Maturità 2022. Gli studenti contro le direttive del Ministro Bianchi “ci sentiamo presi in giro”

Redazione Attualità
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Lunedì 31 gennaio il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha promulgato le ordinanze inerenti alle prove scritte e orali dell’esame di maturità di quest’anno. Non si è fatta attendere la risposta degli studenti, mobilitatisi in massa nelle piazze italiane. Il coordinatore della Rete degli Studenti Medi Tommaso Biancuzzi, come riportato dal Fatto Quotidiano, si è espresso in maniera critica:

«Si vuole dare una parvenza di normalità ma noi sentiamo puzza di disonestà intellettuale e ci sentiamo presi in giro»

La notizia delle sopracitate direttive non ha fatto altro che agitare maggiormente una popolazione, quella studentesca, che già negli scorsi giorni ha sentito l’esigenza di manifestare il proprio dissenso nei confronti delle autorità. La discesa in piazza di ieri segue infatti di pochi giorni quella per la morte di Lorenzo Parelli, repressa pesantemente con delle cariche da parte della polizia.

In cosa consiste l’esame di quest’anno

I maturandi dovranno svolgere inizialmente e in presenza, la prima prova scritta di italiano che come si apprende dalle fonti del Miur, si terrà il 22 giugno 2022. Essa proporrà sette tracce uguali per tutta Italia con la possibilità di scegliere la produzione di una tra le tre tipologie proposte: analisi e interpretazione del testo letterario, analisi e produzione di un testo argomentativo, riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità. La seconda prova anch’essa in presenza, diversa per ciascun indirizzo, si svolgerà il giorno successivo e sarà predisposta dalle singole commissioni d’Esame, decisione presa dal Ministero:

Per consentire una maggiore aderenza a quanto effettivamente svolto dalla classe e tenendo conto del percorso svolto dagli studenti in questi anni caratterizzati dalla pandemia.

Infine il colloquio orale, anche questo in presenza salvo comprovate esigenze di salute.

 

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

 

Il Ministro Bianchi ha tenuto a sottolineare che:

«Le scelte di oggi rientrano nel percorso di progressivo ritorno alla normalità che stiamo realizzando»

aggiungendo inoltre

«Abbiamo tenuto conto, come era giusto fare, degli ultimi due anni vissuti dai nostri ragazzi. Per questo, ad esempio, nel secondo ciclo, affidiamo la seconda prova scritta alle commissioni interne, che conoscono i percorsi personali degli studenti. Dobbiamo rimetterci in cammino verso la normalità e guardare al futuro, lavorare alla scuola che vogliamo costruire insieme»

Le considerazioni dei presidi e degli studenti

Sono state queste le parole che hanno scatenato l’indignazione da parte della comunità studentesca, ma anche da parte del Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli, il quale ritiene che:

«Di fatto, si perde quella interdisciplinarietà che rappresentava a nostro avviso un salto di qualità nella rilevazione delle competenze degli studenti, intesa anche quale prova di riflessione e di interiorizzazione degli apprendimenti»

Perplessità che non emergono casualmente, viste anche le condizioni della didattica ridotta a singhiozzo, metà in presenza e metà in remoto, modalità che secondo il parere degli studenti e dei docenti hanno influito negativamente sulla didattica. A questo bisogna aggiungere lo stress psicologico e l’ansia provocata da questa condizione che si è riversata inevitabilmente sulla salute degli studenti. In piazza si parla infatti anche di salute mentale, un concetto vittima di stigmatizzazioni culturali che purtroppo è stato trascurato notevolmente dal governo, che non considera le difficoltà enormi nella didattica e nell’apprendimento degli ultimi tre anni. Da qualche mese infatti, le associazioni studentesche chiedevano un esame che fosse incentrato sulle singolarità dello studente, ridimensionando gli scritti e inserendo una tesina.

Le associazioni studentesche all’inizio dell’anno hanno chiesto di incontrare il Ministro, ma quest’ultimo non ha mai risposto. Da qui la risposta di Tommaso Biancuzzi che ha portato alla mobilitazione nazionale:

«Non siamo dei nullafacenti, ma abbiamo seri dubbi che il percorso formativo di uno studente si valuti in base a questa proposta di Esame di Stato. Vorremmo che ci si concentrasse sul percorso personale di ogni studente, non su capacità acritiche»

Le motivazioni e l’obiettivo della mobilitazione

Ecco dunque la mobilitazione, che ha visto più di centomila studenti in quindici città d’Italia fra cui Milano, Napoli, Roma, Palermo. Il corteo più numeroso è stato quello di Roma che partendo da Piramide è arrivato fin sotto il Ministero, “un corteo partecipatissimo che ci fa sentire vivi” come scritto nel comunicato della Rete degli Studenti Medi uscito sui social.

 

 

(fonte: ig @_retestudenti)

 

Le motivazioni sono abbastanza chiare: la comunità studentesca chiede che gli scritti siano ridimensionati in modo tale che venga dato più spazio alle esperienze compiute in questi anni caratterizzati dalla DAD e un colloquio orale basato sulla tesina, affinché gli studenti possano esprimere se stessi ed essere valutati sulle proprie capacità di giudizio. L’obiettivo della mobilitazione era quello di ottenere un incontro diretto con il Ministro Bianchi. Infatti, seguendo le parole del comunicato, i rappresentanti delle associazioni studentesche sono saliti a parlare coi dirigenti del Ministero ma non hanno ottenuto l’incontro sperato pur consapevoli che non avrebbero risolto subito:

Il Ministero ha deciso di non ascoltare le nostre richieste, spiegandoci che l’Esame va bene così e ci “aiuteranno”

Insistendo però hanno ottenuto un incontro con il Ministro Bianchi fissato a lunedì 8 febbraio. Mi auguro che possano trovare un accordo e che il Ministro sappia ascoltare le loro esigenze, ripristinando così la dignità della scuola.

              Federico Ferrara