FRU 2025

FRU 2025, la scintilla della comunicazione

Eventi
comunicazione diariodibordofru2025 festivalradiouniversitarieitaliane FRU25 linguaggio

Prologo: la radio vista da fuori

Il me stesso di qualche mese fa vedeva la radio come un semplice strumento di trasmissione di tracce musicali, una scatola capace di emettere suoni e diffonderli a scopo commerciale. Chissà cosa direbbe al me stesso di oggi, in treno, che sta tornando dal Festival delle Radio Universitarie (FRU), che si è tenuto a Foggia dal 7 al 9 maggio. Il FRU 2025 è stato un viaggio all’interno del concetto di comunicazione, oltre che delle trasmissioni radiofoniche. E questo è il nostro diario di bordo.

L’arrivo sul pianeta “radio”

Giorno 1.

Nonostante qualche contrattempo nel viaggio in treno, io, Giulia, Giuseppe e Michele arriviamo a Foggia intorno alle 19. Arrivata l’ora di cena, conosciamo decine di ragazzi provenienti dalle università di tutta Italia. Sono decine di mondi a sé stanti, ognuno è diverso dagli altri, ognuno di loro ha delle passioni uniche e singolari, tutti hanno gusti musicali diversi, vite diverse, modi di fare diversi. Eppure tutti sono accomunati da una cosa sola: l’assoluta convinzione che, in una società in cui i fraintendimenti fanno comodo a molti, l’unico mezzo per mettere in contatto pianeti diversi è la comunicazione. Parlare con delle realtà incredibilmente diverse da UVM eppure incredibilmente vicine al nostro concetto di comunicazione è stata un’esperienza per me indimenticabile, un’occasione per crescere e cambiare ogni aspetto della mia persona. Tra una conversazione sugli Sleep Token e una digressione sulla centralità del linguaggio nella cultura di un popolo, la serata è volata via in men che non si dica.

La comunicazione al centro

Giorno 2.

Una volta giunti all’università di Foggia, ci vengono forniti i nostri badge. In aula magna si svolgono i saluti istituzionali. Da subito noto una forte volontà di avvicinarsi a noi da parte di tutti quegli speaker e quei relatori che spesso percepiamo come distanti poiché adulti. Vedere che tra chi spesso si lamenta delle nuove generazioni, chi continua a ripetere che ai suoi tempi le cose andavano meglio, ci sia effettivamente qualcuno animato da una sincera volontà di avere un dialogo con noi, mi rassicura molto. Dopo i saluti istituzionali partecipiamo al workshop di Savino Zaba, speaker di Rai Radio 1, in occasione del centenario dalla nascita della radio. Per un’ora ci siamo immersi in un viaggio nella storia della radio, scoprendo un mondo che affonda le sue radici nei periodi più determinanti nell’Italia moderna. Alla fine del workshop, riusciamo a fermare Zaba e gli facciamo qualche domanda. La nostra conversazione è identica a quella che tutti avremmo con un amico che non vediamo da tempo. Ci confessa la sua simpatia per Messina e ci spiega che gli è capitato di lavorarci e che questa esperienza gli ha lasciato un bellissimo ricordo. Salutato Zaba, seguiamo molti altri workshop programmati per il pomeriggio. Al di là degli argomenti specifici, emerge sempre la centralità della comunicazione e del dialogo.

Mondi in contatto

Giorno 3.

Mi sveglio in tempo per sentire l’assordante sveglia di Michele, il mio compagno di stanza. Siamo entrambi abbastanza stanchi, la sera prima abbiamo fatto tardi. Nonostante tutto il sonno passa subito, balziamo giù dai letti, siamo ansiosi di assistere alla speaker challenge, evento centrale di ogni FRU. Tutti gli speaker sono stati bravissimi. Poco prima di scoprire i vincitori, la nostra tensione raddoppia.

Ci viene comunicato che è stato scelto il nuovo Papa. Tutto viene interrotto per assistere alla fumata bianca. Ci colleghiamo su Rai 1. Questo evento ribadisce lo spirito di unità e di collettività di questo FRU. La sensazione è esattamente quella di trovarsi in un gruppo di amici che reagiscono a una notizia di grande importanza storica. Dopo un po’ ci vengono annunciati i nomi dei concorrenti che hanno superato la prima prova. Nessuno di UVM, purtroppo, viene ammesso alla prova successiva, ma siamo comunque contentissimi. Proprio in questi momenti capiamo che non era l’ipotesi della vittoria a renderci entusiasti, ma trovarci in un contesto multiculturale e incredibilmente aperto. Nel pomeriggio ho l’occasione di intervistare Marco Stanzani, colosso nel settore della promozione musicale. La musica è ormai al centro della mia vita da tempo, è un piacere discutere con lui di tematiche come la promozione di realtà prog e sperimentali che fanno fatica ad emergere in Italia. Al termine dell’incontro discuto con i ragazzi di altre radio e ci viene in mente di ideare un’iniziativa che coinvolga moltissimi gruppi o artisti emergenti. Si ribadisce l’importanza del contatto e dello scambio produttivo tra realtà radiofoniche incredibilmente diverse tra loro. Vedere che siamo riusciti a creare una solida connessione tra pianeti estremamente diversi è bellissimo.

Ultimi schizzi sulla tela

Giorno 4.

Ultimo giorno di FRU, ci incamminiamo verso l’università, stavolta per l’ultima volta. Non ci resta che tirare le somme, incontrare i ragazzi delle altre radio, discutere del presente ma soprattutto del futuro. Dalla nostra riunione emerge come il FRU non abbia semplicemente messo in contatto tutti noi: il nostro interesse nell’ideare nuovi progetti è più vivo che mai. Le nostre idee hanno abbellito una tela precedentemente riempita di colore, hanno aggiunto la cornice ad un quadro già magnifico. Il nostro impulso creativo non è mai stato così ardente.  Dopo le conclusioni, abbiamo scambiato i nostri contatti in modo tale da creare una rete di comunicazione tra radio. Non ci resta che trascorrere la nostra ultima serata a Foggia, in un’atmosfera già piena di nostalgia e immersa nei ricordi di ciò che è accaduto soltanto negli ultimi quattro giorni.

Epilogo: la radio vista da dentro

Il me stesso di oggi si trova in treno, nel suo viaggio di ritorno dal FRU 2025. La mia visione del mondo radiofonico è sicuramente stata rivoluzionata, a partire dai suoi fondamenti. Questa esperienza ha rafforzato una convinzione che forse non sapevo nemmeno di avere: la comunicazione, radiofonica e non, è l’unico mezzo che l’uomo ha per essere assolutamente libero. Un linguaggio che possa essere chiaro, onesto e diretto è la base per qualsiasi dialogo. Viviamo in un’epoca in cui le classi dirigenti marciano su fraintendimenti nel linguaggio e disinformazione. La fiamma dell’interesse delle nuove generazioni nei confronti dell’attualità si sta lentamente spegnendo. A noi, però, viene data l’occasione di ravvivare il rogo della nostra passione. Abbiamo l’opportunità di realizzare una rete di comunicazione tra le principali radio universitarie italiane e farci garanti di un nuovo modo di comunicare. Le persone, soprattutto i nostri coetanei, sono stanche di sentirsi comunicare notizie da qualcuno col mignolino alzato e dall’aria saccente. La radio nasce per la gente, dunque va fatta dalla gente, tra la gente, senza troppi formalismi.

Siamo come scintille, e speriamo di riuscire a costruire un percorso che ci porterà a splendere come non abbiamo mai fatto.

Salvatore Pio Andreoli