Iran: dopo le incessanti proteste viene abolita la polizia morale

Redazione Attualità
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Era il 16 settembre quando la ventiduenne iraniana Mahsa Amini veniva picchiata a morte dalla polizia morale. Quell’evento ha generato un’enorme quantità di proteste, partite dall’Iran e arrivate a coinvolgere tutto il mondo. Ad oggi, dopo circa 2 mesi dall’accaduto, si comincia ad intravedere un filo di luce in fondo al tunnel.

Da pochi giorni infatti si sta diffondendo la notizia secondo cui il programma Gahst-e Ershad, la cosiddetta “polizia morale”, è stato interrotto.

Cos’è la “polizia morale” iraniana

Quando si parla di polizia morale non si intende un vero e proprio organismo di autorità distaccato dalle forze dell’ordine regolari. Si tratta tecnicamente di un programma gestito dalla polizia locale, nato nel 2005 con il compito di far osservare determinate regole riguardanti soprattutto gli abiti indossati dai cittadini. Prima che il Ministero degli Interni iraniano desse il via al programma Gahst-e Ershad il controllo del dress code era affidato prevalentemente ai Komite, corpo poliziesco nato in seguito alla rivoluzione iraniana del 1979.

Immagine di un controllo da parte della polizia morale. Fonte: insideover.ilgiornale.it

Da quando le proteste divampano tra le strade e le piazze delle principali città della nazione risulta sempre più raro poter osservare agenti della polizia morale in azione. Infatti ad oggi sono quasi esclusivamente le forze di sicurezza ad essere presenti in numero elevato nelle zone di rivolta, con lo scopo principale di reprimere e allontanare coloro che manifestano, molto spesso anche per mezzo della violenza.

La domanda che in molti si porrebbero a questo punto è: basta la scarsa presenza “sul campo” per desumere che la polizia morale è stata abolita?

Nel caso non bastasse ciò, negli ultimi giorni sono trapelate diverse dichiarazioni in merito da parte del procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri. Le sue parole:

«La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata».

A strozzare il grido di gioia derivante dal presunto annuncio ci ha pensato la tv di stato iraniana in lingua araba Al Alam che, durante le trasmissioni successive alla fuga di notizie riguardanti lo smantellamento del Gahst-e Ershad, ha divulgato un comunicato che recita:

«Nessun funzionario della Repubblica Islamica ha detto che la polizia religiosa è stata chiusa».

Dunque il dubbio permane.

Lo sciopero di 3 giorni

Non accennano a placarsi però nemmeno i moti di protesta. L’ultima iniziativa popolare consiste in uno sciopero quasi totale delle attività, promosso in prima battuta dagli studenti delle più importanti università dell’Iran e poi sposato anche dai sindacati dei lavoratori.

Alcuni studenti hanno anche scritto una lettera d’invito alla mobilitazione popolare. Questo il comunicato che è stato fatto circolare:

«Sono più di due mesi che ogni giorno un essere umano viene assassinato a pochi metri da noi, nella nostra città, nel nostro Paese, dal Kurdistan a Zahedan. Ogni giorno ci troviamo di fronte a una marea di nuovi prigionieri politici. Protestiamo contro questa brutale repressione».

Va detto però che a causa della mancanza di un coordinamento adeguato risulta difficile che lo sciopero sortisca gli effetti desiderati. La partecipazione alla protesta è inoltre ostacolata dalla comprensibile paura di molte persone legata a ciò che potrebbe accadere nel caso venissero arrestate.

I negozi rimasti chiusi. Fonte: avvenire.it

La “repressione brutale” non si placa

Il governo iraniano continua a non essere intimorito dai vari moti e iniziative di rivolta. Anzi la sensazione che si ha è che più la protesta risulta ambiziosa e rumorosa più la reazione delle autorità è dura e aggressiva.

«Il corpo paramilitare dei basij, la polizia e le forze di sicurezza non esiteranno a fronteggiare duramente i rivoltosi, i criminali armati e i terroristi che sono stati assoldati dai nemici. Dopo la sconfitta della nuova sedizione, creata dai nemici, il sistema sacro della Repubblica islamica continuerà con forza a realizzare la sua causa e sconfiggerà il fronte unito dei nemici»

Questo il comunicato delle Guardie della rivoluzione iraniana. Parecchio pesanti anche le dichiarazioni del capo della magistratura iraniana Gholamhossein Ejei:

«I rivoltosi, condannati a morte per “Guerra contro Dio” o “Corruzione sulla Terra” saranno impiccati presto».

Queste parole generano brividi e non fanno altro che far crescere la preoccupazione per la situazione dei cittadini iraniani. La speranza è che tutte le proteste e rivolte riescano a scuotere le alte cariche dello stato perché non è accettabile che nel 2022 esistano ancora dei posti nel mondo in cui alcuni valori imprescindibili dell’essere umano, come la dignità e la libertà personale, vengono calpestati in maniera così spietata.

Francesco Pullella