Continuano le ricerche per il Titan, ma con scarsa la probabilità di successo

Redazione Attualità
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Da domenica scorsa si sono perse le tracce di un sommergibile: “Titan“. Appartenente all’azienda “Ocean Expeditions“, durante una spedizione turistica super esclusiva, messa in atto nell’oceano atlantico, l’obiettivo era quello di osservare da vicino i relitti del Titanic.
Il Titan è un batiscafo privato lungo 7 metri e largo 2,5 costruito con fibra di carbonio e titanio, capace di ospitare al massimo 5 persone. Costruito per essere pilotato da remoto, dalla nave MV POLAR prince, per mezzo di messaggi testuali inviati tramite un controller ( un G-F710 della Logitech modificato).

Domenica scorsa, il sommergibile è salpato dalla città di St. John, in Canada, alle 8 del mattino, per poi perdere tutti i contatti con la nave, circa 1 ora e 45 minuti dopo.

Come procedono le ricerche?

Le ricerche sono iniziate alle 17.45 di domenica e proseguono da ormai da quattro giorni. Nonostante il notevole dispiegamento di mezzi per trovarlo, non si sono registrati grandi progressi. Le probabilità di trovare il sommergibile si riducono sempre di più. Secondo la guardia costiera statunitense, che coordina le attività di ricerca, l’ossigeno all’interno del sommergibile potrebbe terminare alle ore 13 (italiane) di oggi.

Vista la possibilità che l’ossigeno termini oggi stesso – sempre, però, che il Titan possa contare sui sistemi di riciclo dell’aria funzionanti – sono aumentati i mezzi a disposizione per la ricerca, con l’arrivo di una decina di navi e di sottomarini guidati a distanza, per le perlustrazioni.
Inoltre, l’aria di ricerca è stata allargata fino a 28700 chilometri quadrati (circa l’area della Sicilia), dopo che nelle ultime 24 ore sono stati captati dei suoni che possono essere ricondotti a dei “colpi umani”. Anche se non è possibile stabilire con certezza l’origine di quei rumori, appare evidente che gli strumenti più potenti e utili sono i sonar, fondamentali per captare suoni tra i 4000 metri che distanziano il fondale e la superficie.
Il capitano della guardia costiera americana, James Frederick, è stato molto cauto sull’andamento delle ricerche, ammettendo che: “A essere onesti con voi, non sappiamo dove si trovino“.

Sono molti gli aspetti da tenere in considerazione, per quanto riguarda le condizioni di vita all’interno del sommergibile. La presenza di cinque individui, all’interno di un sommergibile di ridotte dimensioni, potrebbe portare ad un consumo accelerato di ossigeno e ad un aumento di anidride carbonica che, se non rimossa, può portare ad asfissia e rivelarsi mortale. Inoltre, la possibilità che si sia verificato un guasto al sistema di riscaldamento potrebbe avere come conseguenza l’ipotermia per i passeggeri, viste le temperature che le acque oceaniche possono raggiungere a profondità elevate

L’OceanGate non ha mai certificato il “Titan”

L’azienda americana che ha prodotto il sommergibile andato disperso, non ha mai certificato quest’ultimo, poiché troppo all’avanguardia e diverso da tutti gli altri.
È emerso che l’azienda fosse a conoscenza dei rischi connessi alle immersioni, e avesse deciso di ignorarli per concentrarsi su scelte che riducevano i costi di trasporto, con l’obiettivo di rendere il sommergibile l’opzione più economica per chi desidera immergersi in profondità. È necessario sottolineare che negli Stati Uniti , non è obbligatorio certificare le imbarcazioni private, ma è fortemente consigliato soprattutto se compiono immersioni sottomarine.
Esemplare dell’attitudine approssimativa per ciò che riguarda la sicurezza, è la vicenda che ha coinvolto David Lochridge, ex direttore delle operazioni marittime dell’OceanGate, che è stato licenziato dopo aver sollevato dubbi per ciò che riguarda la sicurezza del progetto sperimentale del “Titan”.

Giuseppe Calì