Piangi? Non piangere, amore,
lascia che la sera ci afferri
nel suo grembo d’acqua e cenere.
Le stelle sbocciano e si spengono,
come le rose dimenticate nei giardini
delle case abbandonate.
Sei bella come la luna sullo Stretto,
sei triste come la sera sul mare.
E il treno urlava nelle gole d’ombra,
e il mare si sfaldava in canti di sirene,
e tu ridevi – tu ridevi –
con la bocca rossa di vino.
Fuggire, fuggire,
nel vento salato,
nella notte che trema
di cani randagi e d’asfalto.
Dove sei, dove sono,
se non in un sogno che svanisce
come il fumo d’un falò sulla spiaggia?
Gaetano Aspa