Seul: quando una sera di festa finisce in tragedia

Redazione Attualità
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Ci troviamo a Itaewon,  un quartiere simbolo della movida di Seul, in Corea del Sud, dove una serata all’insegna del divertimento e della spensieratezza si è trasformata in una strage.

Più di cento mila giovani presenti, quasi tutti tra i venti ed i trenta anni, che si erano riuniti per festeggiare Halloween, spinti da quel desiderio di libertà da troppo negata per via delle restrizioni dovute al Covid. Ed è in mezzo a quelle strade che più di centocinquanta persone hanno trovato la morte. Le autorità parlano di 153 morti (tra cui 22 studenti stranieri provenienti da Iran, Uzbekistan, Cina e Norvegia), 82 feriti e 355 dispersi ma questi dati potrebbero essere ancora destinati ad aumentare.

Fin da subito la situazione è apparsa critica e ancora i motivi che hanno portato ad un tale disastro sono poco chiari. Sono state diverse le teorie avanzate: la presenza di un gas nocivo nell’aria, droga spacciata per caramelle e ancora, la presenza di una celebrità che avrebbe attirato l’attenzione della folla poi riversatasi nel vicolo. Tuttavia, queste ipotesi, non sono state confermate dal governo che ha preferito non dare spiegazioni.

Fonti del posto rivelano che ad un certo punto qualcosa ha scatenato il panico, come se due masse di persone che provenivano da due direzioni opposte fossero finite per scontrarsi tra loro.

Le persone sono cadute come un domino e l’una sull’altra“, ha raccontato un sopravvissuto.

Come un sabato sera di allegria si è trasformato in una trappola mortale

Le immagini e i video che da ieri hanno fatto il giro dei social sono impressionanti. Descrivono una situazione tragica e quasi irreale. Si vedono persone a terra a cui viene praticato un massaggio cardiaco, gente che si arrampica sugli edifici pur di sfuggire alla folla e purtroppo anche tanti corpi senza vita adagiati sulla strada.

Veduta aerea della folla accalcata in strada, fonte: Notizie.it

Un giornalista della BBC racconta:

“Ho visto le facce sconvolte di centinaia di giovani in maschere e costumi. Ho visto decine di ambulanze, poliziotti e medici chini sui corpi di chi è stato travolto. Ho visto i teli blu sui cadaveri. Ho visto mentre li portavano via, uno alla volta”.

Cronistoria di una strage

Secondo le prime ricostruzioni già alle 20:00 la situazione iniziava ad andare fuori controllo. Ma solo verso le 22:00 arrivano le prime richieste d’aiuto e le segnalazioni alle autorità di “ problemi con la gestione della folla.” Ma la gente continua a festeggiare, la musica è ad alto volume e anche alcuni presenti sembrano non curarsi di quello che sta accadendo. Alle 22:30  però si sparge la notizia di 50 persone morte a causa di arresti cardiaci e poi il panico. A quanto pare migliaia di persone si sono ritrovate ammassate l’una all’altra e tentando la fuga sono state calpestate, immobilizzate e soffocate. Sono state tante le chiamate ai soccorsi da parte di giovani che lamentavano difficoltà respiratorie, più di 140 ambulanze e 400 soccorritori sul posto ma per molti non c’è stato nulla da fare.

Tante le testimonianze che lasciano impietriti, con l’amaro in bocca per tutte quelle vite distrutte troppo presto.

«Tutt’attorno a me c’erano ragazzi che tremavano di paura, altri cadevano per terra. Qualcuno continuava a spingere me e un mio amico: ci siamo persi di vista, ancora non l’ho ritrovato»

«Le persone erano ammucchiate una sopra l’altra» riferisce un vigile del fuoco.

«Stavo camminando in una via, ho sentito uno spintone da dietro e mi sono ritrovato in mezzo alla calca, schiacciato tra sconosciuti. Erano circa le 22.30, non ho potuto muovermi per almeno mezz’ora. Mi sono liberato solo dopo le 23.00». aggiunge un altro superstite.

Sono stati tanti i messaggi di cordoglio per le vittime: da Papa Francesco durante l’Angelus a San Pietro a Biden e a Giorgia Meloni che hanno espresso la loro vicinanza al popolo sudcoreano tramite Twitter.

Il presidente Yoon Suk-yeol  ha dichiarato:

 “La cosa più importante è determinare la causa dell’incidente e prevenire eventi simili, indagheremo a fondo sulla causa e apporteremo miglioramenti fondamentali in modo che incidenti simili non si ripetano in futuro”.

Inoltre lo stesso governo ha proclamato sette giorni di lutto nazionale e tutte le attività saranno posticipate a data da destinarsi. E tra le strade di Itaewon hanno lasciato fiori e biglietti per rendere omaggio a tutte le persone decedute.

Alcuni omaggi alle vittime, fonte: Il Messaggero

Le critiche suscitate dalla mancanza dei dovuti controlli da parte delle autorità competenti

Secondo i cittadini, infatti, la polizia non era preparata a tali circostanze e dunque non era  previsto nessun rafforzamento.  Non vi era personale a sufficienza perché dispiegato altrove.  A detta di molti è stato un grave errore, dato che quel quartiere è da sempre famoso per la forte presenza di giovani per via dei bar e dei locali presenti. A maggior ragione rappresentava il primo evento sociale, dopo due anni di pandemia, ed era quindi prevedibile una vasta affluenza di persone che da tempo speravano in un ritorno alla normalità. Ma invece che essere un giorno di rinascita e leggerezza verrà ricordato con sofferenza e incredulità.

Ma anche con tanta perplessità come dimostra la testimonianza della dirigente Amanda Ferrario dell’Ite Tosi di Busto Arsizio. Il 28 ottobre è rientrata dal viaggio in Corea del Sud con i suoi studenti. Si dice abbastanza turbata perché le immagini che hanno diffuso i media stridono con quello che loro hanno vissuto. Infatti descrivono la città come una città ordinata, dove tutti osservano le regole soprattutto quando sono in fila o quando camminano nelle strade affollate. Infatti sottolinea come solo un avvenimento inatteso e improvviso potesse scatenare un tale terrore.

Nel 2022 non si può morire per la voglia di vivere, non si può festeggiare con la paura di non tornare a casa e non si può rimanere indifferenti di fronte a quanto accaduto. Bisogna essere più responsabili per sé stessi e nei confronti degli altri. Nella calca le persone incoraggiavano gli altri ad andare avanti, a proseguire senza pensare alle conseguenze. Tutti spingevano senza preoccuparsi delle persone che cadevano, di quelle che calpestavano. Non dimentichiamo questi attimi drammatici, perché anche se visti attraverso uno schermo, sono tanto raccapriccianti da diventare un grido di dolore per una tragedia che forse poteva essere evitata.

 

Serena Previti