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“Sono esausta”: con questa motivazione si dimette il Primo Ministro della Nuova Zelanda

Redazione Attualità
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Il 7 febbraio, Jacinda Ardern non sarà più formalmente il Primo Ministro della Nuova Zelanda, si è dimessa. La notizia è rimbalzata tra i notiziari di tutto il mondo nei giorni scorsi. L’annuncio è arrivato dopo cinque anni di incarico. “Sono esausta. Non ho semplicemente più le energie per ulteriori quattro anni”.

 

La conferenza stampa per l’annuncio

Jacinda Arden durante la conferenza stampa del 19 gennaio (fonte: zazoom.it)

Durante una conferenza del 19 gennaio scorso, è arrivato l’annuncio che ha stupito tutti. Ardern ha scelto di rinunciare al suo mandato. Su questa decisione stava riflettendo da tempo, dall’estate scorsa. Le motivazioni sono più semplici di quanto si possa immaginare.

«Avere un ruolo così privilegiato comporta responsabilità, tra cui quella di sapere in quale momento sei la persona giusta per stare al comando e anche in quale momento non lo sei. – ha dichiarato in conferenza stampa – «Sono umana. Noi diamo tutto quello che possiamo per tutto il tempo che possiamo e poi arriva il momento. Per me quel momento è arrivato. Ho dato tutta me stessa per essere primo ministro, ma mi è anche costato molto. Non posso e non devo fare questo lavoro se non ho il pieno di energie, oltre ad un po’ di riserva per quelle sfide impreviste che inevitabilmente si presentano.».

Alle parole “sono umana”, il primo ministro si è commossa. Semplicemente, ha realizzato di non poter essere la stessa guida che è stata finora. Un atto di totale onestà verso il Paese.

Rimarrà comunque in carica fino al prossimo 7 febbraio, proseguendo con il suo mandato di deputata fino a fine anno, quando si svolgeranno le prossime elezioni, convocate per il 14 ottobre.

Chi è la premier uscente

(fonte: zazoom.it)

Nata a Hamilton nel 1980, la politica neozelandese ha iniziato la sua carriera, dopo gli studi universitari, come ricercatrice, presso l’ufficio stampa del primo ministro Helen Clark. Successivamente si traferì a Londra e fu eletta presidente dell’Unione internazionale di “Gioventù sociale”.

Divenne parlamentare per la prima volta nel 2008, anno in cui si concluse un esecutivo rimasto nove anni in mano ai laburisti.

Nel marzo 2017, ricevette l’incarico di vicepresidente del Partito laburista, in seguito alle dimissioni di Annette King, ma solo cinque mesi dopo, a ridosso delle successive elezioni, diede le dimissioni anche l’allora capo del partito, Andrew Little, poiché uscito malamente da sondaggi.

Ad Arden non venne fatta alcuna opposizione interna e, alle elezioni del settembre 2017, dopo delle negoziazioni per formare un governo di coalizione, venne scelta come presidente, divenendo la più giovane donna del mondo capo di governo all’età di 37 anni.

Durante le prime fasi della pandemia si è molto parlato di lei in tutto il mondo, per essere riuscita a ottenere ottimi risultati dalle strategie messe in atto per fronteggiare la problematica globale. Così ha portato il partito laburista a una vittoria storica alle elezioni del 2020, poiché ottennero una maggioranza assoluta pari a 65 seggi in Parlamento, un risultato mai ottenuto da qualcun altro, sin dall’introduzione della rappresentanza proporzionale nel 1996.

 

Il futuro della Nuova Zelanda

La premier, riguardo il futuro politico che si apre, ha detto di sentirsi fiduciosa sulla possibilità di una vittoria dei laburisti anche con il suo abbandono, alle prossime elezioni.

Si è detta orgogliosa di ciò che sono riusciti a realizzare, avendo promosso cambiamenti importanti, ad esempio, per abbattere la povertà infantile e la crisi abitativa; di come hanno fronteggiato un attacco terroristico interno, un’eruzione vulcanica, ma anche problemi condivisi con il resto del mondo, come la pandemia e la conseguente crisi globale.

Cinque anni intensi, dopo i quali vuole lasciare il suo posto a qualcuno che possa proseguire al meglio il percorso tracciato. Non c’è, dunque, alcuna situazione particolare e segreta dietro la sua scelta.

A una delle domande postele durante la conferenza, ha infatti risposto: «Spero di lasciare ai neozelandesi la convinzione che si possa essere gentili, ma forti, empatici, ma decisi, ottimisti, ma concentrati. E che si possa essere un proprio tipo di leader, uno che sa quando è il momento di andare.».

Molto probabilmente, non per essere a tutti i costi polemici, in altri Paesi del mondo, tra cui soprattutto l’Italia, un evento del genere si sarebbe verificato molto più difficilmente. Ciò che ha fatto Jacinda Ardern è stato un atto da politico giusto, capace di mettere davanti a interessi che a tutti farebbero gola, il bene del proprio Paese davanti a tutto. Proprio in un Paese come la Nuova Zelanda poteva verificarsi ciò che si è appena verificato.

 

Rita Bonaccurso