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Torneranno le province! Già sul tavolo la riforma: ecco quando si voterebbe

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Tornerà l’elezione diretta dei presidenti delle Province e dei sindaci metropolitani! Tornerà anche l’elezione dei consiglieri e la nomina degli assessori provinciali! Almeno, questa sembra essere la volontà della maggioranza di governo, che già da qualche mese sta tracciando la direttiva per concretizzare il cambiamento. Intanto gli animi dei candidabili si scaldano; secondo il decreto in uscita: quali organi potrebbero votare i cittadini? E quando?

Province, la bozza della legge elettorale

Riporta le informazioni La Gazzetta del Sud. Nel corso degli ultimi mesi sono stati depositati ben nove disegni di legge riguardo la riforma sulle province, ma è nei giorni appena passati che l’indirizzo governativo è stato completamente esplicito per l’elaborazione di una bozza a opera del Comitato ristretto della Commissione Affari costituzionali al Senato. 

Secondo il testo più recente, il presidente della Provincia verrebbe eletto, dai cittadini della Provincia, tra i candidati che ottengano il maggior numero di voti: entro il primo turno previo raggiungimento di almeno il 40% delle preferenze o tramite ballottaggio ai turni successivi.

I consiglieri provinciali sarebbero sempre a elezione cittadina. Verrebbero votati nelle varie circoscrizioni elettorali, ovvero nei vari territori provinciali, ripartiti in collegi plurinominali con un numero di seggi compreso fra tre e otto (secondo l’estensione territoriale).

La soglia di sbarramento è attualmente fissata al 3% e non è prevista la possibilità di esprimere un voto disgiunto. 

Elezioni in primavera: perché sarebbe vantaggioso

Le province sarebbero chiamate ad agire principalmente nei seguenti ambiti: valorizzazione dei beni culturali; gestione della viabilità e dei trasporti; protezione della flora e della fauna; garanzia servizi sanitari; organizzazione dello smaltimento di rifiuti; tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche; promozione, coordinamento e organizzazione delle attività economiche e produttive di interesse locale; etc.
Di fronte a tutto questo, l’opposizione in primis pone il dubbio della necessità in rapporto ai costi. Vale la pena ricreare e rifinanziare le istituzioni provinciali? Conviene, nell’ottica di un investimento, oppure sarebbe solo uno spreco di denaro pubblico?
Non è semplice farsi un’idea a proposito, si discute pure dell’imprevedibile. Neanche guardare al passato può essere sufficiente: molto può cambiare nei tempi e nei tempi.  
Gabriele Nostro