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Elezioni europee: ecco il decreto per gli studenti fuori sede!

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Con un sì definitivo, la Camera dei deputati ha convertito in legge il Decreto Elezioni, dando un lascito storico a tutti gli studenti fuori sede.

La concessione, che varrà intanto per le prossime elezioni europee dell’8 e del 9 giugno, si pone come iniziativa a capo di un percorso, finalizzato a espandere verso tutti i fuori sede italiani (studenti e non) il magistrale diritto democratico.

L’apprensione per il tema è sempre stata tanta, e ora, finalmente qualcosa si è mossa.  Da evidenziare come sia stato possibile grazie ad un forte input giovanile, prima ancora che ad un input genericamente popolare.

Elezioni europee: il procedimento per votare

Il procedimento che gli studenti fuori sede devono seguire per votare è piuttosto semplice, ma necessario da spiegare.

Gli studenti devono richiedere di votare nel comune dove studiano almeno 35 giorni prima delle elezioni, presentando domanda presso il comune di residenza.

Una volta ricevuta la domanda, l’amministrazione avrà 15 giorni di tempo per approvarla e trasmetterla al comune di domicilio (dove lo studente studia).

Entro il 3 giugno, il Comune o il capoluogo dove lo studente potrà votare rilascerà all’elettore fuori sede un’attestazione di ammissione al voto con l’indicazione del numero e dell’indirizzo della sezione presso cui votare.

Ulteriormente occorre specificare che:

Gli studenti che si trovano lontani dal comune di residenza ma nella stessa circoscrizione (le circoscrizioni verranno elencate di seguito) possono essere iscritti in sovrannumero nelle liste elettorali del comune di studio.

Per esempio, uno studente calabrese che studia a Napoli voterà a Napoli nel seggio ordinario della città (Calabria e Campania appartengono alla stessa circoscrizione elettorale, dunque i candidati presenti in lista sono comunque gli stessi nelle due regioni).

Mentre:

Gli studenti che si trovano in un comune diverso da quello di residenza e anche in una diversa circoscrizione voteranno in un seggio specialmente istituito.

Per esempio, uno studente siciliano che studia a Milano voterà a Milano in un seggio appositamente adibito (Sicilia e Lombardia appartengono a diverse circoscrizioni elettorali, per questo gli studenti avranno diritto a dei seggi ad hoc, contenenti le schede elettorali coerenti con la propria circoscrizione di appartenenza).

Le circoscrizioni

Le circoscrizioni elettorali sono storicamente e saranno anche per il 2024 cinque, così suddivise:

“Isole”: Sicilia e Sardegna

“Meridionale”: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia.

“Centrale”: Lazio, Marche, Toscana, Umbria.

“Nord-Orientale”: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto.

“Nord-Occidentale”. Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Piemonte.

A quanti si rivolge la riforma?

Secondo una stima del Miur, gli studenti attualmente fuori sede sarebbero circa 400mila, ovvero l’8,2% del totale degli italiani fuori sede.

Come già scritto, il progetto è di tipo sperimentale e per questo ancora rivolto a una cifra piuttosto esigua sul complesso.

Da testare sicuramente sono anzitutto l’efficienza e la sicurezza del metodo, che meno di tanto non può essere complesso e lungo.

Un numero basso di adesioni – dove “basso” è un valore ancora da relativizzare – costituirebbe una spia segnaletica di problemi di genere amministrativo-esecutivo oppure di scarsa efficienza informativa.

D’altra parte, sarebbe sconsiderato dare immediata delibera per un voto universale dei fuori sede, potendo temere il rischio di frode elettorale, sempre annidato dietro l’angolo, soprattutto quando si configura la possibilità di agire su nuovi procedimenti burocratici.

Date queste considerazioni, buona parte dell’opinione pubblica sembra aver gradito il primo tentativo di emanciparsi dall’annoso problema italiano. Si ricorda, in fondo, che in Europa sono pochi i Paesi che non hanno ancora reso al popolo fuori sede la possibilità concreta di votare: e non sono nemmeno granché popolosi: tra questi, infatti, si annoverano appena la piccola Malta e la piccola Cipro.

Austria, Germania, Irlanda, Regno Unito, Spagna e Svizzera permettono di votare per corrispondenza.

Belgio, Francia e Paesi Bassi per delega.

Danimarca, Norvegia, Portogallo e Svezia tramite elezioni anticipate. E in Estonia è previsto il voto elettronico.

Gabriele Nostro