gettare l’ancora in alcun porto sicuro. Almeno inizialmente, però, sembra condividere veramente il medesimo affetto del soldato.

Ma il disilluso José dovrà fare i conti con un altro pretendente. Ecco, infatti, che la platea accoglie, “con gran strepito”, Escamillo. Mentre entra in scena, la fama e il successo fanno eco ad ogni passo. L’intrepido torero già scorge tra la folla, un “occhio nero” che segue ogni suo movimento.

Che sia quello della giovane zingara?

“Se nel libro di lassù la tua pagina è fortunata, mischia e taglia senza paura”

Nella tela del fato, probabilmente, non c’è spazio per un lieto fine.

Quell’amore non s’ha da fare, ma José non si da pace. Lotta per un sentimento che, come neve al sole, si è tragicamente sciolto. Vano è il tentativo della giovane Micaela per farlo rinsavire. Esce di scena anche lei, mentre il palco si stringe attorno ai nostri protagonisti.

Il soldato, affranto, perde lo scontro con il rivale Escamillo e rimane completamente solo.

L’ultimo atto di questa tragedia si consuma ancora una volta sotto il cocente sole sivigliano.

Dell’inflessibile soldato conosciuto appena s’alzò il sipario, c’è solo l’ombra. L’infausto incontro tra i due si tinge di rosso.

“Libera è nata e libera morrà!”.

Mentre nell’arena rimbomba il suono degli applausi verso Escamillo, la povera Carmen crolla a terra, senza vita.

Una controversa eredità

“Sì, sono stato io ad ucciderla, Carmen, la mia amata Carmen.

Con queste lapidarie parole dell’addolorato José, si chiude questa tragica pièce.

Gli attori abbandonano il palco, ma la reazione della platea è fredda. Tra essa, c’è chi grida allo scandalo per quell’opera che doveva essere “una cosetta facile e allegra”. Agli occhi del pubblico sarà tutt’altro.

La genesi stessa dell’opera è tortuosa.

Célestine Galli-Marié, mezzosoprano, nonché la Carmen “originale” è particolarmente esigente. Il personaggio sembra costruito su misura per lei, ma costringe il compositore a frequenti revisioni. La sostanza, tuttavia, non cambia. Difficilmente la tela delle Moire si sbaglia.

Nel tessere la storia di questo tragico amore, non hanno pensato ad un lieto fine. Là, dove amore e ossessione s’intrecciano, la giovane zingara perisce.

Il sipario scende anche sulle tormentate vicissitudini di Bizet. Il talentuoso autore, infatti, muore poco dopo la prima della Carmen.

Il suo ultimo ricordo? I fischi e le feroci critiche contro il suo capolavoro.

Chissà se avrebbe mai potuto immaginare che oggi, 150 anni dopo, saremmo stati qui a parlarne.

 

Fonti:

La Carmen di Bizet, genesi tormentata e successo postumo

https://www.cantarelopera.com/libretti-d-opera/carmen-di-georges-bizet.php

https://www.rbo.org.uk/opera-essentials-carmen

https://operaomniablog.blogspot.com/2017/02/carmen-25-lultimo-incontro.html

https://www.bbc.com/culture/article/20180207-how-carmen-went-from-tragic-heroine-to-feminist-icon

 

Manuel Mattia Manti