il ragazzo e l'airone

Il ragazzo e l’airone: una fantasia terrena

Matteo Mangano
MATTEO MANGANO
Film
animazione cartoni cinema Ghibli giappone

Napoleon
Miyazaki continua il suo cammino di artista. Un film come pochi al mondo. Una poetica unica, ed una visione dell’arte eccezionale. – Voto UVM: 5/5

Hayao Miyazaki è uno dei più grandi artisti viventi al mondo, che torna nelle sale a dieci anni dal suo ultimo lavoro, quello che aveva segnato il suo decennio da artista. Il tono di Si alza il vento era conclusivo, e sembrava che il regista avesse messo il punto sulla sua carriera. Cosa possiamo dire allora dell’arrivo di un nuovo film nel 2023?

A partire dai suoi primissimi lavori, Miyazaki ha sempre messo un po’ di sé all’interno dei suoi film, a partire da tematiche come inquinamento, guerra affrontate già a partire dagli anni ottanta quando non era scontato. Accanto a queste un’altra costante era stata l’ammirazione per il cielo, che fin da bambino lo aveva accompagnato come una certezza: interi suoi film, come Porco rosso, sono costruiti attorno al volo e agli areoplani.

Ma non questo film, che prende una strada molto diversa anche con la tematica del sogno. Il ragazzo e l’airone (“How do you live” in originale) è forse il film più terreno di Miyazaki.

Mahito e l’airone. Fonte: Mowmag.com

Tra traumi, pericoli e meraviglie visive

La premessa del film è simile a quella de La città incantata con un bimbo in viaggio verso un luogo isolato del Giappone: un racconto metaforico a spirale, con tanti significati celati. Qui, invece, le immagini sono inequivocabili. Rimane poco spazio all’interpretazione.
Mentre nella pellicola già sopra citata come in altri cartoni di Miyazaki, quale Il castello errante di Howl, c’era sempre qualche detto non detto, qui il film è spietatamente chiaro.

Mahito, il protagonista del film, è un bimbo pieno di vizi, paure ed imperfezioni. Fa a botte con gli altri bambini a scuola, non accetta la nuova compagna del padre e si procura ferite solo per farsi notare in casa, in un miscuglio di vittimismo e ricerca di attenzioni.
È un personaggio perfettamente coerente con una trama dura, che prende a piene mani dal classico immaginario Ghibli, citandolo apertamente, ma che allo stesso tempo tratta quelle immagini fiabesche e colorate come anche imperfette. Persino l’airone, “mascotte” del film, è un personaggio estremamente patetico e fastidioso.

Questo è in poche parole, un film disilluso, di un Miyazaki che fa abbracciare le armi al protagonista non per difendersi ma per cacciare un nemico, con sullo sfondo una seconda guerra mondiale che viene quasi accettata.
Il viaggio metaforico di Mahito lo porterà ad affrontare un viaggio di crescita interiore, ma come detto non sarà pieno di immagini idilliache, ma di traumi che il protagonista dovrà accettare come inevitabili.
Imparerà ad accettare sé stesso ed il mondo, ma senza fanfare e con fredda onestà.
Il finale soprattutto sarà estremamente schietto in questo, lasciando allo spettatore una fastidiosa sensazione di incompletezza.

il ragazzo e l'airone
Collage di alcune scenedel film. Fonte: Dagospia

Il ragazzo e l’airone: un capolavoro senza tempo

L’arte del film è superba come sempre, la regia regala ad ogni scena qualcosa di unico ed anche l’implementazione della computer grafica è perfetta nella costruzione di carrelli ed effetti aggiunti ai disegni: mai posticcia e usata sempre efficacemente.
Il doppiaggio italiano, rispetta perfettamente lo stile austero e formale dello studio e del regista, ma senza  le storture che si possono riscontrare negli ultimi film Ghibli, divenute oggi famose ed oggetto di meme sul web.

Per concludere diciamo questo: Il ragazzo e l’airone si inserisce nella filmografia di Miyazaki come il lavoro di un regista che va verso un nuovo capitolo della sua vita e verso un nuovo modo di vedere il mondo. E riesce a trasmettere questo in una maniera in cui pochi artisti al mondo sanno comunicare. Una vera opera d’arte di cui non si smetterà mai di parlare.

Matteo Mangano