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LA SALUTE MENTALE: UN TABÙ DA SFATARE

ELENA NASTASI 535322
27/05/25
Attualità#Parliamoneansia e depressione

Ancora oggi, la salute mentale rappresenta un tabù per molti: la figura dello psicoterapeuta o dello psichiatra non sono visti come una possibile via d’uscita da eventi depressivi o attacchi di panico. Andare dallo psicologo è quasi simbolo di follia, ma è giusto sfatare questa convinzione. L’OMS ha dichiarato che dal 2020 la depressione è stata la più diffusa delle malattie, soprattutto tra i ragazzi dai 15 ai 25 anni e che negli ultimi 4 anni si è sviluppata ulteriormente, colpendo almeno una volta circa il 60% dei giovani.

L’ansia e la depressione, nella quotidianità, non vengono percepite come un possibile campanello d’allarme, ma tendono ad essere considerate, nella maggior parte dei casi, come sintomo di debolezza e incapacità di voler affrontare le difficoltà quotidiane, quando, dietro a queste ultime, si possono celare cause molto più serie. A questo punto, diventa molto difficile usare normalmente le parole “depressione” o “ansia” in quanto la società non mette a proprio agio i ragazzi, visto che è contemplata solo la figura dell’individuo che riesce ad arrivare primo in tutto e per tutto, senza fermarsi di fronte alle proprie difficoltà; invece, soffermarsi sull’introspezione e sulla comprensione di sé stessi, affiancati da uno specialista, può rappresentare la svolta della propria vita.

  1. Il sondaggio sulla salute mentale: i risultati
  2. Le conseguenze della depressione: i rischi per i ragazzi
  3. Lo psicologo: un alleato nella cura della tua salute mentale
  4. La psicologa Cinzia Sciacca: chiedere aiuto non è una debolezza
  5. Università e salute mentale: un equilibrio sottile
  6. Nel buio: la luce dentro di noi

IL SONDAGGIO SULLA SALUTE MENTALE: I RISULTATI

Per capire quanto sia difficile per i giovani, tra i 18 e i 35 anni, parlare di salute mentale, ho condotto un sondaggio anonimo su un campione di 318 persone, costituito da studenti universitari e lavoratori. I dati raccolti hanno mostrato quanto sia complicato accettare una condizione depressiva, ma anche la difficoltà di parlarne con la famiglia, gli amici o uno specialista, per paura di non essere accettati o di non ricevere il giusto supporto, aspettando che tutto passi senza fare nulla.

Chiedendo a molti ragazzi di spiegare cosa sia per loro la depressione, circa il 60% degli intervistati risponde che può essere paragonata ad un tunnel buio in cui non si riesce ad intravedere uno spiraglio di luce, in cui si è soli a fare i conti con sé stessi; il 15% ha risposto che può essere simile alla sensazione di essere sepolti in un buco, senza possibilità di scavare per poterne uscire; il 35% non è riuscito a dare una definizione completa.

Di fronte a questa sensazione, ci sono diverse possibilità che il soggetto può prendere in considerazione. Il 79,6% chiederebbe aiuto, il rimanente 20,4% no. Delle 253 persone che hanno risposto sì, la maggior parte chiederebbe aiuto ad uno psicoterapeuta o agli amici, senza parlarne con la famiglia. Altri, invece, sarebbero disposti a parlarne con la famiglia, che, spesso, rappresenta l’ostacolo più grande da superare, cercando in sinergia con quest’ultima l’aiuto di uno specialista. 12 persone hanno risposto che consulterebbero esclusivamente siti internet dedicati, non confidandosi con nessuno.

    Lo stato di salute mentale: nel grafico sono riportate le risposte delle 318 persone che hanno risposto al sondaggio.

LE CONSEGUENZE DELLA DEPRESSIONE: I RISCHI PER I RAGAZZI

Nel sondaggio, sono stati elencati comportamenti tipici che potrebbero rimandare ad una possibile depressione, come il sentirsi molto triste o senza speranza, la mancanza di autostima, narcolessia o insonnia, mancanza di energie, sentirsi un fallimento per sé stessi e per la propria famiglia.

                L’autolesionismo e il suicidio: le 318 risposte dei partecipanti al sondaggio.

Talvolta, questa sensazione di impotenza di fronte agli aventi quotidiani o  a traumi non risolti nel corso della propria vita, porta il soggetto a pensieri estremi. Il sondaggio riporta una domanda chiave: “Negli ultimi sei mesi, hai mai pensato di voler morire o di voler farti del male in qualche modo?”. Le risposte sono state 318, di cui il 72,6% ha risposto no, il 23,7% ha risposto alcuni giorni, il 2,8% ha risposto più della metà dei giorni e lo 0,9% quasi tutti i giorni. Analizzando i valori, osservando 231 persone che hanno risposto no, si potrebbe quasi tirare un respiro di sollievo, ma la nostra attenzione deve essere rivolta alle restanti 87 persone che almeno più di una volta ha pensato di non poter vedere la luce.

