Shin Nosferatu

Shin Nosferatu: il vampiro secondo Recchioni

Alberto Albanese
ALBERTO ALBANESE
Arte & Cultura Pop
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Nosferatu
Shin Nosferatu da un nuovo volto al conte Orlock – Voto UVM: 5/5

Cosa otteniamo quando uniamo un fumettista italiano, uno stile di disegno che si richiama a diversi autori leggendari nell’ambito della nona arte, e una delle creature più iconiche del panorama della narrativa horror? Otteniamo Shin Nosferatu di Roberto Recchioni.

Breve storia di Nosferatu

Uscito per la prima volta nel 1922, Nosferatu di Murnau è uno dei film più famosi del cinema espressionista tedesco, nonché un tassello essenziale della storia del vampiro. Esso nasce come una sorta di plagio del Dracula di Bram Stoker, ma il regista non aveva i diritti del libro, e ha quindi reinventato diversi aspetti della storia, tra cui l’aspetto del vampiro stesso, che da nobile gentiluomo eccentrico com’era nel romanzo, diventava ora un emaciato nobile dall’aspetto malato e cadaverico. Questo “fratellastro” di Dracula è diventato famoso tanto quanto la controparte letteraria, plasmando la figura del vampiro, e venendo reinterpretato in numerose varianti, non ultime il recente Nosferatu di Robert Eggers, uscito pochi mesi fa nelle sale, e appunto la versione di cui parliamo, Shin Nosferatu, volume che si fa erede tanto della tradizione del conte Orlok quanto di una serie di autori leggendari nel panorama della nona arte.

Il nuovo vampiro

Shin” in giapponese può significare sia “vero” che “nuovo”. E probabilmente, lo “shin” di Shin Nosferatu mantiene entrambi questi significati; infatti, Roberto Recchioni, già curatore della storica serie Dylan Dog, preserva tutti quegli elementi di cui la storia del conte Orlok vive, incluse anche alcune scene iconiche del film originale, ma anche li rielabora in una veste particolare, ispirata a vari autori, sia occidentali che giapponesi, come Kentaro Miura (Berserk), Hideaki Anno (Neon Genesis Evangelion, Shin Godzilla), ma soprattutto a Go Nagai (Devilman). Tramite questo mix di tradizione e reinvenzione, il vampiro di Recchioni è sia “vero” che “nuovo” allo stesso tempo.

Il conte Orlock Nosferatu
il Nosferatu di Recchioni in una tavola che omaggia Devilman

Come si manifesta l’orrore

Se nel film di Murnau, ma anche in quello di Eggers, l’orrore nasce per la maggior parte dalla presenza del vampiro, dall’aura che egli emana e che si fa sempre più opprimente man mano che la vicenda prosegue, Recchioni rincara la dose, dando al suo conte Orlok una mimica che solo il fumetto poteva conferire. Infatti, se il Nosferatu di Murnau spaventava col suo aspetto malato e venefico, e quello di Eggers si serve della sua voce dura e imperiosa, quello di Recchioni ha un’espressività che deve molto ad alcune tavole iconiche di Devilman, ma non solo, perché sono presenti anche immagini che si richiamano al film originale, richiami ad altri autori poco sopra nominati, e persino una tavola che richiama direttamente Il bacio di Gustav Kilmt, col vampiro che sovrasta la sventurata Ellen Hutter.

Shin Nosferatu
Recchioni disegna Nosferatu come se fosse “Il bacio” di Klimt

L’atmosfera

A contribuire a rendere spaventoso il Nosferatu di Recchioni sono anche le ambientazioni in cui si svolge la storia: oscure, sempre buie, spesso avvolte dalla tempesta. Ma, cosa forse più importante, silenziose: infatti, una particolarità di questo fumetto è l’assenza di baloons, ossia le nuvolette in cui sono scritti i dialoghi o i pensieri dei personaggi. Shin Nosferatu ne è del tutto privo, e le poche parole che compaiono nel corso del volume sono tratteggiate direttamente sulle tavole, sono parte dei disegni stessi. Il lettore sente così tutto il peso opprimente di un male antico, in un certo senso seducente (la sessualità morbosa è sempre stata un elemento importante per i vampiri, prima ancora di Dracula), che soffoca i protagonisti, il cui numero qui è ridotto solo ai coniugi Hutter, e soprattutto Ellen, che si ritroverà da sola contro questa creatura implacabile.

Un per sempre che non fu

Ellen deve quindi vedersela da sola contro il vampiro che viene per lei. Se in Dracula, e anche nel Nosferatu originale, la giovane Hutter ha al suo fianco il marito e altri personaggi, Recchioni li elimina tutti: Thomas Hutter muore in Transilvania, dove si era recato per concludere l’affare col conte, mentre il professor Van Helsing e gli altri personaggi non sono nemmeno accennati. Thomas aveva lasciato Ellen promettendole un fiabesco “per sempre“, ed è con la medesima promessa che il Nosferatu la raggiunge, e, come da tradizione, cerca di farla sua, ma invano. Il “per sempre” passa dalla fiaba all’orrore, e qui si interrompe bruscamente, e il volume si chiude con un’altra, ultima citazione a uno dei momenti più tragici e famosi del Devilman di Nagai.

Per chi ama la figura del vampiro, o in generale le storie dell’orrore, Shin Nosferatu è un volume assolutamente da recuperare, in grado di sprigionare un vecchio orrore in una nuova forma che non manca di omaggiare numerosi autori, sia di fumetti quanto dell’arte in generale.