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La flotta russa che soccorse Messina nel 1908

Fortunato Nunnari
FORTUNATO NUNNARI
Cultura
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Messina, 28 Dicembre 1908.

La città dorme, silenziosa, immersa nel clima natalizio. I preparativi per la festa di Capodanno sono da poco iniziati. Tutti si preparano ad abbandonare l’anno moribondo, speranzosi, in attesa di quello nuovo.

Ore 05:20. Un violento rimbombo. La terra inizia a tremare, i palazzi si sgretolano. È la furia violenta della natura, rade al suolo una fiorente città, ne stermina i figli.

Poco dopo l’acqua completa l’opera della terra. Il mare si riversa sulla città, travolgendo con furia tutto ciò che incontra. Onde alte fino a 12 metri. Poi, si ritira.

Messina post terremoto del 1908 – Fonte: focus.it

 

Una città un tempo viva, pulsante, adesso è muta. Le macerie fanno da sacrario ai corpi putrefatti. Ce ne sono migliaia. E altre migliaia moriranno ancora, perché i soccorsi arriveranno solo il secondo giorno, perlomeno, quelli del Regno d’Italia.

Al tempo, le comunicazioni erano tardive, si minimizzava la portata della catastrofe, forse nemmeno interessava così tanto. Strade, cavi elettrici, ferrovie: tutto distrutto. La notizia del terremoto di Messina arriva lentamente a Roma, si trascina.

Al largo della costa ionica, una flotta russa intenta in esercitazioni militari, presta immediatamente soccorso. L’ammiraglio Livitinov non aspetta ordini, non chiede ai superiori il permesso.

Le corazzate Slava e Tsesarevich, insieme agli incrociatori BogatyrAmmiraglio Makarov, sbarcano a Messina, portando soccorso, viveri, speranza. Riportano l’ordine, combattono gli infidi sciacalli che piombano sui cadaveri.

 

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Monumento dedicato ai soldati russi che aiutarono Messina. Fonte: it.topwar.ru

 

I superstiti sono caricati sulle navi russe e portati a Napoli, lontano da quell’inferno.

Oggi, a quegli uomini che prestarono aiuto ai Messinesi, è dedicato un monumento in un alberato di via Garibaldi.