 

LO PSICOLOGO: UN ALLEATO NELLA CURA DELLA TUA SALUTE MENTALE

La maggior parte delle volte, a rendersi conto di determinanti atteggiamenti sono proprio le persone con cui passiamo la maggior parte del tempo e non sempre riescono a dare un consiglio oggettivo, visto che le emozioni e l’affetto possono fungere da filtro.

Proprio per questo motivo, dobbiamo introdurre il pensiero di una grande professionista del settore, la psicologa Cinzia Sciacca:

<<La depressione è un disturbo dovuto ad un abbassamento del tono dell’umore con compromissione dell’affettività e dei sentimenti che la costituiscono. La depressione può avere una eziologia di tipo esogena o endogena. La prima è tipicamente causata dallo stress o da qualche evento traumatico, mentre la seconda si scatena internamente e le sue cause non sono del tutto individuabili. Gli studi affermano che è spesso un sentimento di perdita a causare il manifestarsi del disturbo, come la perdita del lavoro, un amore finito, fattori ereditari e molto altro.>>

LA PSICOLOGA CINZIA SCIACCA: CHIEDERE AIUTO NON È UNA DEBOLEZZA

<<Il consiglio che in questa sede stiamo cercando di dare è quello di chiedere aiuto alle figure esperte, siano essi psichiatri, psicologi, psicoterapeuti. Il compito di uno specialista è quello di accogliere il dolore per dargli un nome, una collocazione nella sfera psicologica del paziente. Si cerca di ripercorrere la vita del paziente stesso. Tutto ciò lo si fa con il colloquio, tecniche e strategie atte a portare alla luce ciò che è rimasto sommerso per anni. Si costringe la persona ad adattarsi ad un comportamento, ad un pensiero e ad azioni che non sono propri, ma che vengono vissuti come tali. Il terapeuta ha il compito di portare alla luce la verità, che è sempre legata alla realtà, per permettere che le ferite del passato possano riemergere ed essere sanate, proprio come fa un archeologo con i reperti storici. Portando alla luce la propria storia personale e traumatica, a poco a poco il paziente inizierà un percorso terapeutico che lo porterà a sentirsi libero e non più schiavo delle proprie emozioni>>.

UNIVERSITÀ E SALUTE MENTALE: UN EQUILIBRIO SOTTILE

A conferma di quanto importante sia chiedere aiuto, l’Università di Messina si mobilita in favore della salute mentale degli studenti. Nella conferenza stampa, che si è svolta in Sala Senato il 24 marzo, è stato presentato il progetto “Pro-Bene-Comune”. Questo è volto a promuovere il benessere psicofisico degli studenti universitari e a prevenire il disagio psicologico. Il progetto prevede l’offerta di supporto psicologico, percorsi di psicoterapia breve e attività di counseling. Si pone quindi l’obiettivo di migliorare le risorse personali e relazionali degli studenti.

La Rettrice, la prof.ssa Giovanna Spatari, ha confermato che l’Università di Messina, la quale, dal 2018, ha avviato un servizio di supporto psicologico, ha esteso i punti di ascolto e i servizi di supporto psicologico gratuito. Sicuramente, questo rappresenta un ottimo punto di partenza per offrire agli studenti il supporto necessario, considerando che, come evidenziato dai dati del sondaggio, molti di loro non percepiscono alcuna tutela psicologica da parte dell’università.

I ragazzi si sentono tutelati dall’università o dal loro posto di lavoro? Ecco le risposte dei 318 ragazzi che hanno partecipato al sondaggio.

NEL BUIO: LA LUCE DENTRO DI NOI

Da ragazza di 22 anni, effettuare questo studio intervistando i miei coetanei, mi ha permesso di comprendere che nel mondo non siamo soli. Sono tante le difficoltà che ci accompagnano nel percorso della nostra vita, ma sono ancora più numerose le paure che ci impediscono di aprirci con gli altri e di trovare una soluzione. È vero che la figura degli specialisti, della famiglia e degli amici giocano un ruolo chiave nel trovare una soluzione, ma la rimanente parte spetta a noi. Mai avere timore di cadere nel buio, la luce è sempre ad un passo da noi. Infatti, la grande Mary Shelley dice che l’inizio è sempre oggi. Non siamo destinati a fallire, ma è proprio da lì che dobbiamo ritrovare il punto di partenza per andare avanti.

Elena Nastasi

FONTE

https://www.who.int/

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UniVersoMe è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Messina n.11 del 2015.

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