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Dieci giorni di guerra, ciò che è successo nelle ultime ore del conflitto tra Russia e Ucraina

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Decimo giorno di guerra. Questa è una frase che non avremmo forse mai pensato di udire nel 2022, almeno non noi cittadini di quella parte del mondo nella quale non si assiste a una guerra dal secolo scorso. Eppure, il conflitto in Ucraina non accenna a virare verso una de-escalation. Aldilà dei danni materiali, delle città distrutte, delle case di migliaia di ucraini sventrate dalle bombe russe, ciò che guarirà a stento sono le ferite dell’animo.

Dieci giorni di guerra. L’Ucraina tra le macerie (fonte: larepubblica.it)

Un esodo di milioni di persone

Una valanga umana”, così è stata definita la moltitudine di persone che si sta riversando nei Paesi confinanti all’Ucraina. Le stime indicano 1.5 milioni di persone in movimento, ma il numero è destinato a crescere sempre più. A dirlo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi.

Chi è rimasto vive ormai nei rifugi, negli scantinati, nei garage o nelle metropolitane, ma ci sono moltissimi anziani che non possono raggiungere neanche questi luoghi più al riparo. Le famiglie sono state smembrate: mentre gli uomini impugnano le armi per combattere personalmente contro il nemico, donne e bambini se non sono già aldilà dei confini – anche se abbiamo visto molte donne unirsi ai combattimenti con molto coraggio – sono in marcia verso di essi. Un cammino, normalmente della durata di poche ore, che adesso può durare anche diversi giorni, dovendosi spesso fermare per ripararsi dagli attacchi.

Immagini di persone in cammino (fonte: larepubblica.it)

Gli adulti non sanno più come giustificare ai bambini ciò che sta accadendo e del perché debbano nascondersi o andarsene via.

L’avanzata russa lascia dietro di sé sangue e disperazione. A Kharkiv le autorità locali hanno contato più di 2mila morti, fra i quali oltre 100 bambini. Un dato, quest’ultimo, che convince sempre di più sull’atrocità, e soprattutto l’assurdità, del conflitto. Una guerra non è mai giusta ma quando vengono coinvolti bambini e civili non si riesce ancor più a realizzare che una cosa del genere stia accadendo davvero.

 

L’attacco alla centrale ucraina di Zaporizhzhia

L’attacco di ieri, 4 marzo, alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa e che fornisce il 20% dell’energia necessaria all’Ucraina, è prova dell’ostinatezza russa ad ogni costo.

All’1.20 della notte era scattato l’allarme antincendio: all’interno del perimetro dell’impianto sono divampate le fiamme a causa degli scontri che andavano avanti da giovedì sera. Il terrore, che era tutto per la minaccia all’integrità dei reattori, è fortunatamente rientrato dopo 3 ore. Il direttore generale dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) ha, infatti, rassicurato dicendo:

«Siamo stati fortunati, nessun rilascio di radiazioni».

Gli operai della centrale nucleare “stanno lavorando sotto la minaccia delle armi”, riferisce Petro Kotin, il capo di Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari sul territorio. I russi hanno ormai il controllo di questo impianto e  tengono in pugno anche l’Europa: qualora avvenisse ciò che si temeva stesse già per succedere, costringerebbe forse l’intero continente a doversi svuotare, per sfuggire alle radiazioni.

Aldilà della paura per un eventuale scoppio, l’evento ha sottolineato quanto i russi sembrino veramente pronti a tutto, addirittura a rischiare la loro stessa incolumità e quella del loro popolo, scatenando una catastrofe peggiore di Chernobyl.

 

Il bavaglio alla libertà di stampa in Russia

La Duma, il parlamento russo, ha approvato una legge che limita la libertà di stampa. Fino a 15 anni di carcere per chiunque diffonda fake newssull’esercito e l’azione militare russa: è ormai vietato usare parole come “invasione”, “guerra” e persino “offensiva”. Quella della Russia, per il Cremlino è infatti un’“operazione militare speciale”.

Novaya Gazeta”, il giornale del premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, ha dovuto rimuovere tutti i contenuti sulla guerra in Ucraina per non incorrere nella censura. Non è l’unico caso: emittenti radio e tv indipendenti, sono state costrette a chiudere.

Alexey Venediktov, direttore dell’ “Eco di Mosca”, emittente radio indipendente, ha vissuto il giorno più nero in 32 anni di storia del canale radiofonico, chiuso insieme al suo sito web, per volere delle autorità.

