Elezioni in Ungheria e Serbia: confermati i governi filo-Putin di Orban e Vucic

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Il 3 aprile è stato un giorno particolarmente significativo per lo scenario politico europeo. Si sono svolte quasi in contemporanea le elezioni parlamentari in Ungheria e l’elezioni presidenziali in Serbia. Ed in momenti particolarmente concitati come quelli che stiamo vivendo il popolo tende a ricercare stabilità e sicurezza. Lo testimoniano le scelte dei cittadini in entrambe le nazioni: in Ungheria sarà il quarto mandato per Viktor Orban, in Serbia viene riconfermato il presidente uscente Aleksandar Vučić.

La guerra Russia-Ucraina domina il dibattito politico

Pace e stabilità“, questo lo slogan di Vucic. Scelta propagandistica vincente dato che gli ha permesso di ottenere un consenso del 58,56%. La campagna elettorale del presidente serbo tuttavia era partita con presupposti diversi: lotta alla criminalità – molto diffusa nella nazione – difesa ambientale e rafforzamento dei diritti civili. Temi che hanno inevitabilmente ceduto il passo al conflitto tra Russia e Ucraina. Il collocamento geografico dei territori balcanici non permette alla Serbia di “dormire sonni tranquilli” e la paura che le mire espansionistiche di Putin finiscano con il coinvolgerla diviene sempre più presente nella mente dei cittadini.

«Per il futuro la cosa più importante è mantenere pace e stabilità e garantire la prosecuzione del progresso economico»

Queste le parole del neo-eletto presidente che punta a collocare la nazione in uno stato mediano: se da una parte condanna il conflitto e invoca la pace, dall’altra cerca di mantenere attivo il canale commerciale con il Cremlino. La Serbia infatti non ha aderito alle sanzioni nei confronti della Russia così da mantenere intatte le forniture energetiche e i prezzi scontati su di esse. Chiaro però che permane la possibilità che, alla lunga, questa mancata presa di posizione possa arrivare ad incrinare i rapporti – già non del tutto idilliaci – con l’UE.

Aleksandar Vučić, Presidente serbo. Fonte: ilfattoquotidiano.it

Viktor Orban vince ancora, l’Ungheria lo conferma per la quarta volta

«E’ una vittoria così grande che si vede dalla Luna e di certo da Bruxelles»

Traspare molto entusiasmo dalle dichiarazioni del riconfermato presidente dell’Ungheria Viktor Orban. Non manca inoltre il riferimento all’Unione Europea che sicuramente non è entusiasta di vederlo trionfare per l’ennesima volta. Chi invece non ha esitato a congratularsi con lui tramite Twitter è l’ex ministro degli interni Matteo Salvini.

Tra gli oppositori di Orban troviamo inoltre Zelensky. Il presidente dell’Ucraina nei giorni scorsi aveva speso parole di forte disappunto nei confronti dell’ungherese accusato di essere l’«unico in Europa a sostenere apertamente Putin». Di fatto se Vucic, pur mantenendo saldi i rapporti commerciali con Putin, ha in qualche modo condannato il conflitto, Orban ha manifestato la totale neutralità dichiarando:

«Questa non è la nostra guerra, dobbiamo restarne fuori»

così facendo ovviamente si assicura un trattamento economico di favoreggiamento per ciò che riguarda l’importazione di gas e petroli russi. Resta il fatto che mostrare indifferenza nei confronti di una situazione così oscura e delicata potrebbe non giovare all’immagine del presidente dell’Ungheria. Tuttavia il consenso ottenuto è inopinabile. Infatti nonostante per la prima volta dal 2006 l’opposizione si era riuscita a coalizzare e a formare un alleanza, il partito Fidesz ha comunque vinto assicurandosi una percentuale di consenso pari al 54,6%. Il leader dell’opposizione Peter Marki-Zay ha dichiarato:

«In questo sistema ingiusto e disonesto non potevamo fare di più»

parole che fanno riferimento al presunto controllo esercitato da Orban sui mezzi di comunicazione. Purtroppo è ormai da tempo che si considerano le votazioni in Ungheria «libere ma controllate».

Viktor Orbán, presidente dell’Ungheria. Fonte: europa.today.it

Non solo vittorie per Orban

Nello stesso giorno delle elezioni parlamentari in Ungheria si è andati al voto per l’approvazione della legge che vieta la “promozione dell’omosessualità” ai minori. La consultazione non ha raggiunto il quorum. Ciò si tramuta in una sconfitta per il presidente ungherese che puntava molto sulla conferma di tale legge. Festeggiano invece le associazioni per i diritti umani come Amnesty Ungheria. Il portavoce dell’organizzazione, Áron Demeter, pochi giorni prima del referendum aveva dichiarato:

«Credo ci siano buone possibilità che il referendum sia invalidato, l’Ungheria è molto più progressista di quanto possa apparire in superficie»

Non solo le associazioni per i diritti umani ma anche Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, aveva definito tale legge «vergognosa».

Dopo le elezioni del 3 Aprile lo scenario politico europeo rimane invariato ed il fatto che molte nazioni ancora facciano fatica a “schierarsi” contro Putin per paura di perdere canali di commercio è nient’altro che l’ennesima dimostrazione di quanto potere economico e contrattuale detenga la Russia in questo momento.

Francesco Pullella