Università: riflessioni a caldo di una matricola

Vita Universitaria
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Ma come si vive l’Università? Esiste un manuale da qualche parte? Ma soprattutto, c’è un modo per poterla vivere serenamente? Come tutti gli studenti che compiono il salto da un piccolo liceo di provincia per approdare in quegli atenei lontani quasi cento chilometri da casa, mi sono catapultata dentro a una realtà totalmente nuova. Di cose ne ho imparate tante e di sbagli ce ne sono stati anche, tra queste però, ci sono alcune che sento l’esigenza di condividere con voi! Che tu sia una matricola o uno studente appena laureato molto probabilmente avrai provato (o starai provando) le mie stesse emozioni.

Cosa ci insegna l’Università?

Non sempre quello che da matricole ci si aspetta, in realtà. Al liceo non vedi l’ora di essere al quinto anno per sentirti il più grande della scuola, al terzo anno di università invece vorresti tornare al primo solo per non sentirti così vicino al fuoricorso. Ma perché? Quanti fattori ci sono dietro un singolo esame? Quante sono le cose che non ci dicono? E nell’immobilità più totale mi son data una risposta.

Nessuno ci dice che la nostra fatica e il nostro impegno personale potrebbe non essere ricompensato. Ci dicono studierai solo quello che ti piace!” “Puoi studiare quando vuoi”

Ma nessuno parla mai delle uscite a cui rinunciamo, di chi studia mentre lavora. Nessuno parla delle docce posticipate, dei pranzi o delle cene fatte di corsa e improvvisate in camera sui libri . Qualcuno ha mai menzionato gli attacchi di panico o di ansia che ormai tra i giovani studenti sono all’ordine del giorno? 

Ci si accorge della fatica di molte persone nel presentarsi ad un esame orale, davanti ad una commissione che ti giudica mentre parli?

Coinvolti da tutta questa pressione sociale non ci rendiamo conto che molto spesso il nostro percorso universitario arriva a totalizzare e a scandire la nostra esistenza: usciamo a bere con gli amici e le materie da studiare costituiscono un trend topic, idem quando siamo in palestra o nei momenti fugaci che trascorriamo insieme alle nostre famiglie.

Non è forse questa disumanizzazione, questa costante ansia di essere ed apparire come la società vorrebbe che contribuisce a renderci emotivamente e psicologicamente più fragili?

Siamo vittime di un sistema che ha in serbo aspettative enormi su di noi, dove tutti siamo giudicati in base alle nostre performance, prima accademiche e poi lavorative, che ovviamente devono quasi rasentare la perfezione.

Fonte: Freepik

E guai ad   “fuori” dai tempi prefissati! Urge (bisogna capire alla fine dei conti a chi URGE!) saper essere al passo con i tempi, conoscenze informatiche e linguistiche all’avanguardia. E ancora, essere bravi ad adattarci a stage non remunerativi, senza possibilità di assentarsi neanche un giorno. E questo perché? Perché fa parte della “gavetta”, serve a formare i “leoni del domani”,  non ci si può mica lamentare! E chi rimane dietro? Beh è un perdente che non si è saputo adattare ed è destinato a soccombere.

Università/ Ma chi siamo noi davvero e cosa vogliamo?

Caliamo le maschere. Non siamo perfetti, affatto! Siamo impulsivi, puntigliosi e testardi, insomma non siamo quelli che il sistema vorrebbe.  Siamo umani innanzitutto!

Lasciateci sbagliare e lasciateci il tempo per poterlo fare! Ma questo tempo? Non basta mai! E forse la presa di consapevolezza maggiore è il non essere fatti di materie, nozioni o libri da imparare per un esame. Perché non siamo sempre bravi, siamo imperfetti. Si corre ad una velocità diversa perché ognuno si imbatte nei propri limiti, nei propri ostacoli e anche, nei propri mostri. Inconsciamente ci paragoniamo sempre agli altri, alle montagne che scalano i nostri colleghi, alcuni più velocemente di noi.  Facciamo in modo di non permettere mai agli altri di trattarci con sufficienza.

Studiamo per diventare la voce spezzata di quei giovani che si sono arresi. E ci sentiamo indietro, ci sentiamo in difetto, ci sentiamo inutili. Friendly remainder: prendi gli appuntamenti che rimandi da settimane, mesi, anni. Punta anche su questo. Perché ce la fai!  

 

Giorgia Fichera