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Disney in odore di licenziamenti: l’impatto della crisi del 2022

Redazione Attualità
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Proseguono i numerosi licenziamenti: dopo Amazon, Meta, Twitter e Microsoft, anche la piattaforma Disney+ annuncia grossi interventi.

Le cause

Negli ultimi tre mesi del 2022, la piattaforma sembra aver perso 2,4 milioni di abbonati, motivo per cui si prospetta un taglio di circa 7mila posti di lavoro, pari a circa il 3,6% della forza lavoro globale.

Questa drastica decisione, genererà circa 5,5 miliardi di dollari di risparmi sui costi per la piattaforma. 

Crediamo che il lavoro che stiamo facendo per trasformare il nostro business intorno alla creatività, riducendo al contempo le spese, porterà a una crescita sostenibile e alla redditività della nostra attività di streaming.

Ha dichiarato Bob Iger, l’amministratore delegato.

È la prima volta dal 2019 che il servizio registra una perdita di abbonati di queste dimensioni, la piattaforma al momento sembrerebbe avere 161,8 milioni contro i 164,2 milioni del trimestre precedente.

Il motivo sarebbe riconducibile anche agli ultimi aumenti dei prezzi della piattaforma.

Cosa c’è dietro tutto questo 

Il team Disney conta circa 190mila dipendenti in tutto il mondo. Gestire questo elevato numero ha un costo piuttosto consistente, costo che la multinazionale non può più gestire. Così afferma il CEO di Disney:

Dopo un solido primo trimestre, ci stiamo imbarcando in una trasformazione significativa, che massimizzerà il potenziale dei nostri team creativi di livello mondiale e dei nostri marchi e franchising senza precedenti. Crediamo che il lavoro che stiamo facendo per rimodellare la nostra azienda attorno alla creatività, riducendo al contempo le spese, porterà a una crescita sostenuta e alla redditività per la nostra attività di streaming, posizionandoci meglio per affrontare le interruzioni future e le sfide economiche globali e fornire valore per i nostri azionisti.

Quanti saranno i licenziamenti nel 2023

Risulta che il 50% dei 2,5 miliardi di dollari di spese non relative ai contenuti deriverà dalle spese di marketing, il 30% dal costo del lavoro e il 20% dalla tecnologia e da altre spese aggiuntive.

Il servizio Disney prevede quindi che i risparmi sui costi verranno effettuati entro la fine del 2024.

Cosa succederà dopo il taglio dei posti di lavoro

L’amministratore delegato ha dichiarato di voler mettere in atto una nuova modalità operativa, che avrà inizio dopo i licenziamenti nel 2023, organizzando nello specifico tre segmenti di attività: Disney Entertainment (film, televisione e streaming), ESPN (focalizzata sullo sport) e Disney Parks, Experiences and Products (relativa ai parchi divertimenti).

I prossimi passi della Disney

Il CEO intende compiere vari passi per risolvere la situazione. Al momento, l’intenzione è quella di “ristrutturare” l’azienda, diminuendo i costi e migliorando la redditività. Tutto ciò risulterà possibile solo attraverso due azioni: limitando il personale e tagliando la produzioni dei programmi.

Iger ha, inoltre, precisato nelle ultime ore: «Ho un enorme rispetto e apprezzamento per il talento e la dedizione dei nostri dipendenti in tutto il mondo e sono consapevole dell’impatto personale di questi cambiamenti».

Perché il numero dei licenziamenti sta diventando sempre più elevato

La scelta di eliminare drasticamente il numero dei posti di lavoro è una conseguenza di una serie di fattori che negli ultimi anni ha influenzato la società in cui viviamo.  

Uno dei fattori chiave è stata la pandemia di COVID-19 che ha avuto un impatto decisivo sull’economia mondiale, provocando molteplici difficoltà nel settore economico. Anche la piattaforma Disney+ è rimasta vittima di questo cambiamento, e ha tentato di risolvere il problema riducendo le spese e semplificando le operazioni.

Il dubbio degli spettatori è anche quello dell’impatto che questa situazione alquanto complessa avrà sulla programmazione e sui contenuti: 

Per quanto riguarda i contenuti Disney ci saranno delle riduzioni di circa 3 miliardi di dollari:

Esamineremo realmente con attenzione tutto quello che realizziamo nel settore dell’intrattenimento perché le cose sono semplicemente diventate più costose in un mondo più competitivo.

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Federica Lizzio