Black Panther

Black Panther: Wakanda Forever, più di un nuovo inizio

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Tanta carne al fuoco difficile da gestire. Forse meno contenuti avrebbero fatto bene per la riuscita finale – Voto UVM: 3/5

 

La scelta della produzione di continuare la saga di Black Panther senza l’interprete del re T’Challa, Chadwick Boseman, ha destato molta curiosità e qualche perplessità fra il pubblico. Apparso già in Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, l’attore conquistò i cuori di molti fans. Ricordiamo che la prima pellicola sulla Pantera Nera accolse molte critiche positive, tanto da accaparrarsi ben tre Oscar nel 2019 e molti altri riconoscimenti importanti. Ci siamo trovati, quindi, al primo sequel sul supereroe wakandiano senza l’eroe stesso. Come si sarà giocato le sue carte il regista e sceneggiatore Ryan Coogler per non perdere la fiducia dei suoi fan?

Black Panther
Frame dal trailer “Black Panther: Wakanda Forever”. Fonte: Marvel Entertainment.

Black Panther: e prima venne il lutto…

Le prime scene sono di quanto più feroce: la scomparsa improvvisa di T’Challa scuote le vite della sorella Shuri (Letitia Wright) e della madre Ramonda (Angela Bassett) che incapaci si trovano ad assistere alla sua dipartita. Durante la celebrazione, in tutto il suo sfarzo, gli abiti bianchi sostituiscono quelli neri a cui siamo abituati e i balli si contrappongano ai canti misericordiosi tipici della religione cristiana.

Alla fine della cerimonia la scena ci catapulta a 9 mesi più tardi, dove le superstiti reali del popolo wakandiano si ritrovano a fronteggiare il mondo intero. Nel precedente film il re T’Challa aveva dichiarato che la città di Wakanda avrebbe aperto le sue porte a tutto il popolo terrestre, andando contro gli ideali conservatori dei suoi antenati e in particolar modo di suo padre T’Chaca. Mettendo così le risorse del suo popolo sotto il mirino delle super potenze mondiali.

Black Panther
Dal trailer di “Black Panther: Wakanda Forever” Fonte: Marvel Entertainment.

Girl power reale in Black Panther

L’eredità di T’Challa passa ai superstiti della famiglia reale, ovvero le donne, che hanno sempre affiancato in vita l’eroe caduto. Shuri e la regina Ramonda dovranno fare i conti con le potenze mondiali che faranno di tutto per ottenere il preziosissimo vibranio. Una risorsa talmente ricercata da far emergere dai mari un’antica civiltà che per proteggere il suo stato di quiete minaccerà i protettori di Wakanda. Una giovane scienziata, Riri Williams (Dominique Thorne), sarà il deterrente fra queste due civiltà fuori dal mondo conosciuto e si rivelerà essere un personaggio molto simile ad un genio, miliardario, playboy e filantropo che conosciamo bene. La nuova nazione, il popolo di Talokan, e il suo leader verranno descritti fin dalle loro origini con molta minuzia. Forse anche troppa. Come troppe sono state le parole spese per spiegare il motivo per cui i Talokiani vivono nei fondali marini.

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Dal trailer di “Black Panther: Wakanda Forever” Fonte: Marvel Entertainment.

Come la vendetta muove tutto

Nel film vedremo come le idee tra Shuri e Ramonda siano diametralmente opposte. Da una parte la ragazza, che crede nell’evoluzione e nell’innovazione tecnologica, mentre dall’altra la regina Ramonda, molto più conservatrice. E proprio in mezzo a queste due linee di pensiero si inserisce Namor (Tenoch Huerta), il leader dei Talokiani, un reazionario personaggio pragmatico mosso dalla sola unica vendetta nei confronti dei paesi della superficie. Talmente astuto tenta di indurre alla vendetta anche Shuri utilizzando come tramite le avversità storiche e politiche, come nel ricordarci del colonialismo occidentale dei secoli scorsi. Non a caso l’incipit della pellicola vede coinvolte la Francia e gli U.S.A. per questioni di potere.

Lunga vita al re, ma non alla durata del film

Premesso che fare un film senza il suo protagonista non sarebbe stato facile, questo nuovo tassello dell’MCU si incastra prepotentemente in un grande puzzle che non trova più i suoi stessi confini. Commemorare la scomparsa dell’interprete di T’Challa, favorendo l’entrata in scena dei nuovi protagonisti ci è sembrata una buona mossa da parte degli autori. Eppure, la seconda metà della visione perde il grosso del suo climax iniziale, recuperato solamente nell’unica scena post credit.

Se molti spiegoni e alcune ridondanze fossero state fatte fuori dal minutaggio, una durata ridotta sarebbe stata più che gradita. Oseremmo dire che alcuni aspetti sulla civiltà di Talokan sarebbero stati un ottimo materiale per un film stand alone con un suo carattere e un suo scopo. In definitiva, potremmo dire che Black Panther: Wakanda Forever restituisce un’ottima commemorazione, una bella storia di rinascita e anche alcuni sprazzi di critica politica, se solo la carne al fuoco non fosse stata così tanta.

 

Salvatore Donato