Cloe Bianco: il caso è archiviato, non c’è stata istigazione al suicidio

Redazione Attualità
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Fonte: la Repubblica

 

L’indagine aperta dalla Procura di Belluno a seguito della morte, l’11 giugno scorso, di Cloe Bianco si è conclusa: nessuna responsabilità o istigazione al suicidio.

Ma facciamo qualche passo indietro. Cos’è accaduto?

11 giugno 2022 ad Auronzo

Cloe Bianco, 58 anni, è stata trovata carbonizzata all’interno del camper dove viveva ormai da qualche anno, in un bosco.

Fino al 2015, insegnava Fisica all’ Istituto Agrario “Mattei” di San Donà di Piave. Fu l’anno in cui tutto cambiò. Un giorno entrò in classe indossando abiti femminili chiedendo agli studenti di non chiamarla più con il nome maschile. Con questo atto di coraggio, fece coming out. Un gesto che cambiò nettamente la sua vita.

Un gesto che fece molto scalpore, all’interno della scuola e tra i genitori degli studenti, al punto tale che venne sospesa per tre giorni. Per tale motivo, si presentò al Tribunale del Lavoro di Venezia dove fece e perse il ricorso.

La sentenza riconosceva la transizione come legittima scelta identitaria, ma anche troppo repentina e appariscente, sottolineando che se tempi e modi fossero stati diversi tale sua scelta sarebbe stata “responsabile, corretta e consona alla funzione di docente”.

Da quel momento, Cloe lascia il paese dove viveva e inizia a lavorare nella segreteria della scuola.

A tal proposito, la Direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo, in un intervista rilasciata al Corriere Del Veneto, ha affermato:

“ Cloe Bianco non fu allontanata dal ruolo di insegnante dopo il suo coming out avvenuto durante l’anno scolastico 2015-2016. Era una supplente iscritta a due graduatorie: quella per i docenti tecnico-pratici e quella relativa al personale amministrativo. Accettò di insegnare nei due anni successivi, mentre nell’anno scolastico 2018-2019 scelse di lavorare in amministrazione. Poi più nulla. Evidentemente, per motivi personali, ritenne di non assumere altri incarichi”.

Alla domanda: “ perché avrebbe dovuto rinunciare alla carriera?”

la direttrice rispose:

“Non è detto che volesse rinunciare definitivamente a lavorare nel mondo della scuola, visto che nel maggio di quest’anno, appena un mese prima del dramma, chiese l’aggiornamento della propria graduatoria”.

Una domanda sorge, a questo punto, spontanea: Cloe Bianco ha davvero fatto una scelta consapevole e priva di influenze, quando ha deciso di lavorare presso la segreteria della scuola?

Il racconto di un’alunna

Secondo la testimonianza di Sara Mazzonetto, 21enne, ex alunna della professoressa Bianco, intervistata da Repubblica, c’era un ambiente ostile all’interno della scuola dopo il coming out. L’ex studentessa ha, infatti, raccontato di vari commenti provenienti, in particolare, dagli altri docenti e dai genitori. Con riferimento ai genitori ha affermato:

“Fu una vergogna: tanti che, fino a quel momento, non erano mai andati ai colloqui di fisica perché la reputavano una materia inutile all’istituto agrario, tutto d’un tratto iniziarono a fare lunghe code per vederla come se fosse l’attrattiva del circo e schernirla”.

Un ambiente ostile e un mancato sostegno possono portare una persona a prendere decisioni difficili per cercare di trovare serenità.

Prima del gesto estremo, Cloe Bianco aveva scritto un post intitolato “Oggi la mia libera morte”, con cui ha annunciato di volersi togliere la vita:

“Così tutto termina di ciò che mi riguarda. Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica… Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto.”

14 dicembre 2022

Dopo il fatto, la Procura di Belluno ha aperto un fascicolo contro ignoti e senza ipotesi di reato. L’accertamento, avviato dalla Pm Marta Tollardo, ha escluso fin da subito l’ipotesi di omicidio e, da giorno 14 dicembre, anche l’ipotesi di istigazione al suicidio.

Quindi è stato ritenuto che non ci siano elementi a sostegno della tesi che il suicidio di Cloe Bianco sia stato provocato o rafforzato da pressioni esterne stabilendo quindi, che la professoressa ha deciso da sola di porre fine alla sua vita.

L’archiviazione del caso ha riaperto un dibattito, ormai attivo da anni. Una faida che costa sempre vite umane, libertà e riconoscimento dei diritti in quanto persone, in quanto essere umani.

Il prezzo del giudizio degli altri non può essere una vita.

Il punto non è essere d’accordo o meno, comprendere o meno, condividere o meno. Il punto è: c’è in gioco la vita di una persona? C’è in gioco la serenità di una persona? C’è in gioco la libertà di una persona? Se la risposta è si, allora il dibattito dovrebbe considerarsi concluso e le opinioni dovrebbero retrocedere.

 

 

Marta Zanghì