FRU22. La radio si evolve ma resta evergreen

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Il Festival delle Radio Universitarie, conosciuto anche come FRU, è un evento molto speciale per i radiofonici universitari, un appuntamento fisso ogni anno dal 2007 che permette a tantissimi ragazzi, sparsi per tutta l’Italia, di poter si ritrovare e coltivare insieme una grande passione: quella per la radio.

Lo scopo del Festival è quello di analizzare attraverso dibattiti e panel l’esperienza della radiofonia italiana, lasciando la parola agli esperti del settore, che individuano nella comunicazione multimediale un valido strumento per la diffusione di valori culturali. Un Festival che non si rivolge solo agli universitari, ma coinvolge tutti coloro che sono interessati al mondo della radio e della comunicazione.

I tre inviati di UVM al FRU di quest’anno. Da sinistra: Roberto Fortugno, Sarah Tandurella e Carmen Nicolino. Foto di Carmen Nicolino

FRU22: si riparte da Catania

L’edizione di quest’anno ha avuto tutto un altro sapore: è stata la prima in presenza dopo due anni di pandemia e si è svolta a Catania per la seconda volta. La manifestazione, tenutasi dal 19 al 22 maggio e organizzata grazie alla sinergia delle radio universitarie che fanno parte del circuito RadUni, ha avuto come sede l’Università degli Studi di Catania, permettendo a tutti i suoi partecipanti di trascorrere un divertentissimo weekend all’insegna della musica, con un’atmosfera tipicamente siciliana. Il capoluogo etneo è stato invaso da oltre 150 giovani che per tre giorni sono stati immersi in momenti di approfondimento, workshop, musica e socializzazione.

Il badge dell’edizione del Festival delle Radio universitarie di quest’anno. Foto di Sarah Tandurella

L’appuntamento più atteso è stato quello della Speaker Challenge: 22 ragazze e ragazzi provenienti da varie radio universitarie si sono sfidati a colpi di sketch radiofonici per eleggere la miglior voce dell’anno. Ad avere la meglio è stato Flebs, nome d’arte di Marco Fleba, studente universitario radiofonico proveniente da Radio 6023, la radio dell’Università del Piemonte Orientale. È stato poi assegnato un secondo premio, quello per il Miglior Format Radiofonico 2022, alla trasmissione Dietro Le Quinte di Unica Radio dell’Università di Cagliari.

 I temi dell’edizione

Temi centrali del FRU di quest’anno sono stati la sostenibilità, l’evoluzione della radio, il ruolo dei giornalisti e ovviamente la musica. I tantissimi panel organizzati da RadUni hanno avuto come moderatori illustri professionisti.

La professoressa Tricomi dell’Università di Catania ha spiegato la necessità di trattare argomenti scientifici anche in radio nonostante la difficoltà di non poter usare immagini, utilizzando un linguaggio semplice, in modo che il pubblico percepisca l’utilità di tali informazioni. Angelo Di Benedetto di RTL 102.5 e il giornalista Stefano Rossini (Gruppo Icaro) hanno affrontato il tema della sostenibilità, riassunto nel concetto di “consumare meglio, non meno”.

Il giornalista Danilo De Biasio ha costruito un dibattito sull’obbligo morale del giornalista di essere imparziale ma – allo stesso tempo – di riuscire ad imporsi con “un intervistato che dice la cosa sbagliata al momento sbagliato”.

Infine il giornalista e fondatore di Igers Roma, Matteo Acitelli, ha illustrato come utilizzare i vari social per fare informazione.

L’inviata e redattrice di UniVersoMe Sarah Tandurella. Foto di Roberto Fortugno

Tra informazione e intrattenimento: un mezzo antico e moderno

Ma la vera, unica e indiscussa protagonista del FRU rimane la radio: potente mezzo di comunicazione, che molti danno per scontato, ma che continua ad essere fonte di informazione e di intrattenimento. Come ogni altro medium, anche la radio si sta evolvendo, dal punto di vista uditivo attraverso i podcast, ma anche attraverso un punto di vista visivo con l’uso di immagini.

La radio continua ad essere uno strumento che si affida esclusivamente alla voce ma – come dicono lo speaker radiofonico Wad e la producer Marta Boffelli di Radio Deejay, ospiti anche loro del festival – «nulla vieta di spostare il materiale su altre piattaforme e diffondere ulteriormente il messaggio che si vuole trasmettere». Basti pensare che ormai da tempo è possibile “ascoltare” un programma radiofonico in televisione, guardando quello che accade dentro uno studio radiofonico durante una puntata, e sono in molti ormai a repostare contenuti radiofonici su social network come Instagram e Tiktok.

Una parte dei partecipanti al FRU e gli ospiti Wad e Marta Boffelli di Radio Deejay. Foto di Radio Frequenza Libera (Politecnico di Bari)

I momenti migliori sono quelli di conoscenza, di confronto e di scambio di idee con gli altri partecipanti. Il FRU permette di apprendere nuovi concetti o di perfezionare quelli che già sono stati assimilati, di accrescere le proprie competenze e di confrontarsi con gli altri. Per questo motivo, per noi studentesse e studenti di Radio UniVersoMe è stato facile conoscere gente con le stesse passioni, con gli stessi sogni e soprattutto con la stessa voglia di fare radio.

Non si tratta di accendere un microfono e parlare, ma di voler comunicare un messaggio importante e di cambiare il mondo attraverso uno strumento che è allo stesso tempo antico e moderno. Ecco cosa trasmette veramente il FRU: un’energia che ti invoglia a dare tutto ciò che sei in un continuo flusso di creatività e innovazione.

Sarah Tandurella

* Articolo pubblicato su Gazzetta del Sud nell’inserto Noi Magazine il 26/05/2022