Autonomia Differenziata: via libera al Ddl Calderoli

Redazione Attualità
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“ Avremo un’Italia ad alta velocità”

Così afferma il Ministro Calderoli durante la conferenza stampa.

Cosi è iniziato l’iter per l’autonomia differenziata. Un percorso difficile che vedrà coinvolti: Governo, Parlamento, Conferenza unificata e Regioni. Ciò che ci si chiede è: Saranno tutti protagonisti in egual misura?

Il Disegno di legge disposto da Calderoli, Ministro per gli affari regionali, approvato in questi giorni dal Consiglio dei Ministri è composto da dieci articoli e il Ministro si augura di vederli entrare in vigore nel 2024.

 “Con il via libera in Cdm inizia ufficialmente il percorso del disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata, è un giorno storico! Una riforma necessaria per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre se ci sono Regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l’ok compatto del governo, lavoriamo insieme a Regioni ed enti locali con l’obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali”. Così Calderoli celebra la vittoria.

Il testo adesso passerà alla Conferenza Unificata Stato-Regioni chiamata ad esprimersi fornendo un parere che dovrebbe arrivare nel giro di tre settimane.  Laddove la Conferenza si esprimesse negativamente il Cdm sarebbe costretto a rivederlo, riapprovarlo e inviarlo nuovamente alla Conferenza. Qualora, invece, non “subisse” interventi da parte di questa tornerebbe in Cdm per l’ok definitivo per poi andare nelle mani del Parlamento dove seguirà il consueto iter di approvazione.

Il decreto punta a semplificare e ad accelerare i procedimenti con una miglior distribuzione delle competenze.

Cosa si intende per autonomia differenziata?

Per autonomia differenziata si fa riferimento alla possibilità per ciascuna regione di avere maggiore autonomia attraverso un ampliamento delle proprie funzioni insieme alle necessarie risorse umane, strumentali e finanziarie.

Istituzione della Cabina di regia e l’iter previsto

La manovra ha istituito una cabina di regia composta dal Premier, dal Ministro per gli affari regionali, quello per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, quello per le riforme istituzionali, quello dell’economia, i vari ministri competenti, il Presidente della Conferenza delle regioni e quello dell’Associazione nazionale dei comuni italiani. Il suo compito sarà quello di stabilire i Lep (Livelli essenziali di prestazione) entro la fine dell’anno. La cabina, quindi, si prenderà del tempo per valutare con attenzione le materie a cui applicare i Lep e definire i costi e fabbisogni.

Toccherà al Cdm emanare un Dpcm per ogni Lep individuato. Dpcm che dovrà avere l’intesa della Conferenza unificata prima di arrivare in Parlamento. La palla andrà poi alle regioni, le quali potranno inviare la proposta d’intesa al Cdm, al quale seguirà la valutazione da parte dei ministri competenti.  Si aprirà, così, il negoziato governo- regioni, alla fine del quale il Consiglio approverà l’intesa preliminare. Tale atto preliminare dovrà avere il benestare della Conferenza e poi delle camere. Solo a conclusione di tali importanti passaggi il Governo siglerà l’intesa definitiva che verrà approvata dalla regione per poi tornare in Consiglio. Qui avrà luogo l’approvazione definitiva con Disegno di legge.

Cosa sono i Lep?

I Lep – Livelli essenziali di prestazione sono, materia per materia, i livelli minimi dei servizi erogati dallo Stato che è tenuto ad assicurare. Come sancito all’art 117 secondo comma, lettera m, della Costituzione che li fa rientrare fra le competenze dello Stato: “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Un’autonomia, quindi, che garantisca servizi capaci di rispondere alle esigenze del cittadino e assicurare una tutela dei diritti civili e sociali su tutto il territorio.

Siamo davanti ad una possibile riforma costituzionale?

No, in quanto il Ddl approvato dà attuazione a quanto previsto dalla riforma costituzionale del titolo V avvenuta nel 2001.

I favorevoli

Diversi sono i governatori regionali che si sono espressi a favore del Ddl. Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto:

“Oggi è una giornata storica, oggi diamo corso alla volontà dei Padri costituenti che scrissero la Carta Costituzionale in vigore dal ‘48 e ai dettami della modifica del titolo V. Ma non è il traguardo di un percorso, è l’inizio. Si apre una grande sfida per questo paese perché stiamo scrivendo una vera e propria pagina di storia”.

Anche il Presidente della regione Liguria si è espresso dando il suo appoggio. Affermando che lui avrebbe fatto un passo ancor più rivoluzionario dando tutte le materie possibili all’autonomia regionale: “le materie che alcune Regioni possono chiedere le avrei attribuite a tutte le regioni. Non credo si possano dare risposte efficaci sul riequilibrio Nord-Sud”.

I contrari

Non mancano le opposizioni mosse dalle preoccupazioni provenienti, in particolare, dalle regioni del sud Italia. Il primo ad esprimersi al riguardo è De Luca Governatore della regione Campania:

”Proposta inaccettabile e propagandistica”.

La preoccupazione del Governatore si basa sul fatto che l’autonomia differenziata rilanciata in modo cosi affrettato risponda ad esigenze più che altro politiche di partito e a scadenze elettorali a breve. Affermando, inoltre, come questo sia un vero peccato perché l’esigenza di modernizzare l’Italia sotto tali profili “ è una necessità urgente”.

Il Governatore della regione Puglia invece ha affermato:

” Possiamo accettare un progetto di autonomia differenziata se le regioni sono messe tutte più o meno sullo stesso livello di partenza, se facciamo un lavoro preliminare di riequilibrio. Se il governo dice che per questo riequilibrio, che costa almeno 50-60 miliardi, non c’è una lira, di questa questione dell’autonomia differenziata non se ne può nemmeno parlare”.

Schifani Governatore della Sicilia: “No a un’Italia  a due velocità”. Anche lui ha ribadito l’importanza, prima di ogni altra cosa di un’omogeneizzazione degli aspetti infrastrutturali ed economici del Paese.

La maggior parte delle preoccupazioni provengono dalle regioni del sud Italia.

Un intervento da parte del nord Italia è quello della candidata Presidente della regione Lombardia la quale ha affermato che ritiene l’autonomia differenziata un valore ma se riporta ad un quadro di unità nazionale senza che ci siano territori che si sentono discriminati:

“non vogliamo un’ Italia a due velocità…..vogliamo un paese che cresce uniformemente”

Dubbi che si basano sul timore fondato che tali disposizioni possano creare ulteriori disuguaglianze e rafforzare quelle già esistenti.

Una domanda sorge spontanea: siamo sicuri che tutte le regioni possano sostenere questa più ampia autonomia?

Maggiore autonomia = maggiore libertà e responsabilità.

Non si può dare maggiore autonomia senza fornire l’aiuto e il sostegno necessario per fortificare l’identità e capacità. Non si può dare maggiore autonomia senza fornire i mezzi e gli strumenti per realizzare in modo effettivo ed efficiente tale nuova autonomia. Il Ddl sembrerebbe prevedere misure volte ad incrementare risorse umane e finanziarie ma siamo certi che queste verranno attuate in tempo senza che si crei un sovraccarico delle regioni. Prima di una maggiore autonomia è necessario aiutare le regioni più in difficoltà e portarle allo stesso punto delle altre abbattendo le disuguaglianze. Solo cosi un’autonomia differenziata sarà giusta ed efficace.

 

Marta Zanghì