“Il nuovo studente” di Thomas Brooks, 1854 Una raffigurazione ottocentesca della Scuola

La Scuola dei Lavoratori

Cultura
Benedetto Croce lavoro scuola

Premessa storico-culturale

La storia della Scuola risale a tempi antichissimi.

Già i Sumeri, nel 3500 a.C., si riunivano in aule come allievi e maestri per scrivere su delle tavolette di argilla umida (da qui il nome attribuitogli “Edubba“, cioè “casa delle tavolette“). Passa, poi, per i “contratti” privati tra studente e professore la Scolastica, la Scuola come privilegio e poi come diritto, sino ai giorni nostri, dove essa ha assunto un termine e un Padrone del tutto particolare: il Lavoro.

La cultura è sempre stata l’arma più forte che l’uomo possegga. Senza di essa navigheremmo nell’ombra dell’ignoranza e nel silenzio intellettuale delle mere barbarie.

Ma forse questa sua forza non viene riconosciuta da tutti. O, forse, viene riconosciuta in quanto serva del suo Padrone, con la quale quest’ultimo può giocare a suo piacimento, dimenticandosi di non essere già superiore, ma figlio diretto della stessa.

Johann Peter Hasenclever, La scuola del villaggio, 1845
 La scuola del villaggio, di Johann Peter Hasenclever, 1845

L’uomo così formatosi

Consapevoli che l’istituzione scolastica (almeno nel suo originale intento) sia la portavoce della madre Cultura, ecco che si scoprono le carte proposte nella premessa, fatta poc’anzi, circa il rapporto tra Scuola e Lavoro. Se prima il Lavoro poteva attingersi alle forme del sapere scolastico per potersi formare, ora sembra quasi sia la Scuola a doversi adattare alle nuove esigenze lavorative, eliminando di fatto l’autonomia della cultura.

Guardiamo così nascere (e ne siamo allietati) nuovi istituti superiori, o particolarizzazioni degli stessi, che svolgono il compito di formare non più lo studente, ma il Lavoratore. Non più l’Uomo appagato dalla conoscenza, ma l’Uomo appagato dalla ricchezza materiale.

L’uso di questi nomignoli non simboleggia una divisione già connaturata in noi, ma solo una sottigliezza ingigantita dal riduzionismo attuato sulla figura dell’Uomo: o Uomo meramente pratico, o Uomo meramente teoretico; o Uomo platonico, o Uomo aristotelico. Riduzione che Benedetto Croce, noto filosofo partenopeo, aveva condannato, dicendo che l’uomo è sia pratico che teoretico e che le due parti non sono l’una il fine dell’altra, ma una circolarità di posizioni rispettate reciprocamente. D’altronde, se così non fosse, ci sarebbero Uomini di idee e Uomini di fatti. Come se le idee dei primi non vengano in funzione della pratica, e i fatti dei secondi non siano già stati idee prima.

Forse, quindi, comprendere la completezza dell’uomo ci aiuta a capire quanto questo sistema squilibrato sia dannoso, quanto giovi alle tasche, ma non all’intelletto.

L’alternanza scuola-lavoro

Grandissima problematica che ne deriva è la disorganizzazione scolastica circa l’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, oggi PCTO. A prova che sia la Scuola ad adattarsi alle esigenze del suo Padrone, ecco che nei licei scientifici vengono assegnate ore di alternanza per fare dei corsi online fruibili da siti di aziende casuali. Corsi che, chiaramente, c’entrano ben poco con quello con cui si ha a che fare ogni giorno per chi studia le scienze naturali o matematiche, ma che vengono inseriti per “fare affacciare lo studente all’ambito lavorativo“, come se questo fosse il fine e tutti i mezzi fossero giustificati, in un senso machiavelliano.

Come se questo non fosse abbastanza, senza il raggiungimento delle 90 ore prestabilite di alternanza, non si potranno sostenere gli esami di maturità, la quale evidentemente viene preclusa a coloro i quali non hanno dedicato abbastanza tempo nel vagheggiare tra opzioni lavorative di alternanza che ben poco gli competono, visti i suoi studi.

Conseguenze sullo studente

Dal suo canto lo studente, soggiogato dalla pressante decisione del “che ne faccio della mia vita?” si farà ammaliare dai bei discorsi sul Lavoro, come fosse il culmine della sua carriera scolastica. E i dubbi saranno presto sciolti dietro la frase “Studia e guadagna tanti soldi” o “Con questa laurea non farai nulla nella vita, meglio se scegli questo che ti porti i soldi a casa“.

Abbiamo aperto le porte della docile Cultura e le abbiamo detto di mettersi da parte per fare spazio al guadagno monetario.

Una laurea vale più di un’altra solo perché porta una remunerazione maggiore rispetto a quest’ultima. Ed ecco che, infatti, le aule di Ingegneria sono piene, quelle di Lettere svuotate.

Lo studente si vede completamente sommerso da avversità nel momento della scelta.

Ben venga per coloro i quali traggono piacere nella conoscenza di un sapere che porta anche soldi. Ma non tutti siamo così fortunati da poter dire “a me piace ciò e mi porta pure guadagno“.

Non si pensi che le conseguenze di questo squilibrio siano solo per gli studenti degli studi superiori, perché i ragazzi sono portati a una scelta angosciante, citando Kierkegaard, già in terza media. Se la scuola fosse veramente solo portavoce autonoma di Cultura, ciò non implicherebbe un grosso problema. Essa, però, è anche schiava del suo Padrone e, in quanto tale, ogni scelta di chi la vive è sottoposta all’attenta visione del Big Brother, il Lavoro.

I ragazzi sono, quindi, portati a scegliere una scuola superiore a tredici anni, che influenzerà per sempre il corso della loro vita, per quanto possa essere una decisione cambiabile.

Essa influenza la scuola superiore, che influenza il primo approccio al lavoro accostato all’approccio con l’Università, che influenza a sua volta il resto della nostra vita improntata sul Lavoro.

the big brother is watching you
The big brother is watching you, dal romanzo “1984” di George Orwell

Conclusione

Niente ci nega di comprendere che il Lavoro ha la sua importanza. Senza soldi, purtroppo, ad oggi non si vive. Ma ciò non implica che quest’ultimi debbano diventare il nostro unico obbiettivo di vita.

In una società sempre più materialista e superficiale, sfociante nell’ignoranza, la Cultura deve ritrovare la sua autonomia in quanto arma più forte che l’uomo possegga. Possa così la Scuola ritornare ad essere l’abile armaiolo che da sempre l’ha maneggiata e portata avanti con cura.

Fonti:
Logica come scienza del concetto puro, Benedetto Croce
Filosofia della pratica, Benedetto Croce
1984, George Orwell
 https://www.focusjunior.it/scuola/chi-ha-inventato-la-scuola/