8 ½: Fellini e il Fascino dell’Imperfezione

Alessio Bombaci
ALESSIO BOMBACI
C'era una volta un cult
8 ½ Federico Fellini Marcello Mastroianni
8½, un film a dir poco rivoluzionario: cinema d’autore che parla di sé stesso, che distrugge convenzioni per crearne nuove. Voto UVM: 5/5

 

è un film del 1963 diretto da Federico Fellini, con protagonisti Marcello Mastroianni, Anouk Aimèe, Claudia Cardinale, Sandra Milo

La storia è accompagnata dalla magnifica colonna sonora di Nino Rota insieme a parti di classici intramontabili come “La Cavalcata delle Valchirie” e “Il Barbiere di Siviglia”.

Lo strano nome della pellicola deriva dal fatto che questo è l’ottavo film e mezzo di Fellini (considerando metà quelli codiretti insieme ad altri registi).

LA TRAMA di 8½

Guido Anselmi (Marcello Mastroianni) è un regista e sceneggiatore che sta vivendo una crisi esistenziale e allo stesso tempo artistica, che lo portano a rimandare e ripensare continuamente al nuovo film che deve realizzare. Per porre rimedio ai suoi blocchi si osserva interiormente cercando le risposte nei suoi ricordi e nella sua immaginazione.

8½
Guido Anselmi (Marcello Mastroianni) in 8 ½. Produzione: Cineriz.

SCOMPORRE LA REALTÀ PER COMPORRE L’IMMAGINAZIONE

Federico Fellini è spesso ricordato come uno dei più grandi registi surrealisti della storia del cinema, con il suo uso frequente e impeccabile della rappresentazione confusa dell’inconscio e dei sogni dei personaggi che si intrecciano spesso con la realtà effettiva.

In 8 ½ troviamo l’apice della raffinatezza della messa in scena onirica del maestro Fellini: ciò che si trova nella mente del protagonista viene mostrato in modo stravagante e caotico, offrendo una libera interpretazione della narrazione.

Per cercare di comprendere al meglio il significato dell’opera e il perché sia rappresentata in questo modo non dobbiamo far altro che immedesimarci in Guido Anselmi, facendo scorrere tutto ciò che c’è accanto a noi e cercando rifugio nell’immaginazione.

8 ½ è quasi un film cubista, che necessita di essere scomposto per essere poi assemblato tramite la propria immaginazione, unendo, in questo caso, le diverse sequenze tra di loro, come un grande mosaico disordinato.

IL METACINEMA IN 8½

Il termine metacinema è utilizzato per descrivere i film che mostrano e parlano di sé stessi, descrivendo i meccanismi del linguaggio utilizzato.

8 ½ è probabilmente il perfetto esempio dell’autocitazione nella storia del cinema. Dall’inizio alla fine del film siamo portati a sentirci parte della vita di Guido e del set del film che sta realizzando. Il processo creativo del protagonista nel realizzare la sua opera sembra appartenerci, avendo modo, in quanto spettatori, di poter “sbirciare” nella sua mente e di poter osservare ciò che vede lui.

IL FILM PREFERITO DEL TUO REGISTA PREFERITO

Nel film, ciò che viene rappresentato da Fellini non è altro che ciò che c’è nella mente di ogni regista o più in generale artista.

Ci sono svariati cineasti di diverse generazioni che hanno preso visibilmente ispirazione da 8 ½: da maestri come Truffaut, Scorsese, Allen, Gilliam a grandi registi contemporanei come Sorrentino e Kaufman.

Per tutta la durata del film c’è come un contrasto continuo tra il protagonista e le figure vicine a lui o che lavorano con lui: sembra quasi una lotta senza fine tra incoscienza e coscienza.

Fellini e il suo Guido decidono di seguire la loro “follia” e il risultato è sorprendente: il regista, tramite il suo protagonista, decide di mettere in scena tutto ciò che aveva in mente senza ausilio di schemi futili. Fellini prende in mano tutto e si rende conto che è lui il vero padrone della sua opera, al contrario di come vediamo nel film, in cui Guido è continuamente assillato e demoralizzato da ciò che gli viene detto dai produttori, dai critici…

In 8 ½ troviamo così la vera essenza di ciò che è il vero cinema d’autore, che vede la figura del regista come quella cardine della pellicola, realizzando un’opera filosofica, riflessiva e tra le più originali della storia del cinema.

Federico Fellini e Marcello Mastroianni sul set di 8 ½. Produzione: Cineriz

 I DUE FINALI DEL FILM

Guido si ritrova sul finale a dover decidere se realizzare davvero il film o lasciar perdere nonostante la produzione sia già stata avviata. Fellini quindi non ci dà una semplice soluzione, bensì decide di utilizzare due diversi finali per mostrare le soluzioni che il protagonista ha in mente.

La prima soluzione mostrata è anche quella “finale”: Guido, sotto le pressioni dei giornalisti e del produttore che gli chiedono di parlare del film, decide di estrarre una pistola dalla sua tasca e premere il grilletto.

La seconda soluzione invece vede il protagonista abbandonare il film, lasciandosi alle spalle il progetto già avviato da produttori, scenografi, costumisti. 

«Mie care, la felicità consiste nel dire la verità senza far mai soffrire nessuno.»

È qui che inizia il momento di epifania del protagonista. Ora ha capito ciò di cui necessita per realizzare la tanto attesa pellicola: dire la verità, accettare ed amare tutte le “creature” (nome con cui definisce i “personaggi” della sua vita) che lo tengono ancora vivo e che fanno in modo che possa dare un senso alla sua enorme confusione che non sa bene come spiegare. Ma è proprio questo il punto forte di 8 ½ e di questo tipo di cinema, manifestare emozioni e descrivere sensazioni miste alla realtà in modo da farle provare allo spettatore, anche se in modo confuso.

LA MISE EN ABYME CONCLUSIVA DI 8½

Nella sequenza conclusiva ha luogo la mise en abyme del film, la scena che condensa il senso dell’intera opera. Guido inizia a prendere coscienza e si sente revitalizzato dallo scarico del suo peso. Improvvisamente lo raggiungono tutte le figure più importanti del suo passato e del suo presente che cominciano a prendersi per mano formando un grande cerchio ed iniziando a girare intorno. Il protagonista prova a dirigerli creando una sorta di spettacolo circense (elemento tipico nella filmografia felliniana) all’interno di quella che doveva essere una parte del set del film. È questo che può dare un senso a ciò che c’è nella mente di Federico Fellini e del suo Guido Anselmi: un caotico e creativo “spettacolo” creato attraverso l’accettazione e l’apprezzamento dei ricordi e della realtà che gira intorno al regista.

La sequenza finale. Produzione: Cineriz

8½ è il film che ogni appassionato di cinema che si rispetti dovrebbe guardare, e non solo una volta, per dargli ad ogni visione un’interpretazione diversa. Lo si può guardare attualmente su uno dei canali premium di Prime Video.

Alessio Bombaci