Twitter: pericolo del “free speech”. Ecco cosa vuole fare Elon Musk con la piattaforma

Redazione Attualità
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Elon Musk è diventato il principale azionista di Twitter. Con l’acquisto del 9.2% delle azioni e il fatto che sia una sola persona a gestire, a suo piacimento, la piattaforma preoccupa tanti.

Elon Musk vuole cambiare Twitter -Fonte:forbes.it

L’acquisto per circa 44 miliardi di dollari ha avuto un grande riscosso mediatico. L’operazione ha generato un’impennata di Twitter in borsa che ha visto dopo settimane di trattative, un guadagno più del 27% a Wall Street che sta continuando a crescere. L’interesse, dunque, trasversale pone una serie di interrogativi sull’introduzione di miglioramenti significativi nei prossimi mesi promessi da Musk.

Il ruolo mediatico di Twitter

La piattaforma di notizie e microblogging gode di popolarità in tutto il globo. Questa si presenta come una rete che permette di postare brevi messaggi con un massimo di 280 caratteri visibili nella pagina principale dell’utente.

Negli ultimi anni, Twitter è divenuta molto influente nel dibattito pubblico, vedendo circa 200 milioni di utenti attivi giornalieri. L’acquisto compiuto negli ultimi giorni da parte della persona più ricca al mondo, nonché CEO di Tesla e della SpaceX, non risulta essere, agli occhi di molti, una buona notizia, soprattutto in materia di “free speech”.

Vijaya Gadde, avvocato per la piattaforma, durante il suo discorso alla squadra di legali dell’azienda e al team di moderazione dei contenuti, ha manifestato le sue preoccupazioni sul futuro del social. Si teme, infatti, che le trasformazioni che vorrà apportare il patron di Tesla possano radicalmente modificare il servizio.

Le dichiarazioni di Elon Musk

La sua decisione ruota attorno al cambiamento della politica di moderazione dei contenuti fondata da Jack Dorsey. Quest’ultimo ha dichiarato di voler garantire la più assoluta libertà di espressione e limitare la censura di tutto ciò che non sia apertamente illegale”:

“La libertà di espressione è il fondamento di una democrazia sana, e Twitter è la piazza della città digitale dove le questioni importanti per il futuro dell’umanità vengono discusse. Voglio anche rendere Twitter migliore che mai migliorando il prodotto con nuove funzioni, rendere gli algoritmi open source per incrementare la fiducia, sconfiggere gli spam-bot, e autenticare tutti gli esseri umani. Twitter ha un potenziale incredibile: non vedo l’ora di lavorare con l’azienda e la comunità degli utenti per liberare tale potenziale.”

Elon Musk Bids For All of Twitter -Fonte:expatguideturkey.com

Ciò che viene in risalto è l’accostamento di due concetti che cozzano profondamente tra loro: la libertà di espressione e la fine dell’anonimato in rete.

  • Libertà di espressione: Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati;
  • Anonimato in rete: Il testo del Codice della Privacy (d.lgs. n. 196 del 2003) art. 4, comma 1 lett. N, definisce anonimo il dato che in origine, o a seguito di trattamento, non può essere associato ad un interessato identificato o identificabile. La sua fine utopistica porrebbe a termine la libertà di espressione.

Lidea innovativa e rivoluzionaria di Elon Musk non è altro che roba vecchia e fallimentare. Lo stesso Twitter, infatti, ha, a lungo, cercato di limitare ogni forma di moderazione, ma “la briglia sciolta” è impossibile da gestire. Lo stesso Evelyn Douek ha scritto sull’Atlantic che

“Una regola generale delle piattaforme di ‘user-generated content’ è che ciascuna di queste deve iniziare a moderare i contenuti una volta che raggiunge una certa dimensione. Una piattaforma che rifiuta di sporcarsi le mani eliminando alcuni contenuti si troverà inevitabilmente sommersa da truffe, porno e reclutatori di terroristi.”

Si comprende come, inevitabilmente, lasciare completa libertà di espressione incentivi la presenza di contenuti radicali, violenti, estremi, falsi, cospirazionisti, truffaldini e polarizzanti. Negli anni ciò ha contribuito a dare forma a una società sempre più incapace di dialogare, divisa ed estrema.

L’utopia delle piattaforme neutre

La diffusione della moderazione di contenuti non nasce per essere la soluzione da eseguire nei migliori dei modi, bensì si imperna sul concetto di alternativa a qualcosa di peggiore.

L’idea anacronistica di Elon Musk non trova alcun ancoraggio nell’utopica visione delle piattaforme neutre. Anzi, la mancanza di moderazione permettere a una manciata di persone con enormi interessi economici e politici possano avere un impatto diretto sulla società, ad esempio, di decidere se “i media statali russi possano avere degli account sui social media, se un post controverso sul coronavirus possa essere diffuso a milioni di persone o debba essere cancellato, se l’ex presidente degli Stati Uniti possa mantenere o debba invece perdere la sua linea diretta con il pubblico globale”.

Risulta chiaro come, da questo punto di vista, la società nelle mani di una sola persona sia un netto passo indietro. Ciò perché, al di là dei suoi sogni di “libertà di espressione”, si concretizza un “modellare mediatico” della società e dell’agenda politica che più di ogni altra subisce dall’infrastruttura digitale la sua plasticità.

Giovanna Sgarlata