Vita da pendolare, non è tutto oro ciò che luccica. L’indagine di UniVersoMe

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All’indomani dell’esame di maturità chiunque si è ritrovato a dover prendere una serie di decisioni, più o meno sofferte, sull’ipotetico futuro universitario. Le realtà sono varie, esattamente quanto la disponibilità economica di ognuno. Queste decisioni, ponderate con i propri genitori, sono volte a scegliere, nella maggior parte dei casi, il male minore: ad esempio un classico dilemma potrebbe essere “trasferirsi o no in una grande città per studiare oppure far vita da pendolare?”

A diciotto anni, soprattutto per chi proviene da una realtà piccola e di provincia, essere uno studente in una grande città sembra un sogno da dover inseguire, ma alla fine questo si rivela più che altro un incubo per svariati motivi.

Per una proficua indagine, abbiamo somministrato una serie di domande a risposta mista a circa venti studenti universitari tra i 19 e i 23 anni, nella provincia di Catania, Messina e Reggio Calabria, avviando un’indagine sulla tematica.

Vita da pendolare/ I temi più a cuore

Le tematiche affrontate si sono incentrate sui pro e contro della vita da pendolare, sul rapporto con i mezzi, sui costi e sulle proprie abitudini quotidiane. La maggior parte degli intervistati ha riscontrato tra i pro sicuramente il senso di socialità ed empatia che si viene a creare con tutti gli altri studenti pendolari. Ma i contro sono molti di più. Infatti, gli intervistati fanno presente che le difficoltà maggiori sono date dai mezzi di trasporto spesso in ritardo, coincidenze che non corrispondono, la stanchezza fisica e mentale che molte ore di viaggio comporta, le sveglie all’alba e i rientri la sera tardi.

Di conseguenza, analizzando i contro, il focus si è concentrato sui mezzi di trasporto.  Gli studenti nella provincia di Catania hanno risposto positivamente circa il rapporto con i mezzi pubblici. Invece, gli studenti sul territorio dello Stretto hanno risposto negativamente. Quest’ultimi, infatti,  lamentano sia difficoltà con i ritardi dei treni, sia per le corse soppresse a causa del maltempo. Altri lamentano qualche problema a livello del tratto ferroviario, come la tratta Giarre-Messina. Molti di loro ogni giorno percorrono più di 100 chilometri considerando andata e ritorno ed altrettanti per recarsi alla stazione ferroviaria più vicina alla loro abitazione.

Vita da pendolari
Fonte: indagine condotta tramite Google Moduli

Vita da pendolare/ Abitudini e testimonianze

Le abitudini giornaliere dello studente universitario sono molto simili tra loro. Infatti, la maggior parte degli intervistati si sveglia molto presto e, di corsa, cerca di incastrare tutti gli impegni per poter partire all’orario stabilito, spesso con sacrifici non indifferenti. Il tutto in una cornice universitaria in cui supporti verso i pendolari sono scarsi; spesso lo studente è costretto ad andare via dalla lezione prima per non perdere le coincidenze e poter rincasare.

Alcune testimonianze:

Mi sveglio alle 5:25, mi lavo e mi vesto, successivamente faccio colazione e dopodiché vado in stazione per prendere il treno delle 6:30. Appena arrivo a Messina compro il pranzo e mi dirigo in facoltà dove la mattina svolgo il tirocinio e il pomeriggio seguo le lezioni. Appena finisco vado in stazione e prendo il treno per poter tornare a casa e finalmente rilassarmi e passare del tempo con la mia famiglia.

“Mentre ero pendolare c’era la sveglia alle 5 che suonava ogni mattina, un treno alle 6.30 ogni mattina, ma quando andava bene era alle 8.15. L’arrivo in facoltà a Messina era per le 9, perché una volta arrivati in stazione bisognava pregare affinché le coincidenze corrispondessero pienamente. Il ritorno, continuando a pregare e a piangere, si prospettava durante l’ultimo anno quasi sempre per il primissimo pomeriggio, durante il primo anno invece, molto spesso anche dopo quasi dodici ore.”

Quanto si riesce a conciliare lezioni, studio e vita sociale?

In questo caso la maggior parte degli studenti ha risposto negativamente.

Alcune testimonianze:

“Sicuramente per riuscire a conciliare il tutto ci vuole molto impegno! Alzandomi tutti i giorni molto presto e avendo tutte le mattine tirocinio e il pomeriggio le lezioni, durante la settimana sono troppo stanca per riuscire a fare qualcosa. Ma nel fine settimana cerco sempre di ritagliarmi del tempo da poter dedicare alla mia vita sociale.”

“Ci vuole molta organizzazione, ed essere pendolare complica molto le cose, dato che tornando spesso tardi per via dei mezzi non è affatto facile mettersi a studiare. Spesso mi sono ritrovata a saltare delle lezioni proprio per trovare il tempo per studiare, per me stessa e per la mia vita sociale.”

Vita da pendolari
Fonte: indagine condotta tramite Google Moduli

Economicamente parlando, è meno dispendiosa la vita da pendolare piuttosto che quella da studente fuorisede?

Le risposte sono varie. Infatti, gli studenti intervistati, in base alle risposte fornite, si dividono in due categorie. Ci sono coloro i quali pensano che la vita da pendolare sia più economica rispetto alla vita da fuorisede. Questo perché non c’è un affitto da pagare, quindi un eventuale alloggio con tutti quei costi extra che comporta (bollette, condominio, spesa). Mentre l’altra categoria ritiene che la vita da pendolare sia, alla fine dei conti, altrettanto dispendiosa.

Queste risposte hanno delineato un quadro molto simile tra i pendolari intervistati.  Il comun denominatore è il tempo. Quello perso durante i viaggi spesso diventa scoraggiante ed è totalmente condizionato da fattori esterni. La stessa cosa vale per le giornate, che sono interminabili. Per non dire che spesso i viaggi sono anche a vuoto, a causa delle lezioni annullate con poco o nullo preavviso.

Oggi la percentuale degli studenti frequentanti i vari atenei è per un 50% ricoperta da studenti pendolari. Questa soluzione, seppur come sopra riportato, all’apparenza potrebbe sembrare maggiormente economica, sicuramente richiede un maggiore dispendio di energie perché spesso la stanchezza è demotivante. L’opinione degli intervistati è quello che la vita da pendolari, non facendo vivere pienamente gli anni universitari,  possa essere una delle cause che rallenta il processo di autonomia e indipendenza dei giovani . 

L’unica soluzione sarebbe un’organizzazione migliore da un punto di vista delle lezioni, dei ricevimenti, delle pause e delle comunicazioni ed un briciolo di empatia in più nei confronti degli studenti pendolari. E’ veramente solo miraggio?

 

Marta Ferrato e Giorgia Fichera