Trapianto d’utero: un dono che può essere riconquistato

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In italia dal 2018, è possibile sottoporsi al trapianto d’utero, nonostante  sia considerato, per le funzioni che riveste, organo indipendente alla sopravvivenza. Tuttaviaha un impatto  significativo sulla qualità della vita. Per questo, la sterilità assoluta, viene oggi riconosciuta come forma di disabilità.

  1. Trapianto d’utero in Italia
  2. Primo trapianto
  3. Secondo trapianto
  4. Legislatura
  5. Requisiti
  6. Donatrice
  7. Ricevente
  8. Trapianto chirurgico
  9. Post-trapianto
  10. Conclusioni

Trapianto d’utero in Italia

La maternità è il più grande privilegio che la vita possa dare a una donna, ma purtroppo non viene concessa a tutte. A tal proposito, la mancanza di questo evento, viene vissuta come un logorante peso. Proprio così inizia la vita di una giovane di 29 anni affetta da sindrome di Rokitansky, una rara patologia congenita. La donna, nata priva di utero ma dotata di ovaie e tube, ha avuto modo di trasformare un miraggio in opportunità concreta.

Il primo trapianto d’utero

Il primo trapianto di utero in Italia è avvenuto nell’estate del 2020 presso il Centro Trapianti del Policlinico di Catania in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Cannizzaro. A donare l’organo è stata una donna di 37 anni, deceduta per arresto cardiaco improvviso, che aveva espresso in vita il proprio consenso alla donazione degli organi al momento del rinnovo della C.I. La donatrice aveva avuto in passato gravidanze terminate con parto naturale.

Il secondo trapianto d’utero

A distanza di soli due anni, per la seconda volta a Catania, la stessa equipe che nel 2020 ha intervenuto sulla ventinovenne, ha ridato la speranza di una possibile maternità ad una giovane siciliana di 33 anni. L’ultimo desiderio della donatrice, prima di morire, è stato quello di rendere felice qualcun altro, donando i suoi organi.

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Legislatura

Il primo protocollo sperimentale per il trapianto di utero in Italia è stato approvato soltanto nel 2018. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre ad approvare il trapianto, ha anche riconosciuto la sterilità assoluta come una forma di disabilità, nonostante fisiologicamente l’utero sia un organo indipendente alla sopravvivenza. Il trapianto di utero è temporaneo e finalizzato solamente alla procreazione. Per alcuni può essere considerato, indirettamente, come un’alternativa alla maternità surrogata (vietata in Italia). L’organo viene rimosso dopo la gravidanza per evitare che la paziente debba sottoporsi ad una terapia immunosoppressiva (per ridurre l’attività del sistema immunitario) per il resto della vita.

Requisiti necessari

Non tutte le donne possono usufruire di questa specifica terapia chirurgica: vi sono precisi requisiti, sia per la donatrice sia per la ricevente. Prima di tutto è essenziale effettuare un Check-up completo comprendente analisi cliniche, Tac e risonanze, ma anche indagini ormonali per accertare l’effettiva capacità ovulatoria della paziente. Se il soggetto presenta una buona riserva ovarica, si prelevano gli ovociti per congelarli. Questa procedura può svolgersi solo nella fase precedente al trapianto, poichè  i farmaci antirigetto sono nocivi per gli ovuli. Dopo di che, seguiranno gli esami per determinare i parametri di compatibilità e solo se tutto l’iter risulta “in regola” la paziente entra in lista d’attesa, la quale non seguirà un criterio cronologico “verticale”, ma “orizzontale”, basato sulla compatibilità.

Ricevente

Secondo i criteri definiti dal protocollo di inclusione, le potenziali candidate al trapianto sono donne con:

  • Età compresa tra i 18 e i 40 anni ( in età fertile)
  • Affette da sindrome di Rokitansky
  • Donne a cui è stato rimosso l’utero per fibromi e altre patologie non oncologiche
  • Pazienti che a seguito di morte endouterina hanno avuto complicanze che hanno reso necessaria l’asportazione dell’organo.

Donatrice

Per quanto riguarda la donatrice dovrà essere presente alla morte il consenso alla donazione degli organi ed è necessaria l’assenza di pregressi tagli cesarei. In altri Paesi sono consentite le donazioni anche da donne viventi e di età superiore ai 40 anni, considerando però che l’età dell’utero potrebbe influire sulle capacità riproduttive. Gli organi ottenuti da donatrici più “anziane” vengono trapiantati preferibilmente a riceventi di età maggiore perché l’immunogenicità può risultare aumentata.

Trapianto chirugico

L’espianto dell’organo avviene separando l’utero e i vasi sanguigni dai tessuti vicini. L’utero viene trattato con una soluzione apposita che raffredda l’organo allo scopo di evitarne il danneggiamento. Successivamente, si procede con il posizionamento dell’utero nel corpo della ricevente in un complesso intervento chirurgico che può richiedere fino a undici ore. Dopo l’operazione, la ricevente si sottopone a una terapia immunosoppressiva, allo scopo di evitare che l’organo venga rigettato, e a frequenti visite ginecologiche.

www.doveecomemicuro.it

 

Post-trapianto

Le complicanze più gravi che portano al fallimento dell’innesto uterino sono suddivise in:

  • peri-procedurali: lacerazioni delle vene, delle arterie, dell’uretere o della parete della vescica;
  • post-procedurali: rigetto dell’innesto, infezione e trombosi arteriosa o venosa.

Se dopo un anno non è avvenuto un rigetto, la perfusione dell’utero è corretta e il ciclo mestruale regolare, si può procedere alla fecondazione assistita. Se questa ha esito positivo con impianto dell’ embrione e la gravidanza viene portata a termine, verrà effettuato un parto tramite taglio cesareo e, a nascita avvenuta, si procederà alla rimozione chirurgica dell’utero.

Nel mondo vi sono già casi di nascite da uteri trapiantati e ciò che ci auguriamo è che presto anche l’Italia possa far seguito a tutti gli altri paesi.

www.pianetamamma.it

Conclusioni

La persona trapiantata sa perfettamente e ricorderà sempre che quell’organo non è suo, che è parte di un’altra persona, e che lei ne è soltanto la custode, il grembo accogliente. Non dimenticherà mai chi, morendo, glielo ha lasciato. Anzi ne rivive in ogni istante l’agonia, la morte come fosse la propria. Perché da quella morte è scaturita la sua vita.”
Francesco Alberoni

Alice Pantano

Bibliografia