Room di Lenny Abrahamson: fuori dalla “caverna”

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Film
2015 Brie Larson film Jacob Tremblay Lenny Abrahamson

In una leggenda molto famosa di Platone, viene raccontata la storia di alcuni uomini prigionieri dentro una caverna, con gambe e collo incatenati. Quella condizione li porterà a vivere per ore, giorni, anni rinchiusi tra quelle mura senza riuscire mai a scoprire il mondo, a vedere la luce.

Ma cosa potrebbe succedere se anche solo uno di quegli uomini riuscisse ad evadere? Forse inizierebbe a scoprire di cosa siano fatte le foglie, che colori abbiano i fiori o cosa significherebbe avere un amico …

Nella Stanza

Tratto da una storia vera

Diretto da Lenny Abrahamson, Room è un film non molto recente, che risale al 2015. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo Stanza, letto, armadio, specchio del 2010, scritto da Emma Donoghue. Non è un caso che il titolo del romanzo sia una serie di parole che faranno da cornice ad alcune scene importanti del film.

Il romanzo – come il film – non è frutto di fantasie o storie immaginate, ma è tratto da una pagina di cronaca nera che prende il nome di caso Fritzl. Questo caso nasconde una storia sconvolgente, proprio come Room, caratterizzata da violenze e maltrattamenti ad opera di una mente molto perversa e malata.

La storia di Room ruota appunto attorno alla “stanza” in cui vivono Joy e Jack, una mamma con il suo bambino. Questo piccolo spazio diventa per loro l’intero mondo. Come se non esistesse nient’altro.

Jack (Jacob Tremblay) ha cinque anni ed è il frutto di uno stupro. I suoi capelli sono molto lunghi ed è un bambino molto dolce. Non conosce il mondo, ha sempre vissuto in quella stanza. Secondo il piccolo, oltre quelle quattro mura, l’armadio, la porta e qualche altro oggetto, non esiste nient’altro. Ed ogni mattina si appresta – da buon ometto – a dare il buongiorno all’intera stanza

“Buongiorno pianta, buongiorno armadio, buongiorno lucernario”

Una bella scena che mostra il rispetto e la gratitudine che Jack prova nei confronti di qualsiasi entità presente. Joy (Brie Larson), invece, conosce bene il mondo. È la mamma del bimbo, che ama follemente. Da sette anni è stata rapita da un uomo, Old Nick (Sean Bridgers), che tiene prigionieri lei e il figlio in una piccolissima stanza nel giardino.

Spinta da questa situazione insostenibile, da forti emozioni e dal desiderio di tenere al sicuro il proprio bambino, Joy tenterà di trovare una soluzione per entrambi e scappare da lì.

“Joy: -Ti piacerà.
Jack: – Cosa?
Joy: – Il mondo.”

Qualcosa andrà storto o riusciranno a fuggire dalla stanza per sempre?

Gli anticorpi che servono per la libertà.

Il film fu una vera e propria sorpresa per tutti ed è stato vincitore del Premio del Pubblico a Toronto. Room racconta di spazi interiori e delle profonde ragioni intime che legano i due protagonisti nella piccola stanza e contribuiscono alla loro co-costruzione sempre continua nel corso della sceneggiatura.

“Jack ora ascoltami: questa è la nostra occasione.”

I due protagonisti di Room guardano il lucernario

Quando la stanza si spopola e la soluzione risulta efficace, si pensa subito di poter scalare ogni vetta come se non ci fossero ferite nascoste, date dai sette anni di reclusione. Una volta assaporata la libertà, però, il peso delle catene si farà sempre più forte lasciando un senso di stordimento e depressione caratteristico di chi vive in una situazione del genere. Le ferite subite negli anni inizieranno a sanguinare in un colpo solo e la situazione sembrerà degenerare, come se fosse una guida spericolata in stato di ebbrezza in cui si perde il controllo.

Jack: – Siamo su un altro pianeta?
Joy: – E’ lo stesso, ma in un posto diverso.”

Per i due protagonisti sarà come rinascere una seconda volta, ma vivere per la prima volta il mondo reale e l’affetto di chi li aspettava da anni. Jack ne rimarrà sin da subito affascinato e finalmente può godere della sua libertà, trovare nuovi amici e giocare con veri giochi.

“Sono nel mondo da 37 ore e ho visto finestre, tantissime macchine, uccelli e nonno e nonna.”

Libertà

In due tempi

Room si aggiudica un posto di tutto rilievo all’interno del panorama cinematografico. Ascrivibile al filone del cinema post-traumatico e drammatico, ha tutte le carte in regola per rivelarsi un ottimo film strappalacrime, ma anche molto educativo. Sensibile alle tematiche più delicate, la pellicola si divide in due fasi. Una prima fase in cui troviamo la presentazione della storia e del problema e una seconda in cui scopriremo la doppia prospettiva di Joy e Jack.

La meraviglia negli occhi di Jack segnerà la fine di questa pellicola impeccabile con una sceneggiatura da dieci e lode.

Annina Monteleone