Il Gladiatore II Fonte: https://www.framedmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/Il-Gladiatore-2-copertina.jpg

Il Gladiatore II. Adesso parla la Storia

Fortunato Nunnari
FORTUNATO NUNNARI
Cultura
#ilgladiatore ilgladiatoreII romaantica

La situazione si ripete. Un miscuglio di sensazioni. Felicità, ansia, forse anche paura. Ci risiamo. Al cinema arriva un nuovo film storico, Il Gladiatore II.

Sono questi i primi pensieri di ogni appassionato di storia che si rispetti. L’ennesimo film ambientato in un’epoca remota del nostro passato che promette un divertente paio d’ore in cambio dell’ignoranza.

E sebbene Ridley Scott sia famoso per la sua “licenza poetica” in campo cinematografico, questa volta le inesattezze storiche sono così tante da non riuscire a tenerne il conto.

Un film deve dilettare, non educare. In questo film, però, gli sceneggiatori hanno riscontrato evidenti attacchi di panico. Nessun problema ad allestire enormi e costosissime scenografie.

Il male, però, incombe davanti al libretto di storia romana da pochi spicci. Si saranno allenati per mesi per riuscire a sfogliarne le pagine, tenendo sempre a portata di mano il Ventolin. Sì, perché fin dalla prima mezz’ora de Il Gladiatore II, emergono fin troppe incongruenze storiche che fanno rivoltare lo stomaco perfino a chi ne sa davvero poco.

Alcune scelte possono anche essere accettabili, come la datazione degli eventi volutamente errata per fini narrativi. L’impegno del regista e dei suoi sceneggiatori, però, impatta come il mare sugli scogli di fronte alla falsa Roma delineata nel film.  Andiamo con ordine.

Inizia l’orrore

La prima scena interessante del film vede infuriare una battaglia tra l’esercito romano, comandato da Giusto Acacio, e i numidi, comandati da Giugurta. Come viene detto nella scena introduttiva, questa azione bellica completerà la conquista della Numidia, sottomettendone l’ultima città costiera. Ed è qui che iniziano i problemi.

Il regno di Numidia venne conquistato dall’esercito romano in seguito alla guerra giugurtina nel 105 a.C., ben trecento anni prima gli eventi narrati da Ridley Scott. L’assedio, di proporzioni epiche, è una miniera d’oro di inaccuratezze storiche.

Ad uno sguardo disattento e inconsapevole, la scena funziona, la battaglia è architettata bene ed è piacevole alla vista. Uno storico, però, riesce a vedere ben oltre gli schizzi di sangue.

Ridley Scott propone uno scontro tra i difensori che sfoggiano armature del III secolo a.C. e gli assalitori che indossano armamenti pesanti imperiali. È sconcertante. Sarebbe come far combattere un esercito della Seconda guerra mondiale, armato di mitragliatrici, granate e cannoni, contro dei soldati del 1400.

Allorché il regista, intenzionato a rincarare la dose, decide di piazzare un bel trabucco, macchina d’assedio di epoca medievale, in mezzo alla piazza della città.

"The Battle of Numidia", Il Gladiatore II
“The Battle of Numidia”, Il Gladiatore II

Roma e i suoi imperatori

La scena si sposta a Roma, dove il generale Giusto Acacio, vittorioso, conduce i prigionieri di guerra. Al termine del corteo trionfale, il generale onora i due imperatori gemelli di Roma: Geta e Caracalla. L’aspetto dorato di questi due imperator divinizzati spiazza gli spettatori più disparati.

Condividono il potere e hanno ambizioni ben definite per Roma: la conquista della Persia; poi, dell’India. Il tutto sembra emanare una chiara parvenza ellenistica, a richiamo sia del grande Alessandro Magno (intenzionato a conquistare l’India), sia dei sovrani ellenistici a lui ispiratisi, inclini all’autodeificazione.

Purtroppo, gli eventi andarono diversamente.

Nel film non viene spiegato come i due fratelli siano saliti al trono. Sembrerebbero spuntare dal nulla. Geta e Caracalla sono i figli di Settimio Severo, succeduto a Commodo sul trono imperiale dopo la morte di quest’ultimo e la successiva guerra civile del 193-197. Geta e Caracalla, in realtà, non furono gemelli. E la diarchia presentata nel film, in realtà, dura pochissimo. Salgono  al potere dopo la morte del padre nel 211 d.C. e già alla fine dell’anno Caracalla farà uccidere il fratello.

Geta

Geta era più mite e riflessivo del fratello Caracalla, con cui non andava particolarmente d’accordo. Il padre sapeva ben sfruttare le differenze caratteriali dei suoi figli, lasciando a Geta le pratiche burocratiche, mentre Caracalla lo seguiva in battaglia.

Dopo un iniziale tentativo di condividere il potere, la situazione si fece insostenibile e Caracalla inviò i suoi centurioni a eliminare il fratello. Lo pugnalarono mentre la madre lo stringeva tra le braccia.

