Saltburn

Saltburn: la nuova grande opera di Emerald Fennel

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Saltburn, arrivato di recente su Prime Video, sta facendo discutere e ha diviso l’opinione pubblica. Merita una visione. Voto UVM: 4/5

 

Saltburn è un film del 2023 prodotto da Margot Robbie (Babylon) ed è scritto e diretto da Emerald Fennell (Una Donna Promettente). È stato presentato in anteprima a vari Festival del cinema ed è stato poi distribuito direttamente su Prime Video, qualche settimana fa. Nel cast sono presenti Barry Keoghan (Gli spiriti dell’isola), Jacob Elordi, Rosamund Pike, Richard E. Grant, Alison Oliver e Carey Mulligan.

Saltburn: trama

2006. Oliver Quick (Barry Keoghan) frequenta l’Università di Oxford ma non riesce a integrarsi con gli altri studenti, per via del fatto che non appartiene alle loro stesse classi sociali. Un giorno conosce il popolare Felix Catton (Jacob Elordi) e il loro rapporto nasce poco a poco. Felix decide di invitare Oliver a trascorrere l’estate con la sua famiglia, a Saltburn. Lì conosce la sua eccentrica famiglia che riesce gradualmente a conquistare e trascorrerà un’indimenticabile estate. Ma poco a poco, cominceranno ad accadere cose strane e scandalose.

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Jacob Elordi nel ruolo di Felix. Fonte: eaglescry.net

Emerald Fennell: una stella nascente nella regia

Emerald Fennell ha un futuro radioso che le aspetta, perché finora ha realizzato solo due pellicole molto particolari ed ha fatto centro in entrambe le occasioni. Ha tutte le potenzialità per unirsi alla schiera di registe donne affermate e contemporanee come Greta Gerwig o Sofia Coppola. Ha ancora molta strada da fare, però con due sole pellicole è riuscita a trovare un suo stile personalizzato che rende i suoi film non facili da dimenticare.

Fennell ha adottato uno stile pop che si manifesta con una fotografia coloratissima, con una luminosità camaleontica ogni tanto altalenante in base alla scena mostrata, ed una colonna sonora capace di entrare nella testa dello spettatore e rimanere impressa nella mente, anche nei giorni seguenti dopo la visione. A proposito di quest’ultimo effetto consequenziale, ciò avviene anche per il modus operandi adottato per la narrazione delle storie (originali e non tratte da opere) e per il messaggio che vuole trasmettere, inciampando ogni tanto sul didascalico.

L’attenzione ai dettagli

Fennell ha dimostrato una regia molto calma e curata nei dettagli,  ed ogni particolare è fondamentale nella storia che vuole raccontare. Il cinema è sempre un’arte e viene usata, oltre per raccontare una storia, per fare propaganda o semplicemente per diffondere un messaggio. La differenza sta nel come si vuole fare ciò e Fennell ha aggiunto al suo stile un tocco thriller molto crudo, tanto che lo spettatore rimane angosciato ed ancorato ad una riflessione che lo accompagna per giorni.

Nei due film di Fennell, si percepisce un ritmo lento ed una complessità narrativa, in cui ci si gira un po’ attorno per arrivare al movente prefissato ma al momento opportuno, spunta un plot twist inaspettato e viene fuori all’improvviso l’intento della regista. E si deve ammettere che funziona, sia dal punto di vista tecnico che in quello narrativo.

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Barry Keoghan in una scena del film. Fonte: movieplayer.it

Di cosa parla Saltburn?

Con Promising Young Woman (Una Donna Promettente), Fennell ha analizzato tutte le dinamiche incentrate sullo stupro e degli effetti che sta portando alla società contemporanea (soprattutto, quelli che non si notano o peggio, si fa finta di non vedere). Stavolta, con Saltburn si sposta su un altro contesto e vuole mettere a nudo un’altra realtà che si nasconde dietro l’ipocrisia delle classi sociali più alte e sulla differenza tra tutte quelle che si collocano, nella scala gerarchica sociale.

L’ispirazione cinematografica e la solitudine

Il comparto tecnico è ben strutturato anche qui ed è simile a quello visto nel suo precedente film, solo che qui è leggermente un po’ più didascalico e la trama non è del tutto originale, perché prende spunto da qualche pellicola vista nel corso degli anni. Ad esempio, se si guarda il rapporto che si crea tra i due protagonisti, escludendo la mancata fisicità, ricorda quello visto in Chiamami Col Tuo Nome; oppure l’ipocrisia dei ricchi che si cerca di nascondere come la polvere sotto il tappeto ricorda Cruel Intentions. Però, è un difetto a cui ci si passa sopra e l’obiettivo della regista è stato raggiunto. E’ riuscita anche a far parlare di sé, perché ha diviso l’opinione pubblica e se ne sta parlando da giorni.

Saltburn non parla solo di differenze di classi sociali e dell’ipocrisia e dello scandalo che si cela dietro alcuni contesti, ma anche della continua ricerca di accettazione dagli altri e della solitudine. I due protagonisti, apparentemente diversi tra loro e provenienti da mondi diversi, in realtà sono molto simili e sono alla continua ricerca dell’accettazione altrui, solo che lo fanno in modo diverso. Tutto sommato, sono anche due poli opposti che hanno lo stesso problema: la solitudine. La differenza sta nel come la gestiscono e nella maschera che portano entrambi.

Un Barry Keoghan da Oscar

A proposito dei due personaggi, non si può ignorare l’incredibile performance dei due attori: Barry Keoghan e Jacob Elordi. Entrambi hanno un talento naturale e finora non hanno fatto altro che dimostrarlo, soprattutto Keoghan. Quest’ultimo fa un’interpretazione da Oscar, mentre Jacob Elordi sembra uscito da Euphoria e quindi, mantiene lo stesso carisma. Anche gli attori comprimari hanno fatto egregiamente la loro parte, al di là del proprio minutaggio.

Barry Keoghan in una scena del film. Fonte: manofmany.com

Saltburn: il finale

Anche qui, Fennell ha usato il tocco thriller, con l’aggiunta dello scandalo per rendere il film angosciante e al momento opportuno, c’è un incredibile plot twist che colpisce lo spettatore e ci sono delle scene che stanno facendo discutere e portare poi, ad una riflessione perenne.

Giorgio Maria Aloi