Il lato oscuro dello sport: quando la disciplina è scandita da abusi e umiliazioni

Redazione Attualità
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Nelle ultime settimane sempre più atlete hanno denunciato di vessazioni all’ interno della federazione di ginnastica ritmica. Tutto è partito dalle campionesse Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa che riportano di maltrattamenti psicologici negli anni in cui hanno frequentato l’Accademia di Desio, caratterizzati in particolare da offese e mortificazioni da parte delle allenatrici federali per soddisfare i parametri del peso della squadra azzurra di ritmica.

Ossessione per il peso e violenza psicologica. Ecco cosa si nascondeva tra le mura dell’Accademia

Il 30 ottobre Nina Corradini, durante un’ intervista, ha rivelato quali fossero i motivi che l’avrebbero portata ad abbandonare lo sport. Dando vita così a una serie di rivelazioni poi condivise dalle sue ex colleghe.

“Mangiavo sempre meno ma ogni mattina salivo sulla bilancia e non andavo bene: per due anni ho continuato a subire offese quotidiane”.

Il suo racconto è molto dettagliato, a tratti sgradevole, tenendo conto del fatto che lei era minorenne all’epoca dei fatti. Quotidianamente era costretta a sentire frasi come “Vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?” tutte espressioni che la facevano stare male e sentire inadeguata e sbagliata.

La ginnasta era arrivata al punto di assumere lassativi per pesare meno, mangiava di nascosto ed era terrorizzata dai rigidi controlli a cui l’allenatrice la sottoponeva.

Oggi non è ancora uscita da quel tunnel, ma con questa confessione spera di essere d’aiuto a tutte quelle ragazze che hanno vissuto tali pressioni, soprattutto spera di proteggere tutte le bambine che si affacciano al meraviglioso mondo della ginnastica ritmica prima che si trasformi in un orrendo incubo.

E può dire di avercela fatta. Infatti solo due giorni dopo Anna Basta è intervenuta sulla questione con un lungo messaggio pubblicato sui social.

“Io e Nina vogliamo alzare la testa anche per chi non ha più forza”

Anche lei ha deciso di esporsi perché, nonostante il vuoto immenso dovuto all’abbandono della sua più grande passione, ha scelto la salute e il benessere fisico e psicologico.

E ancora l’ex campionessa mondiale di ginnastica ritmica Giulia Galtarossa ammette:

«Sono stata costretta a spogliarmi davanti a tutti, mi chiamavano maialina. Mi hanno fatta sfilare davanti alle compagne schierate a mo’ di giuria, facendomi prendere in giro. L’esperienza all’Accademia di Desio mi ha rovinato la vita».

Un tale tormento per lei da chiedere alle allenatici di mandarla via. Non c’era più nulla di “sportivo”, non c’era più passione, solo paura e sensi di colpa.

“Mi hanno fatto il lavaggio del cervello. Per tanto tempo ho pensato fosse colpa mia e credevo davvero di essere grassa e brutta. L’unica mia colpa invece è essere rimasta in silenzio fino a oggi”.

Le reazioni delle autorità sportive

Non si è fatta attendere la risposta del presidente della Federginnastica Gerardo Tecchi:

«L’obiettivo è arrivare a zero casi, non vogliamo insabbiare nulla, bisogna tirare fuori anche i casi del passato, denuncino alla procura».

“Credo nelle pene giuste, non in quelle esemplari. I ragazzi e le ragazze devono sentirsi rispettati e liberi di denunciare. E’ necessario che non si superino certi limiti”.

Sono state invece le parole di Andrea Abodi, ministro per lo sport.

Le indagini sono iniziate e sono state affidate alla procura federale e al Safeguarding Officer, un organo con competenze nel campo legale e psicologico. Nina Corradini e Anna Basta il 17 novembre sono state convocate a Roma e ascoltate, in qualità di persone informate dei fatti. Dopodiché, venerdì 18, il procuratore federale Michele Rossetti incontrerà lo staff tecnico e la direttrice tecnica dell’Accademia di Desio Emanuela Maccarani, che è stata rimossa dal ruolo di direttrice, ma non da quello di allenatrice della Nazionale. Ma che è stata oggetto di discussione per via di un audio circolato su WhatsApp dove sostiene che le atlete sono state manipolate.  Di seguito le sue parole :

“Credo che siano vittime degli abusi di alcuni adulti o comunque di persone anche specializzate nelle varie materie che in questo momento stanno vicino a loro”.

Centinaia di atlete hanno bisogno di aiuto:  l’ associazione ChangetheGame lo dimostra.

ChangeTheGame è un’ organizzazione di volontariato fondata nel 2018 da Daniela Simonetti e da Alessandra Marzari con l’obiettivo di combattere ogni tipo di violenza in campo sportivo.

Logo del sito Fonte: Change The Game

Guida le giovani vittime e le loro famiglie nel faticoso percorso davanti agli organi di giustizia ordinaria e sportiva.  Inoltre all’interno del sito è presente un’apposita sezione in cui vittime e testimoni possono denunciare “situazioni e condotte di abuso” in sicurezza e anonimato.

Sono numerose le richieste di aiuto che arrivano regolarmente e dovute anche al forte impatto mediatico di questi ultimi giorni. I dati testimoniano più di 100 casi disseminati in tutta Italia, che evidenziano come non si tratti di un’eccezione ma sia un problema concreto da non sottovalutare.

Dopo la ginnastica ritmica lo scandalo colpisce anche l’aerobica

A testimonianza del fatto che non si tratti di un caso isolato, interviene  anche Davide Donati, 28 anni, tre volte campione del mondo. Facendo dichiarazioni a dir poco sconvolgenti :

“le ragazze erano divise in grasse e magre. Ciascuna con il suo tavolo. La separazione fisica era per loro un’umiliazione quotidiana. Il menu ovviamente cambiava in base ai tavoli. Quelle considerate magre potevano mangiare qualcosa in più delle altre.

Aggiungendo che i maschi nascondevano pezzi di pane per portarlo alle ragazze dopo il pranzo. E sottolineando più volte come fosse impossibile che la federazione non ne fosse a conoscenza. “ Nel 2020 abbiamo elencato le problematiche e raccontato ciò che accadeva».

I tecnici davano loro soprannomi offensivi e mentre erano in palestra le camere erano perquisite  per “toglierci le poche provviste che ci eravamo portati da fuori”

Nessuno mette in dubbio che nello sport ci siano dei sacrifici e delle rinunce da fare. Bisogna dare il massimo anche dal punto di vista fisico per rendere nel migliore di modi ed evitare infortuni. Per vincere si deve eccellere e per farlo è necessario tanto impegno e saper tener duro. Ma lo sport è anche altro: è gioco di squadra, è dedizione, è benessere mentale.

Dunque, perché deve trasformarsi in qualcosa di negativo che provoca solo disprezzo per sé stessi?

Per molti ragazze e ragazzi far parte di una squadra è come avere una seconda famiglia e venire offesi e presi in giro da un allenatore, che diventa come un padre o una madre acquisita, è straziante. Dare più valore al peso che alla persona non ne temprerà il carattere, ma al contrario farà emergere solo fragilità, sensi di colpa per aver fallito e voglia di scivolare sempre più giù dove gli altri non possono vedere.

 

Serena Previti