Joker: Folie à Deux, un legame tra armonia e amore

Asia Origlia
ASIA ORIGLIA
Film
#MentalHealthAwareness #VillainOriginStory Arthur Fleck Dark Comedy Gotham City
Joker
L’infinità di spunti che vengono a galla sono interessanti, ma forse troppi e troppo poco approfonditi. – Voto UVM: 2/5

Torna il 2 Ottobre al cinema il villain più famoso della DC Comics, con il sequel della saga tanto amata dal pubblico.

Note di follia

La regia di Thodd Philips crea un’atmosfera inquietante e affascinante che invita, come suggerisce il titolo, a riflettere sul contesto di caos e potenza. La pellicola approfondisce il quadro psicologico di Arthur Fleck, interpretato da Joaquin Phoenix, questa volta attraverso il legame con Harley Quinn (Lady Gaga); la narrazione è chiaramente diversa perché ora si tratta di un musical a tutti gli effetti, e anche il ritratto di Joker sembra essere diverso, più profondo, a tratti compassionevole, per un uomo precipitato nel baratro della follia.

 

Produzione: Village Roadshow Pictures, DC Studios, Joint Effort.

Troppa musica per le mie orecchie…

Il film, nella sua più intima realtà, rimane la critica più grande nei confronti di ciò che può accadere quando la società ti abbandona. Isolamento e alienazione sono sicuramente trattati meglio nell’opera precedente, ma è chiaro il messaggio, provocatorio e riflessivo, anche grazie a coreografie e canzoni, forse troppo ingombranti per il pubblico.

Sembra quasi si vogliano alimentare stereotipi e lasciare da parte i tratti caratteristici dei personaggi secondari, nonostante sia anche visivamente accattivante, la pellicola sembra privilegiare lo stile alla sostanza, per via di scelte meramente estetiche che oscurano la narrativa. Una visione che, per quanto possa essere indirizzata verso quella che è una denuncia sociale, rischia di cadere nel sensazionalismo piuttosto che su una vera riflessione.

Joker: Folie à Deux: raccogliere il mare con una tazzina 

L’infinità di spunti che vengono a galla sono interessanti, ma forse troppi e troppo poco approfonditi. L’unica scelta ‘lucida’ pare essere paradossalmente non essere più Joker, tanto da chiedersi se si stia trattando il tema dell’autoaffermazione sia di Arthur che della massa che lo segue oppure ancora dell’anarchia come risposta ai soprusi di una società infelice.

Il personaggio di Harley Quinn, in egual modo, tratta temi molto discussi, come quello dell’amore tossico, della manipolazione del partner, su cosa si voglia o meno dall’altro, ma anche questo viene stroncato e lasciato a metà. Quello che ne emerge è un “mappazzone di idee” che non arriva sicuramente in nessuna direzione. 

Joker, hai l’X Factor!

Ottima la performance di Lady Gaga, sebbene sia rimasta performance che appare come esercizio più che integrazione organica alla narrazione, mentre Joaquin brilla come nel primo film, ma si spegne piano piano per via di un copione che sembra mascherarlo dallo stesso Joker. L’alchimia tra i due è intrigante, Phoenix riesce a catturare l’angoscia e la vulnerabilità del personaggio e la capacità di esprimere la sofferenza rimane impressionante, anche se attraverso questa nuova incarnazione lo intrappola solamente in una trama confusa. La mancanza di sviluppo nella loro relazione però, lascia in sospeso alcune dinamiche poco esplorate e in definitiva si rimane circondati da un copione che non riesce a valorizzare a pieno il tutto.

Produzione: Village Roadshow Picuters, DC Studios, Joint Effort

L’ultima sinfonia della malattia

Il film cambia ragionamento rispetto a quello precedente, si concentra più su chi sia davvero Joker, e cosa rappresenti; un uomo che non accetta e non riesce a essere un leader, schiavo della sua malattia e ora anche del carcere, tema altrettanto importante e ben strutturato.

L’insoddisfazione della critica e probabilmente anche del pubblico nasce dall’aspettativa di un Joker diverso, quello originariamente carismatico, esplosivo e rivoluzionario, quello che ormai non sembra esserci più. È triste ma forse più realistico, il fatto che si stia parlando solamente di un uomo malato, che ha vissuto il suo momento breve ma intenso di popolarità, lo stesso che lo ha portato in prigione rendendolo nuovamente ciò che era prima, un uomo che vive in relazione alla sua malattia.

Umano troppo umano

L’atto geniale del film è che si tratta di un film di Joker ma Joker non c’è, si ritorna quasi alla sua essenza di non esistenza dell’inizio del primo film, privato di tutto, privato d’amore. Una pellicola che divide parecchio ma che con buon occhio e buon senso può far riflettere a prescindere dalle lacune. Il genere, anche questo diverso, scatena un po’ di confusione tra il pubblico, ma non serve essere amanti dei musical per apprezzare questa nuova sfumatura di Joker, infondo una verità amara si fa più leggera se avvolta dalla dolcezza di una melodia.

 

di Asia Origlia