Sappiamo bene che la libertà passa tramite la libertà di stampa. Nei giorni scorsi, il gruppo di hacker più famoso al mondo, Anonymous, ha dichiarato l’inizio di una guerra informatica a Putin. Negli scorsi giorni ha trasmesso sulle tv russe le reali scene di ciò che sta succedendo in Ucraina, così da rendere davvero coscienti i cittadini russi e spingerli a scavare nella propria coscienza, nonostante, come abbiamo visto, la repressione dall’alto stia usando il pugno di ferro anche contro le spontanee manifestazioni pacifiche.

 

Il no-alla-guerra che parte dal cuore della Russia

Nel cuore della stessa Russia è scoppiato un altro conflitto dai connotati diversi: migliaia di persone continuano a manifestare contro la decisione del loro presidente. Circa 6mila persone, finora, sono stare arrestate in sei giorni. Tra loro persino un’anziana.

Proteste di cittadini russi, nel cuore della Russia contro la guerra (fonte: zazoom.it)

«Soldato, metti giù le tue armi e sarai un vero eroe». Così recitavano i due cartelli che la nonnina russa, Yelena Osipova, teneva in mano durante le proteste per la pace a San Pietroburgo. Nata durante l’assedio nazista nella città, allora Leningrado, l’anziana, due giorni fa, si è unita ai cortei. Diventata immediatamente un simbolo del no-alla-guerra, durante il corteo è stata avvicinata da due agenti antisommossa che le hanno fatto segno di andarsene. Hanno poi provato a sfilarle i cartelli dalle mani, senza aggredirla, ma con fermezza. Yelena non si è scomposta neanche in quel momento, ha persino alzato lo sguardo per incrociare quello dei due agenti, fin quando, tra i cori di chi stava intorno, filmava e gridava “no alla guerra”, non è stata arrestata.

Yelena Osipova, l’anziana russa contro la guerra (fonte: zazoom.it)

Il video di 41 secondi, in poche ore ha raggiunto quattro milioni di visualizzazioni. Su chi sia Yelena poco si sa, ma di sicuro ora sappiamo che è un’eroina: ha dimostrato come la forza d’animo può essere più forte di un intero esercito, come la forza fisica non possa niente contro gli ideali, se ci si crede veramente.

Solo cinque ore di cessate il fuoco

Di stamane, la notizia di una momentanea tregua tra Mosca e Kiev, per consentire l’apertura di corridoi umanitari e, dunque, ai civili di Mariupol e Volnovakha, lasciati senza acqua ed elettricità, di lasciare le città, anche se il primo ministro ucraino Zelensky ha chiesto, a chi può, di rimanere per aiutare la difesa. Da Mariupol verranno fatte evacuare 200mila persone e 15 mila da Volnovakha.

Solo cinque ore al giorno, quelle concesse da Mosca, non si sa per quanto. La rotta prevista per il corridoio umanitario seguirà l’itenerario: Mariupol – Nikolskoye – Rozovka – Polohy – Orekhov – Zaporozhye, secondo quanto riportato dalle agenzie ucraine. I cittadini potranno prendere i mezzi personali o usare i mezzi messi a disposizione, come dei bus.

Intanto, gli attacchi aerei continuano altrove, Kiev è quasi accerchiata, poiché il lunghissimo convoglio delle forze di Mosca è, seppur bloccato, a 25 chilometri da essa. A Sud le forze russe avanzano e si preparano ad assediare Odessa.

Quanto durerà la guerra?

Non si sa quanto ancora durerà il conflitto e che piega prenderà. Gli analisti hanno però formulato varie ipotesi.

La Russia ha subito, nella prima settimana di scontri, più perdite di quante se ne aspettasse, vista la strenua difesa ucraina. Potrebbe, dunque, scegliere di premere sull’acceleratore, procedendo con bombardamenti a tappetto, pur di conquistare Kiev, ottenendo ciò che l’ha spinta a iniziare il conflitto: il “cambio di regime”, abbattendo le “forze neo-naziste” ucraine e annettendo Bielorussia e Ucraina al suo territorio.

La guerra potrebbe durare dalle 4 alle 6 settimane e richiedere l’impiego di più dei 200mila uomini all’inizio impegnati, per serrare i confini e poter conquistare l’intero Paese.

(fonte: zazzom.it)

Lo scenario peggiore, per evitare il quale non si è proceduto a sancire una no-fly zone sull’Ucraina, vedrebbe l’Onu costretta a dichiarare guerra a Mosca, qualora, ad esempio, Putin, una volta conquistata l’Ucraina, penserebbe a invadere Moldovia e Georgia (ex-repubbliche sovietiche) o persino i tre Paesi Baltici, chiedendo aiuto alle minoranze russe lì residenti.

 

 

Rita Bonaccurso