Privacy, Meta potrebbe chiudere Facebook e Instagram in Europa

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Meta non sta attraversando un periodo positivo. Dopo il down di 6 ore dello scorso ottobre con la conseguente  perdita di diversi miliardi, la recente scelta di un rebranding per rimescolare gli obiettivi del colosso di Zuckerberg (ne abbiamo parlato qui) che è costata un colpo basso da Wall Street per altrettanti miliardi in borsa, il vecchio continente non sembra essere più terreno fertile per Meta. Poco meno di una settimana fa da Menlo Park hanno fatto sapere che Meta potrebbe chiudere Facebook e Instagram in Europa se non sarà risolta la diatriba sui dati personali, salvo poi rassicurare gli utenti:

“Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa”

Il rapporto annuale e i motivi dell’addio 

Mark Zuckerberg (fonte: repubblica.it)

Il monito è arrivato durante la relazione annuale alla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, tenutasi lo scorso giovedì. Tra le righe dedicate allo stato di salute dell’azienda, ha fatto capolino il problema legato all’opposizione dell’Europa al trasferimento e alla comunicazione dei dati che, secondo Meta, rappresenterebbe un problema, anzi una vera e propria causa ostativa che impedirebbe a Facebook e Instagram di erogare i propri servizi sul mercato europeo.

“Se non saremo in grado di trasferire i dati tra Paesi e regioni in cui operiamo, o ci sarà vietato di condividere dati tra i nostri prodotti e servizi, ciò potrebbe influire sulla nostra capacità di fornire tali servizi e indirizzare la pubblicità”.

Meta, che sotto il proprio cappello conta Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger, nonché circa 309 milioni di utenti attivi ogni giorno e 427 milioni ogni mese soltanto in Europa, potrebbe interrompere alcuni di questi servizi nel vecchio continente, se entro il 2022 non riuscirà a giungere ad un accordo che disciplini il trattamento dati degli utenti.

“Se un nuovo quadro normativo sul trasferimento transatlantico dei dati non verrà adottato e non saremo capaci di continuare a fare affidamento sulle SCC o altri metodi alternativi per il trasferimento dei dati dall’Europa agli Stati Uniti, probabilmente non riusciremo a offrire alcuni dei nostri prodotti e servizi più significativi, fra cui Facebook e Instagram, in Europa, il che potrebbe influenzare materialmente e negativamente il nostro giro d’affari, le condizioni finanziarie e il risultato delle operazioni”

Privacy Shield e l’accordo non ancora raggiunto 

Gli accordi tra Meta ed UE circa il trasferimento dati sono stati regolati prima dal Safe Harboursottoscritto nel 2000 e bocciato dalla Corte di Giustizia europea nel 2015 con la sentenza Schrems e poi dalla Privacy Shield, accordo approvato nel 2016. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, però, nel luglio del 2020 ha dichiarato invalida la decisione 2016/1250 della Commissione europea sull’adeguatezza della protezione offerta dal regime dello scudo UE-USA per la privacy , in quanto non sembrava garantire sui dati europei tutele sufficienti, alla luce del Gdpr, nei confronti dei programmi di sorveglianza del Governo Usa svelati da Edward Snowden.

Da quel momento Usa ed UE stanno negoziando una nuova versione, ma Meta teme che le disposizioni di un nuovo accordo possano limitarne la capacità di trasferire i dati e usarli per fare pubblicità mirata. Nick Clegg, vicepresidente dell’azienda per gli affari globali, al quotidiano finanziario londinese CityAM ha spiegato:

“Esortiamo le autorità di regolamentazione ad adottare un approccio proporzionato e pragmatico, per ridurre al minimo le interruzioni per le molte migliaia di aziende che, come Facebook, si sono affidate in buona fede a questi meccanismi per trasferire i dati in modo sicuro”.

L’intervento dell’Europa

L’Unione Europea non ha tardato a fornire la propria versione dei fatti: “L’Ue stabilisce la sua legislazione tenendo conto dei nostri valori, degli interessi dei consumatori e dei cittadini” ha riferito il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer. L’Ue tiene “ovviamente conto dei punti di vista espressi dagli operatori economici, ma agisce autonomamente quando deve stabilire i suoi regolamenti”.

L’annuncio di una probabile interruzione di alcuni servizi in Europa appare più un tentativo volto ad accelerare e pressare la stipula di un accordo tra le parti facendo leva su milioni di utenti che quotidianamente vivono e guadagnano tramite le piattaforme, piuttosto che una seria quanto definitiva decisione. Alla luce degli avvenimenti degli ultimi tempi, delle perdite economiche che Meta sta registrando e della volontà di stabilire in Europa una sede che contribuisca allo sviluppo del Metaverso, abbandonare una importante fetta di mercato metterebbe ulteriormente in crisi il colosso di Zuckerberg.

Elidia Trifirò