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Santanché sulle concessioni balneari: «Le spiagge vanno privatizzate»

Redazione Attualità
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Secondo la ministra del Turismo Daniela Santanché le spiagge italiane andrebbero privatizzate, in quanto luogo scelto spesso da tossicodipendenti e riempite da rifiuti abbandonati. Di questo ne soffrirebbe il turismo, intaccando l’aspetto economico. Pertanto – sostiene la ministra -, si dovrebbe intervenire.

Le parole di Santanché: «Non svendiamo il nostro patrimonio»

La ministra ha rilasciato le suddette dichiarazioni durante l’Assemblea annuale di Confesercenti, rispondendo ad un quesito sulle concessioni balneari:

Lancio una provocazione, credo che prima bisogna assegnare le spiagge che non sono assolutamente servite, spiagge libere lasciate ai tossicodipendenti e invase dai rifiuti, che nessuno mette in ordine.

Ha proseguito: «Non dobbiamo aprire la strada alle multinazionali, non dobbiamo svendere il nostro patrimonio».

Dunque, Santanché ha precisato anche di non ritenere l’affidarsi ad investitori esteri la soluzione migliore; la sua preoccupazione sarebbe quella di «consegnare pezzi del nostro litorale alle multinazionali, che toglierebbero quelle che sono le nostre peculiarità»:

Nei nostri stabilimenti balneari, a seconda della regione, c’è un tipo di ospitalità, di cibo, di accoglienza. Mi fa sentire male l’idea: pensate se non potessimo più mangiare i nostri spaghetti alle vongole o la nostra parmigiana di melanzane, cose che fanno parte della nostra identità.

(fonte: odanisalves @ pixnio.com)

Il tema è molto controverso, i vari governi rimandano da ormai diversi anni le gare per le concessioni balneari. Santanché, rispondendo ad altre domande, ha chiarito un po’ la questione, specificando che per fare le gare ci vorrà del tempo, non meno di un anno, approssimativamente.

L’aspetto più importante, secondo la ministra, sarebbe cambiare i patti in corso, dando più stabilità alle imprese. Inoltre, ha ribadito più volte che l’esigenza delle spiagge italiane è quella di essere adeguatamente attrezzate, soggette ad una intensa pulizia dai rifiuti che risultano essere uno dei tanti aspetti caratterizzanti di questa complessa questione, ma soprattutto devono essere sottoposte ad un rigido controllo.

Le critiche dell’opposizione

(Daniela Santanché. Fonte: Immortanjoe96 @ commoms.wikimedia.org)

A causa delle sue dichiarazioni, la ministra del Turismo è stata oggetto di discussione circa la sua attività imprenditoriale. Difatti, subito dopo essere stata designata come figura guida per il Ministero del Turismo, è stata accusata dall’opposizione di non poter ricoprire una carica così importante in maniera del tutto trasparente.

Il motivo per cui la Santanchè si trova al centro di numerose polemiche si ricollega al famoso caso del Twiga Beach Club, locale esclusivo sul mare di Flavio Briatore a Forte dei Marmi, di cui la ministra risulta essere socia e di cui detiene una quota di proprietà.
A seguito delle numerose accuse di conflitto di interessi, ha stabilito di cedere per 2,8 milioni di euro il 22 % della sua quota, di cui una metà è stata destinata ad una società del Lussemburgo, controllata da Briatore, e l’altra parte a due società controllate dal compagno. Tra i soggetti che hanno duramente criticato Daniela Santanché riscontriamo il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, il quale ha affermato:

Associare chi ha problemi di tossicodipendenza con i rifiuti per giustificare la privatizzazione e cementificazione delle ultime spiagge libere è indecente. La ministra Santanchè, proprietaria del Lido Twiga, ha ceduto le sue quote al suo compagno, propone di consegnare le spiagge libere, che per legge dovrebbero essere pulite dai comuni, ai privati sapendo che le nostre coste sono cementificate e occupate per oltre il 60% , un dato record in Europa. È l’espressione vivente del conflitto d’interessi che vuole regalare le spiagge, perché con esse si fanno profitti elevati grazie ai bassi canoni: per un metro quadro di spiaggia si paga allo stato 1,20 euro l’anno. Mentre lo Stato incassa complessivamente dalle concessioni 107 milioni di euro anno, con un’evasione erariale del 50%, gli stabilimenti balneari fatturano oltre 7 miliardi di euro anno. Un regalo fatto ai privati con il demanio marittimo, un patrimonio dello Stato, quindi noi cittadini.

Il sostegno di Confimprese

D’altra parte, la neo-ministra del Turismo afferma di non essere in conflitto di interessi, in quanto non ricopre cariche direttive in seno al Twiga.
Inoltre, sostiene che la questione non spetterebbe al Ministero del Turismo in quanto il governo sembrerebbe essere intenzionato a delegare a Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, la questione dei balneari.
Nonostante le varie posizioni contrarie, il presidente di Confimprese demaniali Mauro Della Valle appoggia quanto affermato fino ad oggi dalla ministra, dichiarando:

Apprezziamo l’intervento del ministro Daniela Santanchè circa le numerose spiagge libere che, anziché essere lasciate abbandonate dai Comuni costieri, potrebbero essere oggetto di assegnazione e tutela a giovani e capaci imprenditori balneari. Siamo certi che la Corte di giustizia europea entro febbraio 2023 contestualizzerà quanto richiesto dal Tar di Lecce, e cioè che in Italia la risorsa demaniale non è scarsa e che per un’evidenza pubblica è necessario ci sia un interesse transfrontaliero certo. Siamo in piena sintonia con l’attenta analisi del presidente di Fiba Maurizio Rustignoli, che auspica un incontro con le associazioni di categoria e ricorda l’importanza della mappatura della costa italiana ad oggi obiettivamente mai rilevata da nessun governo.

Federica Lizzio

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