La First Lady a Gesso: intervista a Salvatore Grosso

Noemi Munafò
NOEMI MUNAFÒ
Attualità
#Attualità #UvM #UniVersoMe #FirstLady america biden

Il ritorno alle origini della First Lady Jill Tracy Jacobs Biden, nella giornata del 4 dicembre scorso, ha portato un’ondata di freschezza nella piccola Gesso, una frazione di Messina sui peloritani. Qui, Jill ha deciso di ritornare per riscoprire le sue radici.

Gesso non è solo famosa per la visita della First Lady americana, ma è un paese su cui puntare, per la sua valenza storica, culturale e religiosa, che andrebbe valorizzata”.
Così ce l’ha descritta Salvatore Grosso, il giovane geologo ibbisoto, portavoce dell’Associazione Giovani e Volontari, il quale è stato parte attiva nel processo di ricerca e, in seguito, di organizzazione della visita.

L’intervista a Salvatore Grosso

Buongiorno Salvatore, ci racconti com’è stato vivere l’incontro con un personaggio così importante come la First Lady degli Stati Uniti d’America.

È stato un onore ospitare la First Lady, soprattutto perché questa visita ha rappresentato per lei la riscoperta delle proprie origini. Quindi è stato un momento molto bello, entusiasmante, sia per noi abitanti del Paese che per Jill Biden, che ha avuto la possibilità di vedere il luogo da cui i suoi bisnonni nell’Ottocento sono partiti per trovare fortuna in America. Anche se, come sappiamo, essi hanno portato tutte le tradizioni siciliane lì dove si sono stabiliti, come le grandi tavolate, i prodotti culinari locali… Lei stessa ha raccontato che mangiava spesso braciole messinesi.

Tutto nasce nel 2007 quando uno storico, nostro compaesano che vive a Torino, Eugenio Campo, ha scoperto la connessione tra i cognomi di molti cittadini di Hammonton (ndr. nel New Jersey, città natale della First Lady) e i cognomi delle famiglie di Gesso. Molti cittadini di Gesso, nella prima e nella seconda emigrazione americana, vi si erano trasferiti. Egli scoprì che le famiglie Giacoppo (Jacobs) erano molte ad Hammonton.

Da quando Biden diventa vicepresidente degli Stati Uniti si intensificano le ricerche: Eugenio Campo scopre che Jill, dal cognome Jacobs, era proveniente da Hammonton e aveva un legame interessante con i Giacoppo, dunque poteva essere originaria di Gesso.

Nel 2019, pre-covid, io stesso ho iniziato a intensificare le ricerche attraverso documenti storici, anche grazie a dei miei parenti che vivono ad Hammonton. Si è stabilita una connessione con il certificato di nascita trovato nell’archivio della Chiesa di Gesso. E si è scoperto che i bisnonni Gaetano e Concetta alla fine dell’800 si sono trasferiti lì negli Stati Uniti, da dove è nata la famiglia che ha portato alla nascita della First Lady.

Lei ha scritto una lettera di ringraziamento a Jill Biden, in cui ha affermato l’entusiasmo di tutta la comunità a seguito di questa visita. In chi lo ha percepito particolarmente?

Sicuramente l’entusiasmo era presente in tutte le persone che hanno lavorato e hanno contribuito alla ricerca delle origini della First Lady, tutti quelli che in primis ci hanno creduto e hanno sperato che lei potesse venire di persona: Eugenio Campo, Nino Squatrito, io stesso. Anche il Museo ha contribuito attraverso la creazione un volume in cui ha messo insieme tutte le ricerche, trasmettendole alla Casa Bianca. Tutto nasce così: la First Lady legge questo volume, si entusiasma e vuole fare visita prima della fine del proprio mandato per scoprire le proprie origini e rivivere le emozioni di quando era piccola con i nonni della famiglia tradizionale siciliana.

Qual è stato il clima generale in preparazione di un evento di tale portata?

La preparazione si è svolta tutta in poco tempo, nel giro di una settimana, perché la notizia doveva rimanere riservata fino all’ultimo, ma già nei mesi precedenti dall’ambasciata di Roma e dal consolato di Napoli è stata avviata l’organizzazione, visitando il paese per capire come svolgere l’evento.

In settimana c’è stata molta frenesia ed emozione da parte di tutti gli abitanti di Gesso e dei paesi limitrofi, quindi è stato molto emozionante. È anche stato bello perché ha portato persone nuove nel paese, finora abbastanza degradato, abbandonato a sé stesso. Dunque, finalmente si è trovato spazio per lavori di asfaltatura delle strade, scerbatura, pulizia generale del paese, comportando dei benefici che non si erano mai visti.

Rispetto a chi afferma che “tutto a Gesso è ritornato alla normalità” dopo la visita della First Lady, lei che ne pensa? Vede, invece, aria di cambiamento? È ottimista in questo senso?

Dipende dalla volontà dell’amministrazione nell’approfittare dall’ondata di questo grande evento. Ma Gesso non è solo famosa per questo, per esempio ha dato i natali ad Ettore Castronuovo. Ha una sua storia che dovrebbe essere molto più valorizzata.

Ad oggi non c’è stata una reale programmazione ufficiale per realizzare qualcosa di importante che metta al centro i valori del paese. Speriamo che nel futuro prossimo ci si riesca a convincere che Gesso è un paese su cui puntare perché ha una valenza storica, culturale, religiosa che bisogna valorizzare. Anche perché, a Messina è rimasto poco a livello storico dopo il terremoto del 1908, facendo dei paesi come Gesso il vero centro storico della Città.

Alcuni hanno fatto riferimento alla chiusura della scuola primaria Ettore Castronuovo in un’ottica di critica. Che cosa ha comportato? Quali sono le prospettive future rispetto a questo?

La scuola è chiusa ormai da una decina d’anni. È un trend tipico di tutti i villaggi, a livello nazionale, dove ci sono meno bambini e le scuole vanno a chiudere.

Ora la scuola è di utilizzo di una base scout. Si tratta di uno spazio importante, e io ero promotore di utilizzarla come un presidio sanitario, essendo che Gesso è scoperta da un Pronto Soccorso, oppure come presidio della Protezione Civile per evitare gli incendi boschivi, per creare una struttura importante per la comunità stessa.

Noemi Munafó