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La Grande Crociata

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La Grande Crociata: un magnifico dark fantasy a sfondo storico- Voto UVM: 5/5

Theo Szczepanski, classe 1975, è un fumettista, illustratore brasiliano di nascita e cagliaritano di adozione. Pubblica nel 2015 la prima parte de La Grande Crociata, per poi pubblicarla integralmente nel 2022 con la casa editrice Neo. Ma di cosa parla quest’opera?

La grande crociata
Copertina de La grande crociata. Fonte: libraccio.it

Tra storia…

La “Crociata dei Fanciulli” è un evento sospeso tra realtà e mito. Una fiumana di ragazzi e bambini, provenienti principalmente da Francia e Germania, diretti verso la Terra Santa, in un viaggio dall’esito incerto ma comunque disastroso. Le fonti su questo evento sono poche e poco chiare: per alcuni storici il puer riportato da alcune cronache non indicherebbe neppure dei ragazzi ma dei diseredati; e, se pensiamo che una delle cause endogene delle Crociate furono proprio i giovani rampolli diseredati e desiderosi di avventura, questa ipotesi non appare così irrealistica.

…e delirio

Siamo nel 1212, in Francia, il protagonista è un pastorello dodicenne di nome Stefano. Ci troviamo circa un secolo dopo l’inizio delle Crociate, Stefano ci viene presentato mentre gioca a fare il crociato, imbevuto del mito che già si è creato intorno alle guerre sante. Tutto inizia a prendere una piega strana quando un’imponente figura fiammeggiante si rivela a Stefano: prima come uomo, poi con le sembianze di un essere simile al Bafometh. Questo essere non dice come si chiama, dà solo un ordine: Stefano deve radunare un esercito di puri e condurlo in Terra Santa. Solo così il Sepolcro potrà essere liberato. Da qui in poi veniamo trascinati in un turbine di follia sempre crescente, tra le atrocità della guerra, mossa da fanatici religiosi, e strane creature che si manifestano, esseri ignoti di cui nulla ci è dato sapere, se non che sono infinitamente superiori a noi uomini.

fumetto La grande crociata
“Dio” che si manifesta. Foto: Alberto Albanese, casa editrice Neo

E la ragione?

La fede cammina sempre al fianco della follia…

Stefano è una figura quasi messianica, l’eletto, scelto da “Dio”, che supera tutte le prove che gli vengono poste innanzi. In lui ha fede Umfrey, monaco e consigliere di Stefano che spesso gli intima di non andare troppo per il sottile con chi si oppone a loro o chi cerca di abbandonare la missione. Stefano, o i suoi fedelissimi, eliminano ogni ostacolo in maniera brutale, in quanto si sentono pienamente legittimati da Dio.

Fossero tutti sani, la Chiesa sarebbe da tempo preda della miseria

Una fede irrazionale, che taglia con l’accetta il mondo ma che ha un risvolto “positivo”: aiuta a dare un senso al mondo e alle forze incomprensibili che lo dominano. In un Medioevo che pullula di creature lovecraftiane e divinità cthonie, la fede diventa ciò che, per dirla con Nietzsche, impedisce a Stefano e agli altri di precipitare nel “non-senso“, ma anzi di dare un senso. Dall’altra parte della follia, c’è Blicze, un ex monaco che ha abbandonato la chiesa e cerca di indagare il mondo razionalmente, senza dogmi o pregiudizi. Uno scienziato ante litteram, volendo, ma che non trova posto in una realtà in preda al caos.

Il dubbio come compagno di viaggio

Ma se ai personaggi non è permesso dubitare, a noi lettori il dubbio viene insinuato sin dalle primissime pagine, già quando appare il “Dio” di fuoco. Infatti Stefano lo vede, si, ma dopo aver mangiato un fungo ignoto, lasciando quindi il sospetto che quell’apparizione fosse dovuta a sostanze allucinogene. Questo dubbio originale rimarrà, e ci accompagnerà per tutto il volume, acuendosi e arrivando a coinvolgere tutti gli eventi del volume, con la costante sensazione che qualcosa sfugga alla nostra comprensione.

Un intreccio di stili

Uno degli aspetti più interessanti de La Grande Crociata è senza dubbio il disegno: uno stile assai poco ortodosso. O meglio, un susseguirsi di stili. Questo perché l’autore non mantiene una coerenza del disegno, ma alterna immagini di varia natura, ora molto colorate e ora con un colore dominante, ora realistiche e ora oniriche, e ruotando persino le immagini nel mentre descrive i sogni di Stefano, costringendo dunque il lettore a girare il volume di 90 gradi per leggerle. C’è anche un doveroso disclaimer: molte immagini rappresentate sono forti, molto dirette e senza filtri, immagini brutali che potrebbero turbare i più sensibili. Perciò, se non volete turbare i vostri sogni, non approcciate il volume; per tutti gli altri, vi attende un dark fantasy molto particolare, di cui sono sicuro riuscirà a darvi anche numerosi temi su cui riflettere.

 

Alberto Albanese