Femminicidio Pamela Genini

Un’altra vita spezzata. Non si ferma il femminicidio

Elisa Dragotto
ELISA DRAGOTTO
Attualità
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Ti prego” sono le ultime parole della modella Pamela Genini, 29 anni, che nella notte del 14 ottobre è stata uccisa senza pietà dal compagno, Gianluca Soncin, 52 anni. L’intenzione della donna di voler interrompere la relazione è stato il movente a spingere Soncin a colpirla con 29 coltellate. La donna, terrorizzata ma lucida, comprende ciò che stava per succedere e allerta subito l’ex fidanzato. Ma è troppo tardi. I vicini increduli, osservavano la scena, svolta sul balcone della palazzina in via Iglesias e hanno allertato le forze dell’ordine. “L’ammazza, l’ammazza” urlavano in preda alla disperazione. A nulla è servito l’intervento sul posto delle Volanti e dei vigili del fuoco, che con uno stratagemma, riescono o a farsi aprire il portone dicendo   “Glovo”. Al loro arrivo, la donna aveva ormai perso la vita, probabilmente nel momento in cui gli agenti stavano entrando.

 

Chi era Pamela Genini?

Pamela, fin da bambina, ha le idee molto chiare: sogna di lavorare nel mondo della moda e dello spettacolo e, con il costante sostegno della famiglia, si distingue per la sua bellezza nel programma “L’isola di Adamo ed Eva”, condotto da Vladimir Luxuria su Deejay tv. E dopo, l’ascesa della sua fama arriva con l’uscita del marchio SheLux, fondato con la migliore amica Elisa Bartolotti, dove le due ragazze riescono ad unire creatività e moda. Ad oggi, la scomparsa dell’amica ha segnato brutalmente la vita di Elisa, che ancora fa fatica a parlarne.

 

Amore o ossessione?

Solamente nell’ultimo anno il numero di femminicidi segna 70 vittime, 6 casi in fase di accertamento, 3 suicidi indotti di donne. Cosa spinge gli uomini a voler strappare con una violenza inaudita la vita alle loro compagne? Una sete improvvisa di istinti che prendono il sopravvento? Gelosie? Invidie? Quando l’amore si è evoluto in ossessione e morbosità? Serpeggia sempre di più fra le varie generazioni che si susseguono il bisogno di dominio sull’altro, dove l’imposizione ha sostituito la carezza, il controllo ha preso il posto della comprensione. Non si ascolta più l’altro, facendo del proprio egoismo una corazza dietro cui nascondersi. Non si uccide soltanto una ragazza, ma si distruggono anche le vite di tutte le persone che la amavano: amici, familiari, parenti. Si provoca una vera e propria strage che ha un solo cadavere fisico, ma molti, moltissimi emotivi.

Diventa dunque sempre più necessaria una rieducazione ai sentimenti e ai valori come il rispetto, la fiducia e l’accettazione del rifiuto: amare è un sentimento, non un movente per l’omicidio.

 

Elisa Dragotto