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Ricordando Godard: il regista che ha influenzato Tarantino

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Critico, cineasta e agitatore politico. È così che ricordiamo Jean-Luc Godard morto all’età di 91 anni, in Svizzera, facendo ricorso al suicidio assistito.

Non era malato, era soltanto esausto. (Da una fonte vicina al regista citata da Libération)

Nato a Parigi il 3 dicembre 1930, è stato tra i più significativi autori cinematografici della seconda metà del Novecento. Esponente di rilievo della Nouvelle Vague, dal suo primo lungometraggio, À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro), è diventato un punto di riferimento per molti registi statunitensi della New Hollywood e, più recentemente, per autori come Quentin Tarantino. In particolare, sono stati due i film di Godard che hanno influenzato il regista nella realizzazione del suo cult, Pulp Fiction: Vivre sa vie e Bande à part. Quest’ultimo, una vera e propria esperienza cinefila, ha inoltre ispirato il regista statunitense nel dare il nome alla sua casa di produzione: A Band Apart.

Non va dimenticato nemmeno l’amore sconfinato e l’ammirazione che Bernardo Bertolucci provava nei confronti di Godard. La splendida sequenza del film sopracitato Bande à part girata al Louvre, dove tre ragazzi corrono come forsennati lungo gli immensi spazi del museo verrà ripresa molti anni dopo dal regista italiano nel suo film The Dreamers – I sognatori, dove i protagonisti Eva Green, Louis Garrel e Michael Pitt ripetono la corsa proprio al Louvre identificandosi in Franz, Arthur e Odile, tre giovani spensierati che girano per Parigi con una vecchia SIMCA decappottabile e passano le giornate tra un corso d’inglese e un bistrot dove bere qualcosa e fantasticare sul loro futuro.

E Godard, che girava due o tre film all’anno, era l’autore che ci rappresentava meglio, con la sua severità un po’ calvinista e la sua capacità di tenere il mondo e quel che scorreva intorno nell’incavo delle sue mani. (Il regista italiano Bernardo Bertolucci)

Da grande critico a grande regista

Ma prima di diventare il cineasta che oggi tutti conoscono, Godard fu un grande critico. Risale al 1950 il suo primo articolo sulla Gazette du Cinéma, intitolato Joseph Mankiewicz, a cui seguiranno molte recensioni. La più impegnata è quella su L’altro uomo di Alfred Hitchcock pubblicata per Cahiers du cinéma.

Jean-Luc Godard sul set di un suo film. Fonte: cinefacts.it

 

Solo dopo aver abbandonato l’attività di critico cinematografico e dopo una serie di cortometraggi, arriva il suo primo lungometraggio À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro): che diverrà il vessillo della Nouvelle Vague francese. Il film, che è stato girato in sole quattro settimane e con un budget limitato, ottiene il premio Jean Vigo e dà inizio al primo periodo della filmografia godardiana. All’interno di questa sua prima opera sono già presenti quelle “trasgressioni” ai modelli narrativi tradizionali che la Nouvelle Vague utilizzerà per distanziarsi dal cosiddetto “cinema di papà” che per oltre sessant’anni anni Godard attaccò prima come critico e poi come regista: montaggio sconnesso, attori che si rivolgono direttamente al pubblico, sguardi in macchina. Evidente risulta anche la cinefilia di Godard, che cita ossessivamente i film statunitensi di genere degli anni Cinquanta.

Il cinema copia la vita. Sai cosa diceva Jean Renoir? Bisognerebbe dare onorificenze alla gente che fa i plagi.” (Godard durante un’intervista)

 Adieu Godard!

Il regista appartiene anche alla storia della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia dov’è stato più volte premiato. In particolare, nel 1982, ottenendo il Leone d’oro alla carriera. E nel 1983, quando la Giuria internazionale presieduta da Bernardo Bertolucci ha premiato col Leone d’oro il suo Prénom Carmen.

Oggi anche il presidente francese, Emmanuel Macron, ha espresso il suo rammarico per la morte del regista tramite un tweet:

Nel cinema francese, fu come un’apparizione. Poi, ne divenne un maestro. Jean-Luc Godard, il più iconoclasta fra i registi della Nouvelle Vague, aveva inventato un’arte assolutamente moderna, intensamente libera. Perdiamo un tesoro nazionale, uno sguardo da genio.

Il regista e la moglie Anna Karina. Fonte: Vanity Fair

 

Addio a Jean-Luc Godard. Per molti un maestro ma anche un padre, un amico, un confidente, un amante, un guardiano dell’anima e del pensiero. Uno dei più grandi rivoluzionari della storia del cinema. Addio, addio e grazie di tutto. Grazie per averci insegnato a vedere il cinema nella realtà!

Ora ho delle idee sulla realtà, mentre quando ho cominciato avevo delle idee sul cinema. Prima vedevo la realtà attraverso il cinema, e oggi vedo il cinema nella realtà. (Da un’intervista del 1964)

Domenico Leonello