Caracalla

Caracalla è presentato dalle fonti storiche come brusco e amante della violenza. Era un soldato, amava la guerra e la violenza.

Non uno squilibrato di mente rinsecchito, vittima di un male – forse sifilide – che lo tiene in giogo, accompagnato da una scimmia a cui è profondamente legato.

La scena in cui Dondo, la simpatica scimmietta, è eletta senatore da Caracalla è un chiaro riferimento all’episodio di Caligola.

Secondo lo storico Svetonio, Caligola elesse il suo cavallo Incitatus al rango di senatore. Ma Caracalla non fece niente di tutto ciò.

La stessa frase che Caracalla pronuncia nella pellicola, davanti ad un esausto Giusto Acacio che vuole appendere il gladio al chiodo, “Che si nutrano di guerra”, sembra richiamare la celebre frase falsamente attribuita a Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI: “Che mangino brioche”.

Scimmie, schiavi imperatori e giornali

Dopo aver presentato i due imperatori, viene proposto un combattimento in una piccola arena ad Anzio, vicino Roma. Ci si poteva aspettare di tutto: possenti barbari dal nord con due asce, guerrieri dell’oriente con scimitarre. Invece, dalle gabbie escono dei babbuini “mannari”.

Effettivamente, vennero mostrate delle scimmie feroci al popolo di Roma per l’inaugurazione del teatro di Pompeo nel 55 a.C. Niente, però, che somigliasse a questi mostri.

Proprio durante questo combattimento viene presentato Macrino, il futuro antagonista del film. Egli è un lanista, proprietario di gladiatori, e si interessa a Lucio dopo averlo visto combattere.

Poco male. Macrino probabilmente non ebbe tratti subsahariani, né fu mai lanista. Fu un homo novus, un uomo nato dal nulla, e divenne prefetto del pretorio sotto Caracalla.

Ridley Scott, però, dimentica che Macrino divenne effettivamente imperatore dopo la congiura che aveva portato alla morte di Caracalla, e che non ebbe nulla a che vedere con la morte di Geta.

Continuano le incongruenze storiche quando la schiava di Lucilla si reca in quello che sembra essere un bar per spifferare il piano di Acacio. Il senatore Trace accoglie la schiava mentre legge un giornale. Purtroppo, non possediamo testimonianze archeologiche né letterarie circa la possibilità che i romani leggessero la Gazzetta.

Squali e rinoceronti nel Colosseo

Un rinoceronte da monta in una scena de Il Gladiatore IIFonte: https://cloudfront-eu-central-1.images.arcpublishing.com/diarioas/XXS2B7LHGBCMNAT3UKW22WKARI.jpg
Un rinoceronte da monta in una scena de Il Gladiatore II
Fonte: https://cloudfront-eu-central-1.images.arcpublishing.com/diarioas/XXS2B7LHGBCMNAT3UKW22WKARI.jpg

La seconda battaglia viene allestita nel Colosseo e vede i gladiatori, capitanati da Lucio, affrontare un rinoceronte. Da Plinio sappiamo che un rinoceronte, per amor del vero, fu davvero fatto combattere nell’arena durante i giochi organizzati da Pompeo.

Un altro episodio è fornito da Marziale, che scrive di un rinoceronte feroce fatto combattere durante l’imperatore Domiziano. Il problema è che il rinoceronte non è un cavallo e difficilmente si sarebbe fatto cavalcare.

Il Colosseo pieno di acqua e squali in una scena de Il Gladiatore IIFonte: https://siviaggia.it/wp-content/uploads/sites/2/2024/11/gladiatore-2-colosseo-acqua-squali.jpg?resize=1217,694
Il Colosseo pieno di acqua e squali in una scena de Il Gladiatore II
Fonte: https://siviaggia.it/wp-content/uploads/sites/2/2024/11/gladiatore-2-colosseo-acqua-squali.jpg?resize=1217,694

Concludiamo questa analisi storica de Il Gladiatore II con la battaglia navale dentro il Colosseo. Le riproposizioni di battaglie navali, dette naumachie, furono uno degli spettacoli più interessanti dell’antichità.

Diversi storici latini confermano l’utilizzo del Colosseo per le naumachie. Il problema sono gli squali. Questi animali, per costituzione fisica, non possono essere sistemati in una cassa e portati in giro. Gli squali devono, infatti, muoversi per poter respirare e la tecnologia dell’epoca non permetteva la sistemazione degli animali in grandi casse riempite d’acqua.

Pertanto, a meno che gli archeologi non scoprano in futuro dei grandi canali che dal mare portavano gli squali fino al Colosseo, è difficile ritenere questa scena plausibile.

In conclusione, il film propone una Roma completamente diversa dalla realtà e il rischio di creare confusione è tanto alto quanto il numero di errori storici presenti nel film.