L’AI nella scuola fra rischi e opportunità

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L’intelligenza artificiale è già diventata parte integrante del sistema educativo. Piattaforme come ChatGPT e Gemini sono ormai compagne di studio dei ragazzi. La scuola non riesce a tenere il passo di queste novità, che però, potrebbero rivelarsi delle preziose alleate.

L’abuso che minaccia la scuola

Secondo una ricerca condotta dal portale Noplagio.it, otto studenti su dieci fanno uso regolare dell’AI per svolgere varie attività a scuola.

A un campione di circa mille adolescenti, è stato sottoposto un questionario nel quale si elencavano una serie di situazioni in cui è possibile avvalersi dell’aiuto dell’intelligenza artificiale. Il 60% dei ragazzi ha ammesso di usare strumenti come ChatGPT per far svolgere i compiti al proprio posto, il 13% rivela di sfruttare i tools AI per scrivere temi e saggi, mentre il 18% addirittura dichiara di usarli in classe durante le verifiche.

Nonostante la maggior parte degli studenti consideri l’intelligenza artificiale uno strumento valido, buona parte di loro è consapevole che i contenuti prodotti possano non essere accurati. Alla domanda specifica – “pensi di poterti fidare ciecamente di un contenuto generato dall’AI?” – il 54% ritiene che sia comunque necessaria una revisione umana. Eppure, il rischio di un abuso è dietro l’angolo.

Le campagne di sensibilizzazione faticano a decollare, e i più giovani non possiedono un’innata capacità critica per rapportarsi all’AI. Bisogna prevenire uno scenario nel quale gli studenti deleghino totalmente le proprie attività a ChatGPT. O si interverrà con decisione, oppure cresceremo una generazione di automi, priva di senso del giudizio, e dunque facilmente abbindolabile dal fantomatico messia di turno, o peggio ancora, dall’AI stessa.

 

Integrazione dell’AI per una didattica innovativa

Scongiurando scenari apocalittici, l’intelligenza artificiale rappresenta per la Scuola una grande opportunità di rinnovamento e riscatto.

A livello internazionale sono già diversi i progetti che puntano ad integrare i sistemi AI nelle scuole, con l’obiettivo di migliorare l’esperienza degli studenti.

L’Istituto di Istruzione Secondaria Ribera del Tajo a Talavera de la Reina, in Spagna, ha sviluppato il Progetto VIA (Visión Artificial en el Aula), che utilizza l’IA per monitorare il comportamento degli studenti in classe attraverso la rilevazione dei tratti facciali. VIA è in grado di capire se l’alunno presta attenzione o meno, offrendo ai docenti dati utili per rendere più interessanti le proprie lezioni. Ma l’analisi può andare oltre, restituendo un report sul lungo periodo. Ad esempio, il Sistema cinese DMP_AI (Data Management Platform_Artificial Intelligence) implementato nelle scuole primarie e secondarie, prevede le prestazioni accademiche dei ragazzi, segnalando con anticipo eventualità criticità. Tutto ciò è reso possibile da complessi meccanismi di data mining e machine learning.

Inoltre, i sistemi basati su intelligenza artificiale potrebbero fare la differenza per salvare quei ragazzi affetti da disturbi dell’apprendimento. Nasce con questa finalità la Piattaforma Vrailexia, che sfrutta l’IA per personalizzare automaticamente i contenuti didattici in base alle esigenze degli studenti dislessici

 

Se da un lato esiste il pericolo di un abuso che potrebbe compromettere il percorso accademico, dall’altro è innegabile il potenziale inedito che l’IA offre al mondo dell’istruzione. Non bisogna demonizzare l’uso dell’intelligenza artificiale, ma piuttosto educare i ragazzi (e i professori) ad un utilizzo consapevole e responsabile.

Serve dunque un approccio equilibrato, in cui l’IA diventi un supporto per la crescita dei giovani, senza sostituire il loro impegno o annullare la loro capacità di giudizio critico.

 

Giovanni Gentile Patti