Sex Education

Sex Education 4: l’ultima tappa tra delusioni e nostalgia

Chiara Tringali
CHIARA TRINGALI
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Sex education 4
L’ultima stagione di Sex Education presenta criticità difficili da ignorare, nonostante le brillanti prime due stagioni. – Voto UVM: 2/5


Sex Education
, serie Netflix Original di Laurie Nunn, ci ha tenuto incollati agli schermi dal 2019, offrendoci uno spaccato senza filtri su relazioni e problemi degli adolescenti di oggi (e non). Con incredibile sincerità e maestria è riuscita ad affrontare temi delicati e attuali ad un maggior numero di persone rispetto a selezionati spazi del web.

Tuttavia, dire addio non è mai facile e giunti alla quarta ed ultima stagione le critiche non sono tardate ad arrivare, dividendo nettamente i fans della serie Netflix.

Cosa succede nella stagione finale? Con un pizzico di SPOILER!

Abbandonato il palcoscenico del liceo di Moordale,i nostri protagonisti si ritrovano in territorio inesplorato, ognuno per conto suo: Maeve è in America, Adam lascia la scuola e trova lavoro in una fattoria mentre Otis, Eric e Ruby vengono catapultati nel mondo inclusivo del Cavendish College.

Il nuovo istituto è uno spazio dedicato interamente agli studenti. Questi sono liberi di esprimersi come meglio credono, proponendo iniziative come quella della consulente sessuale in erba “O” con cui Otis entrerà subito in competizione, e dalla quale Ruby rivelerà di aver subito bullismo in passato. 

Eric, invece, trova fin da subito il suo posto tra i banchi elite delle new entry della serie: Roman, Abbi e Aisha, gli influencer anti-gossip della scuola. Saranno proprio loro, in quanto persone appartenenti alla cultura LGBTQIA+, che aiuteranno Eirc a sentirsi compreso e “incluso” molto meglio di come ha fatto l’amico Otis, concentrato da sempre sulla sua relazione con Meave.

Quest’ultima, nel corso della stagione capirà, seppur con non poche difficoltà, che il suo posto è in America e deciderà, alla fine, di lasciare Otis e Moordale per poter realizzare il suo sogno: diventare una scrittrice!

Tutto nel calderone…ed è anche troppo

Se quello che avete letto sopra vi sembra troppo, siate consapevoli del fatto che mancano all’appello numerosissimi snodi di trama e le backstory di diversi personaggi tra cui Jean, sua sorella Joanna, Jackson, Cal, Aimee e molti altri…

Infatti, nonostante la serie si “alleggerisca” di alcuni personaggi presenti nelle prime stagioni come Lily, Ola, Anwar e Olivia, lo spettatore sembra quasi essere “assalito” da tutte le trame che si intessono senza tregua. Risulta quasi impossibile seguire tutto senza perdersi, togliendo, così, risalto ad eventi principali come la morte della madre di Maeve o la fuga di Cal. E questo succede perché nessuna tappa del percorso di questa stagione ha modo di essere esplorata approfonditamente che già ne parte subito un’altra!

Il risultato è diametralmente opposto a quello delle prime stagioni (le prime due in particolare), in cui era possibile seguire attentamente ogni sguardo e ogni singola parola dei personaggi. È ovvio che la distinzione tra eventi principali ed eventi a margine era più netta.

In breve, molti hanno sofferto l’aver perso le storie dei personaggi principali in mezzo a quelle di personaggi secondari e a cui non hanno avuto modo di affezionarsi in così poco tempo. 

Evoluzione, rivoluzione, involuzione

Sex Education nasce come una serie che riesce a far riflettere su tematiche attuali ed importanti (qui la nostra recensione della terza stagione) all’interno di una cornice leggera ma non banale, ben ricercata ma non pedante.

La speranza nel cambiamento è sempre stata al centro del progetto, a partire dal titolo stesso che rimanda all’assenza dell’educazione sessuale nelle scuole ma che ne espone concretamente benefici e ostacoli attraverso i personaggi e le loro storie in quello che per la maggior parte è un “Show, don’t tell” (“Mostra, non raccontare”) ben riuscito. Ogni tema vive perché un personaggio e le sue contraddizioni e difficoltà vivono e si evolvono con lui.

Purtroppo, questa struttura portante sembra venire meno nel corso dell’ultima stagione, in cui tematiche rilevanti non solo si perdono nel loro spasmodico susseguirsi sullo schermo ma assumono occasionalmente toni didascalici e soffrono di una cattiva sceneggiatura.

Alcuni personaggi, come Otis, ad esempio, sembrano quasi subire un’involuzione: da terapista sessuale amatoriale che aiuta gli altri ma non riesce a sciogliere i nodi della propria sessualità, il protagonista nelle prime due stagioni sbaglia e cresce in una persona più aperta ed affidabile per poi tornare ad essere immaturo ed egocentrico in modo, però, ingiustificato

Sex Education 4
Cover Sex Education 4. Fonte: Netflix.

Grazie Sex Education, è stato un bel viaggio!

Nel tentativo di creare un mondo ricco di sfaccettature e complessità sembra che si sia perso di vista il cuore della serie e la sua forza motrice, cioè i rapporti con l’altro, con i propri sentimenti e la propria sessualità.

Il percorso di crescita intrapreso dai personaggi nell’ormai lontano 2019 è passato in secondo piano per via del marasma di snodi di trame che ci hanno restituito una visione della serie paradossalmente e tristemente piatta.

Di questi anni in compagnia degli amati protagonisti rimane però una grande speranza, sia nella conclusione delle loro storie sullo schermo che nelle loro carriere attoriali, e una prospettiva nuova e positiva di temi importantissimi che, speriamo, possano lasciare dei sassolini per progetti futuri (magari proprio by Netflix) su percorsi virtuosi sull’inclusività sociale.

 

Chiara Tringali