Essiccazione pescestocco Fonte: https://www.pexels.com/it-it/foto/cibo-sospeso-appeso-essiccazione-13961624/

Pescestocco: fra storia, tradizione e attualità

Fabrizio Morabito
FABRIZIO MORABITO
Cultura Locale
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Pescestocco lasciato ad essiccareFonte: pexels.com
Pescestocco lasciato ad essiccare
Fonte: pexels.com

I piatti della tradizione hanno accompagnato la nostra generazione e quella dei nostri predecessori in viaggi retrospettivi all’interno della storia culinaria dei territori di riferimento. Una storia fatta di scambi commerciali, di battaglie per il controllo dei maggiori porti del Mediterraneo e di marinai, che affrontavano gli elementi della natura per trasportare i prodotti commerciali, come spezie, stoffe e materiali, nei porti del mondo allora conosciuto.

Nel XV secolo, un gruppo di pescatori dell’isola di Rost, nell’arcipelago delle Lofoten, site a largo della Norvegia, salvò dei marinai alla deriva. Qui, quest’ultimi scoprirono di un nuovo metodo di conservazione del merluzzo, che veniva essiccato al sole in modo da permetterne il trasporto.

Questo pesce essiccato era noto ai locali con il nome di Stokkfisk, ossia pesce bastone.
La storia dettagliata di questo viaggio venne trascritta nelle memorie di Pietro Guerini, uno dei membri superstiti della sfortunata spedizione.

La diffusione del prodotto avverrà nel XVII secolo, con la commercializzazione su tutto il territorio nazionale attraverso due diverse vie. La via terrestre, che comportava il passaggio dalla Germania – terra in cui si faceva largo uso di pesce salato e che ne influenzò anche il metodo di essiccazione – fino a Venezia, per poi essere distribuito nell’Italia centro-settentrionale con il nome di Baccalà. E la seconda via, attraverso rotte navali nell’Italia meridionale, dove il merluzzo prese il nome di Pescestocco, proprio perché essiccato e conservato.

Ciò permise lo sviluppo di numerose ricette, tra cui la ricetta messinese del Pescestocco a Ghiotta.

A Messina, il Pescestocco a Ghiotta trovò terreno fertile, per divenire in breve tempo uno dei più amati piatti della tradizione culinaria locale.

Talmente amato da influenzare anche la toponomastica cittadina, a partire dal ‘900.
Un esempio di influenza è rappresentato dallo slargo di via Risorgimento, conosciuta dai messinesi come piazza don Fano. Questa deve il suo nome all’oste Epifanio Fiumara, titolare di una trattoria già attiva prima del terremoto del 1908 e poi chiusa nel 1960. Nonostante la chiusura della trattoria sia avvenuta più di sessanta anni fa, ancora oggi, grazie al ricordo dei messinesi del tempo, lo slargo è conosciuto con questo nome.
Un ulteriore esempio di influenza è rappresentato dal largo Don Giovanni d’Austria, noto ai messinesi come piazza don Pitruzzu all’Opira per via della Putia, aperta dopo il terremoto del 1908 da Pietro Mondello. Questo nome deriva dal fatto che il locale all’epoca fosse confinante con l’opera dei pupi siciliani.

Entrambi i punti di ristoro servivano il piatto di pesce con una sostanziale differenza. Il primo serviva il pescestocco con le patate, permettendo di saziare meglio l’avventore del locale, mentre il secondo riteneva che le patate ne alterassero il gusto e le aveva quindi eliminate dal piatto.

Il pescestocco e la Messina odierna

Porto di MessinaFonte: https://pixabay.com/it/photos/sicilia-porto-mattina-mare-italia-2019369/
Fonte: https://pixabay.com/it/photos/sicilia-porto-mattina-mare-italia-2019369/

Ad oggi, il pescestocco è un piatto ancora molto amato dai messinesi.

È in quest’ottica che si è deciso di valorizzare questa ricetta della nostra tradizione attraverso la nascita di un nuovo brand, noto come Stocco Fest, svoltosi per la prima volta lo scorso agosto a Spadafora.
A seguito della sensibilizzazione sulla tematica, il 28 ottobre scorso, si è poi tenuto il primo forum, alla Camera di Commercio di Messina alla presenza del Sindaco Federico Basile e di altre personalità cittadine, coinvolte a vario titolo nel settore in oggetto.

Il Brand del pescestocco messinese mira a valorizzare il prodotto della nostra città e a incentivare il turismo culinario. Obbiettivo è portare in città nuovi flussi di turisti e un nuovo prestigio all’area dello Stretto.
Va ricordato che il turismo enogastronomico in Italia, ogni anno, riesce a far muovere migliaia di persone, portando numerosi benefici alla economia delle località interessate.

Se le autorità locali riuscissero a valorizzare il Pescestocco a Ghiotta messinese, portandolo fino al prestigioso riconoscimento di prodotto di origine protetta (DOP), garantirebbero un ulteriore flusso turistico alla città e un suo giusto riconoscimento. Grazie a questo rilancio, questo nostro antico piatto, che sta lentamente sparendo dai menù, godrà sicuramente di una nuova era d’oro.

Sitografia:
https://www.messinatoday.it/blog/la-forma-delle-idee/pescestocco-alla-messinese-storie-tradizioni.html

https://www.letteraemme.it/perche-i-luoghi-di-messina-si-chiamano-cosi-piazza-don-fano/#:~:text=Piazza%20Don%20Fano%2C%20pi%C3%B9%20che,eroe%20risorgimentale%20ma%20un%20oste.
https://www.letteraemme.it/perche-i-luoghi-di-messina-si-chiamano-cosi-don-pitruzzu-allopira/#:~:text=La%20trattoria%2C%20probabilmente%20gi%C3%A0%20da,dell’Opere%20dei%20pupi).
https://www.vocedipopolo.it/2024/10/30/grande-successo-del-forum-stocco-fest-svoltasi-non-a-caso-presso-la-camera-di-commercio-di-messina/